Continuò a spostarsi a tentoni lungo il corridoio, con precauzione, come se davvero avesse un ladro in casa. Vide la sagoma di Moscati in piedi vicino alla porta della camera, da cui filtrava una tenue striscia di luce lunare.
- E be’? Non è un buon motivo, i soldi? Che ne dice, Moscati?
- Certo signor Bianchi, come no – Moscati osservò la mano dell’albergatore che stringeva la pistola.
- E sa quanti ne intaschiamo, a ogni stagione? Se lo sapesse non se ne andrebbe neanche lei, glielo dico io… Be’, lasciamo perdere. Eccoci qua. Adesso ha finito di farmi le corna, ah si, sicuro. Possiamo usare un accendino? Non la vedo. Dov’è il corpo?
BANG!
Un silenzio pieno di echi con in mezzo un gemito soffocato, poi una specie di gorgoglio.
BANG!
- Eccomi, stronzo. Sono qui. Mi vedi adesso? No, ho paura di no, ormai. Non sei mai stato quello furbo, in famiglia. Uccisa dal ladro, eh? Che brutta fine. No, no, non va bene. Non mi piace. Ucciso dal ladro, piuttosto, e io povera donna, terrorizzata, morta di paura – ridacchiò a brevi singulti. – Solo di paura, però. Qui, rannicchiata dietro il letto, immobile. Finché gli echi di tutti gli spari non sono svaniti, come questo odore…
Nessuna risposta. No comment, molto professionale. Anche troppo. Riprese a parlare: - Bene, Moscati, allora controlliamo tutto a puntino: impronte, traiettorie delle pallottole, tutto quello che abbiamo detto. Poi lei se ne va, le lascio qualche minuto di vantaggio, proprio come ha detto quel coglione lì per terra. E… perché non parla? E dov’è, si è spostato? Venga dentro in camera, che non la vedo…
Silenzio nell’albergo vuoto fuori stagione, nella notte senza vento. Solo lo sciacquio dell’acqua del lago dalla portafinestra aperta, giù nel salone, in fondo alle scale.
E un respiro appena percettibile nel corridoio buio.
- Ehi, Moscati. Moscati, che ti prende? Ti è mica venuta qualche strana idea?
Si schiacciò dietro lo stipite della porta e cominciò a parlare in fretta.
- I soldi sono nel conto, come d’accordo. Quelli ti vengono, garantito. Stai sicuro. Ma se mi ammazzi come te li prendi? E guarda che se ti viene voglia di prendere tutto quello che abbiamo, sei fuori strada. Alla grande. In casa non c’è niente, te lo giuro, hai visto anche tu quello che c’era in cassaforte. Tutto in Svizzera, o all’estero. E se perdi altro tempo a cercare ti beccano, anzi, qualcuno avrà già sentito qualcosa, con tutti questi spari. L’albergo è un po’ isolato, ma… Eh? Cosa pensi? Parla, dì qualcosa!
Il silenzio intorno annegava la notte, la valle, il lago, i pensieri e le intenzioni dell’uomo immobile nel buio.
- Ehi, ehi, un momento. Non ti avranno mica pagato anche quegli stronzi dei miei figli, per farci fuori tutti e due? Eh? Tre paghe per un lavoro solo? E magari non ti bastano. Non sei un po’ troppo ingordo? Tu guarda che mondo. Be’, senti, se la metti così… parliamone, allora.
Uscì una risatina dal buio appena fuori della porta, poi un fruscio, come di chi sposta il peso del corpo, rilassandosi. Un passo avanti, un altro. - D’accordo signora, lasciamo perdere, è stato solo un…
BANG!
La figura si piegò in avanti, poi scivolò goffamente lungo lo stipite della porta. Sul suo volto la tenue luce disegnò le ombre dei rami del giardino, e dei disegni sulle tende.
BANG!
Sulla faccia un’espressione stupita fermata per sempre.
- Non si sa mai. Magari fa la commedia e poi mi resuscita sul più bello. Sentiamo un po’, qui. Sì, è proprio andato. Secco. – Tolse le dita dal collo del finto ladro. - Uff. È finita. Adesso spero che non mi sospettino perché tiro un po’ troppo bene per essere terrorizzata. Già. Dunque: è stato un caso, dirò. L’ho visto fare nei film. Ero proprio vicina, nascosta. No, no. Meglio dire: non mi ha visto. È stato un caso. Un colpo di fortuna. – Ridacchiò a brevi singulti. Poi pensò a tutte le cose da fare: - Uff. Che lunga questa notte. Ma il più è fatto.
Tirò un lungo respiro, si schiarì la voce: - Ma guarda che roba. Da assassina a eroina. Ho salvato la casa. E le sostanze. Le mie, adesso. Solo mie, e niente pericoli di ricatti. E ho anche risparmiato sul costo del lavoro. Non male, eh? Ma…
Si guardò intorno in silenzio, la fronte che premeva sulle sopracciglia. - Ma dov’è?
Muovendo la testa lo vide riflettere un raggio della tenue luce della luna. – Ah, qui - afferrò il piccolo cellulare e compose il numero.
- Pronto, polizia? Aiuto, è successa una cosa terribile! Terribile!
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