Jeff si tuffò sul pavimento, braccato dai proiettili. Il rivestimento del muro sembrò esplodere, la raffica strappò una doppia scia di schegge irregolari. La Desert Eagle sbagliò un paio di volte, mandando in pezzi una plafoniera, poi centrò un bersaglio. Raggiunto alla gamba, il gorilla rotolò sulla passatoia. Il suo compagno sparava senza ben discernere il bersaglio. L’HK sussultava. Per una terrificante frazione di secondo, Jeff e il gorilla spararono contemporaneamente. Il killer avvertì un bruciore atroce alla spalla destra e perse la Sig Sauer che rimbalzò via come una stella filante.

Il dolore lo aiutò a concentrarsi. Centrò lo sterno dell'uomo-scure. Il gorilla rimbalzò fra una parete e l’altra perdendo il controllo della mitraglietta. Jeff era già in piedi. Per un attimo gli si annebbiò la vista e fu prossimo a cedere al panico. Le gambe sembravano di piombo, il respiro mozzo. Sentiva un liquido caldo scorrergli lungo il braccio. Sangue. Gli rimaneva solo la Desert Eagle.

Il corridoio vibrava in una impossibile prospettiva. Lontanissimo giungeva un rullo di tamburi privo di ogni altro accompagnamento. Jeff imprecò, trascinandosi verso l’ascensore, poi si rese conto di aver preso la strada sbagliata e si volse. Era sul palcoscenico da troppo tempo. Non poteva permettersi uno scontro con la Sicurezza. Cristo, ma quanti erano gli avversari?

Poi accadde tutto con un ritmo differente, rallentato, come in un’altra dimensione. E forse era davvero così.

Il campanello che annunciava l’arrivo dell’ascensore trillò festoso precedendo di un secondo lo schiudersi del portello metallico.

Jeff vide, prima di ogni altra cosa, il cadavere del groom.

Stava in un angolo adagiato alla parete con il petto squarciato.

Poi incrociò ancora una volta gli stupendi occhi della sconosciuta dell’atrio. In quel momento avevano una sfumatura differente che mescolava trionfo e un po’ di tristezza.

E Jeff comprese.

Capì quanto fosse stato inutile correre tutta la vita cercando di uccidere la solitudine in tutti i bersagli. Vano quell’agitarsi di note nella sua mente alla ricerca di una melodia che riempisse le sue notti.

Comprese infine che i committenti non volevano testimoni. E che la donna della sua vita, quella sconosciuta incontrata per pochi attimi lo avrebbe ucciso.

Lasciò che la ragazza alzasse la mano armata e gli sparasse al petto.

Che importava ormai?

La musica, nella sua mente, finì con un’ultima nota stridente simile a un singhiozzo.