“Mamma se la fa con un uomo che non è tuo papà, quindi scordati la cresima, bimbo”. Questo il messaggio giunto a “Carletto”, nome d’invenzione di un ragazzino cui è capitato in sorte di abitare a Venezia, parrocchia di San Francesco della Vigna. Qui, una volta appreso che il nuovo compagno della donna sarebbe stato addirittura il padrino di Carletto, il parroco ha fatto capire che una certa qual “disponibilità” della Chiesa non poteva arrivare a tanto, come confermato dal delegato del patriarca di Venezia, monsignor Orlando Barbaro (Il Gazzettino del 7 maggio).
Una volta passati dal sacro al profano, sempre con “santini” si ha a che fare. Come noto, così vengono chiamati i volantini elettorali con la testa del candidato in primo piano. A Volpago del Montello, provincia di Treviso, gli alunni della scuola elementare facevano circolare quelli di una lista, in corsa alle amministrative del 28 maggio, assieme alle figurine dei calciatori. Quando i genitori di una lista avversa se ne sono accorti, è scoppiato il putiferio che ha portato all’intervento del preside Elia Zanatta, e alla successiva circolare con cui si proibisce la propaganda politica all’interno della scuola (Il Gazzettino del 21 maggio).
In questo habitat, cresimandi e aspiranti portaborse crescono con tot possibilità di diventare come “Ramon”, quattordicenne di Sedico (Belluno) trovato nottetempo privo di sensi, riverso sulla strada, in località Mas. Soccorso da un’ambulanza, Ramon è risultato in coma etilico, e la successiva ricostruzione di quanto successo ha fatto sapere che il ragazzo era stato abbandonato in quelle condizioni da una compagnia di suoi coetanei, andati a sbronzarsi con lui prima in pizzeria, e poi in riva a un torrente (Il Gazzettino del 23 maggio).
Dall’adolescenza all’età adulta. Quella di Cotica, nome d’arte del gestore di tre locali dell’Alto Vicentino. Lo pseudonimo non è scelto solo in omaggio alle cotiche che in modo così superbo si accompagnano ai fagioli, ma anche perché basta sottrarre la sillaba centrale per ottenere la parolina coca. Polvere bianca importata dal Perù, dove, secondo le indagini delle Fiamme Galle, Cotica nascondeva lo stupefacente dentro sacchetti di fagioli, confezionati così ingegnosamente da sfuggire ai controlli dei cani antidroga in servizio negli aeroporti. Incensurato padre di cinque figli, il barista ha smerciato cocaina dalle parti di Schio, fino a essere arrestato in flagranza dalla Guardia di Finanza (Il Giornale di Vicenza del 29 marzo).
A pochi chilometri di distanza, nel capoluogo Vicenza, infuria la guerra degli astici. Tutto incomincia dall’ammirevole sentenza con cui il giudice Francesca Carli commina 688 euro di ammenda al ristoratore Camillo Scalesia per avere maltrattato alcuni astici. Secondo un costume non ancora passato di moda, pur di certificare la freschezza dei propri crostacei, Scalesia li conservava vivi in mezzo al ghiaccio. Elemento in cui è scientificamente provata la sofferenza dell’animale che, fino al momento dell’esecuzione per fini gastronomici, andrebbe invece lasciato libero di nuotare in quell’acqua dove può respirare senza problemi. La sentenza diventa ascia di guerra per i militanti vicentini di Alleanza Nazionale, una delle cui leader è l’assessore regionale Elena Donazzan, idolo dei cacciatori del Nordest per le sue posizioni da sempre allineate con il partito delle doppiette. Da qui una sontuosa cena aennista, rigorosamente a base di astici, con 10% dell’incasso destinato da Scalesia agli ospiti del vicino canile di Marola. L’iniziativa non passa inosservata, cosicché la cena si tiene mentre all’esterno del locale gli animalisti tappezzano le strade con striscioni dove si legge: “Astici o cani nessuna differenza. La beneficenza non lava la coscienza, “bollite”
la Donazzan!”. (Il Giornale di Vicenza dell’11 maggio).
Ancora più truculenta la guerra che si scatena attorno al vicino ospedale di Arzignano. Dove un anonimo “Bypass” invia al Tribunale del Malato la copia di uno scambio di mail fra medici che sarebbe avvenuto al momento del passaggio di consegne in reparto. Testi in cui i degenti sono definiti “Rutto ottuagenario”, “Obesa”, e “Settantenne di cui non me ne frega un cazzo”. Nulla di quanto si vede solitamente in “E.R.”, anche se nessuno è in grado di dire dove stia la verità di tutti i giorni: più vicina al sorriso dell’eroico pediatra George Clooney o alle corsie dell’ospedale di Arzignano, dove pare che uno di quei malati sia morto il giorno dopo le mail? Le quali, è bene ricordarlo, sono datate 2003, dando così voce a chi sostiene che, a distanza di tre anni, il buon Bypass potrebbe anche averle contraffatte. Forse qualcosa ci dirà l’inchiesta aperta dalla direzione sanitaria (Il Gazzettino del 3 maggio).
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