E’ notte. Siete in un paese straniero. Non siete nel vostro tempo. Un ambiguo personaggio vi avvicina in una locanda e inizia a raccontarvi una storia di indicibili orrori, di mefitici miasmi e di presenze demoniache. E, più di tutto, voi siete J.W. Goethe: l’autore che rivoluziona la letteratura mondiale, l’alchimista, lo scienziato – uno che dovrebbe sapere tutto. In quella misteriosa e appassionante vicenda di sangue sparso e teste mozzate tutto può essere vero e tutto può essere falso. Il racconto è talmente ipnotico che non riuscite più a sottrarvi, vi trascina in un viaggio iniziatico e terribile, in una storia che non può essere detta – per il terrore che irradia – se non quando tutto è finito. E infatti quello che vi apprestate a leggere è l’ultimo libro di Goethe – il suo più tremendo, il capitolo assente dal celeberrimo.
Con il romanzo L'eterna notte del Bosconero, neogotico al limite del satanico, Flavio Santi ridà a un’immaginario che sembrava perduto (demoni, vampiri, riti di sangue) tutta la sua intensità perturbante e spalanca le porte a un’avventura spaventosa e memorabile: non solo quella del protagonista Goethe, ma soprattutto quella del lettore, che non riuscirà a staccarsene, così come è impossibile staccarsi dal Gordon Pym di Poe o dagli abissi di Lovecraft.
La vicenda dei nobili decaduti Bosconero ruota attorno alle sospette catatonie dell’erede Federigo, al parricidio che ha condotto in manicomio suo fratello, alle sparizioni improvvise del servo Blasco Telamonio, agli efferati delitti e agli sconvolgenti ritrovamenti di resti umani. Sullo sfondo, una Sicilia borbonica, pestilenziale, epica e fantastica, strapiena di personaggi che vanno dal grottesco all’inquietante. Uno stile che miscela la lingua del Camilleri di La presa di Macallè alle strabilianti invenzioni di D’Arrigo, mentre esami autoptici barocchi e voodoo arcaici esplodono di pagina in pagina.
Romanzo visionario che è storico, thriller, racconto vampiresco e anche allegoria civile (la Sicilia raccontata da Goethe è lo specchio della palude italiana contemporanea), L’eterna notte dei Bosconero è una creatura amorfa all’incrocio tra Stephen King e David Lynch.
Flavio Santi (1973) il male l'ha respirato fin da piccolo: per tutta la giovinezza è vissuto tra Novi Ligure, teatro del massacro di Erika e Omar, e il Friuli paterno, una delle poche regioni in Italia a mantenere vivo il ricordo e il timore dei vampiri (nella vicina Istria si registrò uno dei primi casi di vampirismo storico: Giure Grando di Corridico). Ma il destino ha voluto intrecciare a filo doppio il suo legame con le tenebre: nell'autunno del 2000 una borsa di studio lo porta per sei mesi a Ginevra. Trova una stanza in un sobborgo, Cologny. Chemin de Ruth 9. Una bella casa sulle brume del lago Lemanno. Proprio lì inizia a scrivere L'eterna notte dei Bosconero. Avverte strane presenze intorno al Lago, ma non capisce. Solo al ritorno in Italia scoprirà una coincidenza inquietante: la bella villa di Chemin de Ruth 16, la cui vista dalla finestra lo accompagnò in quei mesi, altro non era che la celebre Villa Diodati. La villa dove nel giugno 1816, in giornate uggiose, l'orrore prese forma di parola: Mary Shelley vi scrisse Frankenstein e lord Polidori Il vampiro. La letteratura gotica nacque lì.
Per il resto insegna all'università e traduce, soprattutto romanzi dall'inglese (Wilbur Smith, Barry Gifford, James Kelman, Robert Stone ecc.).
Il suo primo romanzo, una specie di Finnegan's wake friulano, Diario di bordo della rosa (PeQuod, 1999, ora in corso di traduzione in Francia), è stato amato da Gesualdo Bufalino e criticato da Aldo Busi: più di un critico scomodò la parola "geniale".
Flavio Santim L'eterna notte dei Bosconero
Rizzoli, 2006
pp. 300
€ 16,00
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