Come fuori, nella torrida estate della mia riviera.
Boccheggio alla ricerca di un refolo che mi restituisca vigore mentre mi manca il respiro sotto il peso di quel seno enorme che opprime i mei sensi.
Poi, d’improvviso, ogni cosa cessa, tutto si ferma.
Mi sento libero, torno a respirare normalmente e il mio corpo è percorso da spire di refrigerio. Forse è l’effetto della pelle bagnata, forse il terrore, fatto sta che ho quasi freddo e benedico quei raggi del sole che filtrano dalla finestra aperta sino a lambire il letto.
Lei si è alzata, tronfia, la bocca aperta in un ghigno beffardo e nella mano destra un coltello lurido del mio sangue.
Con movimenti rapidi, con consumata maestria, ha messo su di me la sua firma. Sento ancora quel dolore al petto e ora so anche cos’è, non ho bisogno della luce per vedere il suo marchio d’autore.
Ne hanno parlato molto i giornali in questi ultimi tempi, la chiamano serial killer della riviera, sembra che uccida uomini giovani e belli e incida loro sul petto la scritta “pig“ , porco.
Le congetture si sprecano ma nessuno, finora, è riuscito a tracciarne un profilo adeguato, non se ne conoscono punti deboli o vizi di sorta.
Beh… ora io so cosa le piace.
Il sole d’agosto, una stanza buia e… daiquiri.
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