Dall’ufficio panoramico, situato al trentesimo piano, si domina tutto l’hinterland. Dal grande tavolo dei telefoni e dei computer Morgan effettua le sue operazioni bancarie e le compravendite di titoli: su Wall Street nelle ore serali, su Tokyo e sulle altre borse asiatiche per tutta la notte. L’assistente umano che si occupa per lui delle transazioni nelle ore diurne, una presenza muta e discreta, si aggira per la stanza. Curvo, fragile, dai capelli bianchi, somiglia a Peter Cushing nel ruolo del Dottor Van Helsing nei film di Dracula. Molto monstersmirk, da parte di un vampiro, averlo scelto così.

Guardando Morgan, è difficile dire se può essere Merlin. Ha la stessa bellezza magnetica, la stessa chioma rossa, folta, fiammeggiante. Gli somiglia come un fratello, un parente gregario dotato di minor carisma. Se è Merlin, si è spogliato di tutto quando in lui era eccesso, frenesia, vibrazione, sete d’assoluto.

“Ero stanco di essere un artista” dice. “Stavo bruciando troppo in fretta, in breve sarei morto davvero. Così, ho dato ai miei fan il cadavere di un anonimo vampiro immigrato dai paesi dell’est, sorpreso dal sole a uno scalo ferroviario. Volevo cambiare vita, per rallentare il processo degenerativo. Un’esistenza completamente diversa, ricominciare daccapo.”

Ma non ha niente di giovane, il vampiro in giacca e cravatta che maneggia un incessante flusso di denaro. Se è Merlin, e voleva farsi una cura ringiovanente, non c’è riuscito. Ha tutti i tic, tutte le stanchezze e pedanterie ampollose del vampiro d’autunno. Tutto sommato è uno spettacolo abbastanza triste, un vampiro autunnale: sembra di vedere settanta settantenni umani messi insieme, che sparano cazzate giocando a carte in qualche circolo per pensionati.

Il vecchio che somiglia a Peter Cushing tossicchia piano; sembra malato e sofferente.

Mojo è un minaccioso, atro termine vudù che richiama l’idea della magia cattiva. Ora, essendo nipote di zombi, Abel sa benissimo che il vudù non è che una gigantesca stronzata. La sua governante haitiana Angélique gli recitava vecchie formule e filastrocche della sua terra, ma solo per farlo divertire. Il vudù non ha mai creato zombi: li ha solamente celebrati. E’ tuttora un mistero la ragione per cui qualcuno si risveglia allo stato di morto vivente, e la nascita delle caste dei vampiri e dei lupi mannari si perde nella notte dei tempi. La scienza non sa dare risposte, ma solo migliorare le condizioni di vita con scoperte come, per esempio, il vaccino di William Sparrow, padre di Abel, per arrestare il processo di putrefazione dei corpi degli zombi. Del resto, come dicono sempre i mostri, se noi non sappiamo che cosa siamo, vogliamo vedere, perdio, quale umano sa che cos’è.

Comunque, dal momento che Merlin era effettivamente attratto dall’occulto, la magia è pur sempre una pista da seguire. Merlin frequentava una strega americana di nome Ishtar, che lo avrebbe iniziato, si dice, a certe pratiche esoteriche delle origini del vampirismo. Un’amica di Ishtar, Magdala, sostiene di aver vissuto per qualche tempo con Merlin risorto dalla morte, e di aver avuto un figlio da lui.

Magdala vive in una scassata roulotte ai margini della grande discarica di rifiuti della sezione 3, in mezzo alla quale sorge ancora la villa di famiglia degli Sparrow. Le intere sezioni 4, 5 e 6 dell’hinterland sono occupate dalle baraccopoli dei falliti, e più avanti ancora sorgono i quartieri degli artisti ignoti, gente che vive in un continuo trip artistico scrivendo, dipingendo, scolpendo, facendo musica, teatro, cinema. Quelli che non diventano professionisti sognano di diventarlo; quelli che non ci riescono, pensano che con più fortuna lo sarebbero diventati. Nessuno si occupa di loro, a meno che non sia come loro. Vivono perlopiù di lavori occasionali, elemosine, sussidi, scrocchi e piccoli furti.

Magdala è una strega povera, che serve una clientela di emarginati. Capelli neri striati di grigio che si diradano per un’incipiente calvizie, grandi vene nodose sulle mani abbronzate, occhi abbagliati da milioni di visioni attese invano. Il bambino, grosso e ottuso, di undici anni, gioca fuori nel fango, divertendosi a far saltellare penosamente un vecchio cane zoppo. Abel esclude che sia figlio di Merlin. Nel bene come nel male, i vampiri e i loro figli non sono mai meschini; conservano pur sempre una sorta di grandezza.

Magdala prepara per Abel del tè verde, con cura materna, cerimoniale.