– I soldi non li devi rubare, te li devi guadagnare venendo a lavorare in macelleria tutti i giorni! – Antonio prese fiato a pieni polmoni e gli salì un furioso rancore dentro il petto.
Francesco rimase zitto.
– Dove sei andato con quei soldi Francè? Dimmi la verità… che sfaccimm ci hai fatto? C’hai pagato chillu ricchione? – e di scatto piantò il coltello nella fetta di lonza, bucando i cinquanta euro appiccicati alla carne.
Francesco guardò sbalordito il coltello piantato, la faccia disperata di suo padre e iniziò ad avere paura. Per coprire i sospetti prima che diventassero troppo pericolosi, dichiarò tremante: – C-ci s-sono andato a donne con Pino.
Antonio sentì quella risposta con le orecchie ma l’ascoltò con il cuore e non lo convinse.
– Non ci credo, bugiardo! Sei andato di nuovo a fartelo mettere in culo – urlò disperato al figlio.
– No, non è vero, non ci vado più da quello – replicò Francesco fissandolo con occhi da mucca già condannata al macello.
– In paese lo sanno tutti, che ti credi, solo io ero l’unico che facevi fesso – gli disse Antonio sdegnato. Dentro al suo cuore stopposo, l’animo paterno, tradito e umiliato, si nascose e sparì irrimediabilmente. – Povera mamma tua, se sapesse… ci teneva assai a vederti sposato, con una famiglia e delle creature che corrono per casa. Pure io che ormai sono vecchio… perché non ce la vuoi dare questa gioia? Una vita di sacrifici ho fatto per te, per lasciarti la bottega… perché San Gennaro! Dimmi che non è vero, dimmi che non c’ho un figlio ladro e ricchione.
Francesco rimise le mani in tasca e le spinse giù in fondo, fin quasi a sfondare la fodera. Abbassò gli occhi e tentò ancora di difendersi dalle accuse: – No papà, te lo giurò, non è vero – ribadì raccogliendo tutta la virilità di cui era capace – abbiamo rimorchiato una zoccola alla stazione io e Pino, se non ci credi… vai a chiederglielo.
Antonio sfilò il coltello dalla carne, uscì da dietro il bancone e avanzò deciso contro il figlio: – Va bene, allora adesso andiamo dal tuo amico. Te lo giuro sulla buonanima di quella povera mamma tua che se non è vero… e alzò la lama affilata.
Francesco rimase come paralizzato; vide riflessa su quella lama la notte scorsa, così intensa e piena d’amore e le botte ingiuste che suo padre gli aveva dato l’ultima volta.
Antonio nascose il coltello sotto il grembiule e spintonò il figlio: – Forza andiamo! Non mi fai più fesso.
Uscirono in strada di fretta come due ladri, lasciando la macelleria aperta. Padre e figlio camminarono svelti, arrivando in fondo a via Innocenzi l’uno dietro all’altro. Francesco, davanti, sentiva il fiato sul collo del padre ma sapeva che era impossibile cercare di scappare.
Il caldo sole di tarda mattina li accompagnava lungo la strada del paese, a quell’ora molto trafficata. Le urla di Antonio non erano sfuggite a Gennaro il fruttaiolo, in ozio sulla porta del negozio, che li vide passare e capì che il macellaio non aveva buone intenzioni.
Francesco avanzava con passi tremolanti e insicuri, frenato dal pensiero di quello che sarebbe successo tra poco.
Di qua, muoviti! ordinò Antonio a suo figlio stringendo rabbioso la mano sul coltello sotto il grembiule lercio.
Girarono a destra in borgo dei Brotti e sentirono il forte rombo d’accelerata di un motore truccato. La paura di Francesco diventò nera come fumo di scarico, perché capì che il suo amico era in casa. Antonio spinse contro la schiena del figlio e i due entrarono nel garage sotto casa. Pino era lì a trafficare sulla sua Tipo, stava cambiando un pezzo che aveva logorato del tutto.
Francesco camminò come un burattino verso il suo amico.
Ciao Pino.
Ehi Francè, rispose Pino impegnato a pulirsi le mani intrise d’olio con uno straccio sporco, salve signor Antonio.
Ciao disse Antonio fermo dietro suo figlio. Guardò Pino negli occhi cercando una risposta definitiva alle sue false speranze: Dimmi Pino… ieri notte te ne sei andato a donne con Francesco?
Pino trasalì di fronte a quella domanda che non s’aspettava proprio. Pensò un istante a cosa era meglio rispondere. Non usciva più con Francesco da quando s’era dato anima e cuore alle corse clandestine notturne, ma suo padre il macellaio era una capa pazza e in paese era famoso per le sue sfuriate. Forse ce l’aveva con chi va a zoccole e se avesse risposto di sì avrebbe menato suo figlio e magari anche lui che non c’entrava niente.
– No, ma che dite?! Ieri notte ho collaudato il nuovo scarico del motore e non avevo tempo per correre appresso alle femmine – disse Pino sorridendo.
Antonio estrasse il coltello nascosto sotto il grembiule e lo piantò con rabbia nella schiena del figlio. Non seppe cosa gli prese, un gesto impulsivo che non avrebbe mai voluto fare ma che in quel momento era inevitabile.
Pino sbigottito guardò Francesco scendere lentamente come un sacco vuoto e gli occhi di Antonio bagnarsi di lacrime amare.
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