Pedro Almodovar riapre il cassetto dei ricordi, in via di esaurimento, e pesca gli ultimi (forse) azzeccati ritratti di donne. Come lui, pochissimi altri riescono a dipingere straordinari caratteri, approfonditi dalle vibranti interpretazioni delle attrici che sceglie. Qui, les femmes, ricordano negli abiti e nelle movenze le popolari bellezze nostrane. Mette a Penelope Cruz un sedere posticcio (per farla muovere come la Loren) e ne sottolinea la personale e generosa scollatura, le spettina i capelli (come quelli della bellissima Claudia Cardinale degli esordi) e mostra in bianco e nero le immagini dell'immancabile Magnani, specchio dell'anima e vita affine. Laggiù nella Mancha dove tira un vento che fa impazzire, ci scappa il morto. Una morte che rimane sullo sfondo, al servizio delle vicende delle donne protagoniste: madri (Carmen Maura dopo illo tempore torna nel carnet almodovariano) che fuggono da terribili verità; madri che custodiscono indicibili eventi che condizionano le loro vite o che salvano figlie da gesti assassini per difesa e ancora; madri che non sanno come sopravvivere alle proprie colpe.
Nella solidarietà reciproca trovano l'unica risorsa per affrontare ogni giorno, ogni dolore e la malattia (il personaggio della zitella Agostina, è eccezionale). Donne sempre in contatto con la morte sin dal primo fotogramma, mentre si occupano di manutenere le proprie tombe. Gli uomini, invece, sono fuchi inutili quando va bene o rovinose presenze bieche. Pedrito gioca col piano reale/onirico trasformando presenze eteree in fisiche e viceversa, guardando al melodramma e tenendosi alla larga dalla farsa. Si percepisce gran desiderio di suscitare emozioni ma la maniera lo guida razionale e surclassa l'ispirazione più genuina.
I fantasmi tornano (Volver, significa Tornare) per curare i morenti, per sentirsi utili e sperare ancora in un briciolo di vitalità e perdono. I fantasmi mirano al cuore e nel finale, lo trovano.
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