Quando mi parlano di un thriller tedesco - forse per qualche ricordo legato a Derrik o a certi altri telefilm che i palinsesti estivi si ostinano a infliggerci - la mano corre alla pistola… ed è un errore perché dalla Germania arrivò un paio d’anni fa l’inquietante Tatoo di Robert Schwenke che qualche merito l’aveva. Nel caso di questo film che originariamente si intitola Laudloss, appunto "senza rumore"’ come recita il titolo inglese (Soundless) e ci spiega in maniera ancor più intrigante quello francese(Sans un bruit), superiamo la soglia del "buon prodotto" per approdare decisamente a qualcosa di più corposo. Non per nulla vincitore del festival di Cognac 2005 dedicato al Noir, Soundless esce in Francia solo in DVD quindi va ricercato su Amazon. Io ci sono arrivato attraverso i miei contatti parigini e, devo dire, dopo qualche titubanza ho deciso che si trattava di un lavoro di estremo interesse. Siamo d’accordo. Partiamo da un classico del noir. Il killer che non spara. Redento dall’amore. Inseguito da committenti e polizia.
Vi dice nulla? Se aggiungiamo anche una strana complicità - più che altro intellettuale - tra sicario e poliziotto ci rendiamo conto che l’autore Mennan Yapo e lo sceneggiatore Olaf Brier hanno volutamente percorso una strada già battuta con l’intento di dire la loro. Operazione questa che non sempre riesce.
Lo stile è teutonico, algido cioè, ma non noioso, efficace sicuramente d’impatto quando si entra in azione. Viktor (il nome stesso del nostro killer è una provocazione per i cinefili) vive il suo percorso di redenzione con un finale sinceramente inaspettato (vedetevi il film…) e non stupido e disorienta proprio dall’aspetto fisico "comune", deliberatamente non divistico. Non è il bello impossibile dei film di Melville, l’eroe di quelli di Woo, il super duro alla Bronson (Professione assassino) o lo stralunato postmoderno di Besson (Reno in Leon). Viktor ha un viso "plebeo" per un’abilità straordinaria e un passato terrificante. Forse è proprio il suo essere normale che rende più credibile la sua redenzione sentimentale con la bella ma non "fulgida" Nina (!!!!). Un amore tra persone normali con nomi che riecheggiano mitiloro malgrado, una vicenda intimista se non ci fossero morti ammazzati, gang e poliziotti che si sfidano, giochi sottili d’intrigo e di sterminio che s’incrociano sul filo del rasoio. Insomma un sentito esercizio di stile che racconta storie già note ma con una prospettiva diversa, non dico tedesca, preferisco, riallacciandomi a mie già note posizioni, europea. Forse gli americani ne faranno un remake e rovineranno tutto mettendo dei divi nelle parti principali, riempiendo di musiche e pallottole intervalli sonori e visuali dove non ce n’era necessità, insomma dipingendo in salsa a stelle e strisce un prodotto che alla tradizione hollywoodiana senz’altro si riallaccia ma cerca - riuscendoci - una via propria. Un film da vedere in silenzio, appunto. Scorre via senza fruscii, come una pallottola sparata da un silenziatore.
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