Certo”, rispose il tale. “Cercava uno vestito come te, con la tua faccia, con la cicatrice sulla guancia”. La cicatrice. Una vecchia storia di coltello. Esagerato chiamarla cicatrice. Un piccolo segno appena visibile. Serio provò la pessima sensazione di passare da cacciatore a cacciato. Allora smise definitivamente con le domande. Ogni tanto si toccava dietro. La pistola. Non fosse stato in uno stadio l’avrebbe impugnata e sarebbe andato incontro al suo persecutore. Ovvio che c’entrava anche lei. Quella troia lo voleva morto. Cercò di ricordare, ma era troppo difficile. Ormai era certo, lei si era accorta che la stava seguendo e si era cautelata per bene. Provò un po’ di vergogna. Si trattava certamente di uno smacco. Ammettere che un’indiziata si era accorta di lui, significava accettare che stava perdendo colpi. Poco da dire. Di certo si era lasciato andare. Tutta quella storia delle finestre e di lei là dietro che si spogliava… Lui comunque era colpevole. Non aveva impedito che il desiderio avesse la meglio su una sorta di rettitudine morale che il ruolo comportava. Un poliziotto che si mette a spiare l’indiziata, il bersaglio, un poliziotto che sbraca, pensa alla fica invece che al suo dovere. Arrossì. Se si trovava nei guai era anche un po’ per colpa sua. Doveva centuplicare gli sforzi. L’arresto di quell’Alberto significava arrivare anche a lei. Significava accomodare tutto. Definitivamente. Perché la sua mano profumava? L’aveva toccata? Fin dove aveva spinto la sua incoscienza? Soffiò il fiato. I tamburi stavano cominciando a suonare nello stadio. Nella sua testa suonavano da almeno un quarto d’ora. Ora sotto la gradinata c’era meno gente, tutti stavano cominciando a prendere posto. Mancava poco all’inizio della partita. Si appoggiò a un’inferriata. Non riusciva bene a pensare. Non lo aveva ancora trovato. Doveva aspettare l’intervallo e poi, semmai, l’uscita. Non era facile. Non era per nulla facile. Si staccò dall’inferriata e fece qualche passo senza sapere esattamente dove andare. In quell’istante gli parve di udire dei passi dietro a lui, ma si trattava certamente di suggestione. In quel casino, con i tamburi e i cori non c’era verso di sentire un tubo, meno che mai dei passi. Stava per voltarsi. Si fermò. In quel momento si sentì afferrare alle spalle. Non fece in tempo a portare la mano alla pistola. Qualcuno più forte di lui lo stava costringendo a mettersi in ginocchio. Sentì che gli veniva sfilata la pistola. Ora lo avrebbero ammazzato. Non poteva opporre resistenza. Chi lo aveva afferrato doveva conoscere bene le arti marziali e lo teneva bloccato in modo assoluto. Cercò di divincolarsi, ma era inutile. Sconfitta completa. Sarebbe morto in uno stadio, da eroe, ma nessuno avrebbe saputo della sua indagine… Un eroe misconosciuto. La fine che aveva sempre temuto di fare. Aspettava il colpo di pistola da un momento all’altro, quando di fronte gli si materializzarono tre uomini. Quello nel mezzo si rivolse al tizio che lo aveva immobilizzato.
“Ci sei riuscito eh?”
L’uomo alle sue spalle strinse di più e disse: “Sì, commissario è da stamattina che cerco di fermare questo figlio di puttana. Ormai è diventato un fatto personale”.
Serio gettò un’occhiata a quello che era stato chiamato commissario. In effetti aveva tutta l’aria del poliziotto e anche i due al suo fianco sembravano proprio degli agenti.
“Sono l’ispettore Serio”, provò a sibilare. Il commissario lo guardò e fece un lungo sospiro. “Tu non sei l’ispettore Serio. L’ispettore Alberto Serio è alle tue spalle. E’ quello che ti ha arrestato”.
Si trattava certamente di una congiura. Un complotto ordito contro di lui. Stava per dirlo quando il commissario parlò di nuovo: “Io sono il commissario Alfredi, questi sono gli agenti scelti Risi e Bagnato, alle tue spalle c’è l’ispettore Alberto Serio. Ti sei incaponito con sua moglie, l’hai seguita, spiata, tormentata al telefono, le hai pure messo le mani addosso. In passato sei stato ricoverato più volte per i tuoi disturbi mentali. Non sei un poliziotto, non sei mai stato un poliziotto. Stamattina l’ispettore ti ha fermato davanti a casa sua, ti ha chiesto i documenti e tu hai estratto la pistola, hai fatto un casino della Madonna, hai pure sparato e ferito un agente. Sicché ora sono cazzi, mi capisci?”.
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