Alessandro Cannevale, originario di Terni, pm presso la Procura della Repubblica di Perugia, ha già pubblicato presso la casa editrice di Lugano il giallo Vecchi errori; Sergio Sottani, perugino, suo collega alla Procura del capoluogo umbro, è invece alla sua prima opera narrativa. Massimo Carloni, originario di Assisi, ma residente da anni a Reggio Emilia, è alla sua quarta fatica letteraria dopo due gialli scritti con Antonio Perria (Il caso Degortes, Mondadori; Il caso Lampis, Frilli) e un’antologia che raccoglie i suoi racconti (17 casi per il commissario Chiara de Salle, Frilli).
In Backstage l’azione parte da Assisi ma poi, in un susseguirsi di colpi di scena, si sposta a Parigi, Barcellona per poi offrire il gran finale a Hong Kong. Moltissimi i personaggi, dal procuratore capo Sparagnino, donna avvenente e ben introdotta nei circoli che contano, al pm Cataldo Reis, magistrato capace ma impotente di fronte all’arroganza del potere; dall’ex rockstar Giusto Mendez, malato e in cerca di riscatto come padre, all’affascinante dirigente di polizia Cecilia Sciunnach che segue la pista del rapimento della giovane Marta fino alla sorpresa finale: e poi assessori corrotti, frati lussuriosi, poliziotti e carabinieri capaci o inetti, due diabolici gemelli indiani esperti di informatica, boss della vecchia mafia europea e di quella emergente cinese. C’è persino, nel suo piccolo, il sovrintendente Berlusconi, onesto poliziotto della Questura di Perugia.
Il libro è nato come una sfida: nel 2002 i due magistrati, durante la presentazione di Il caso Degortes, si lamentarono con Carloni del fatto che i pm facessero sempre pessime figure nei gialli italiani. Nacque così come una scommessa il progetto di far scrivere a dei magistrati una storia che avesse come coprotagonisti dei loro immaginari colleghi.
Ed ecco l’entrata in scena di Marta, la sconcertante adolescente protagonista del romanzo.
Improvvisamente c’è qualcuno
Assisi, 16 agosto, tardo pomeriggio
Brut-to-schi-fo-so-ma-ia-le, sillabò mentalmente, sistemandosi sulla panchina di ferro e raccogliendo con la lingua il rivolo di gelato che scivolava dal cono. Non era sua abitudine girare da sola: ad Assisi si era fatta degli amici, visto che ci passava ogni santissima estate della sua vita. Altri amici aveva a Perugia, ed erano quelli che vedeva più spesso.
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