Cormac McCarthy è uno di quei pochi autori di cui si può riconoscere lo stile al volo. Se anche un suo libro non avesse copertina e frontespizio, basterebbe aprirne una pagina a caso, leggere qualche paragrafo e ritrovare immediatamente l'acre profumo della frontiera, con la stessa familiarità che si prova nel ritrovare un vecchio amico. Il recente Non è un paese per vecchi segue perfettamente questa regola.
La storia è ambientata ancora una volta in Texas, lungo il confine con il Messico. È in questa ambientazione che si intrecciano le storie di tre uomini.
Il primo è Anton Chigurh, un assassino psicopatico, tanto pericoloso quanto lucidamente folle. Non un uomo che uccida a caso, tutt'altro, ma un esecutore del destino per il quale la vita del prossimo ha lo stesso valore di una partita a testa o croce.
Il secondo uomo è l'anziano sceriffo Bell. Uno dei personaggi più "normali" mai descritti da McCarthy, cui sono affidati gli interludi scritti in prima persona che si intersecano al racconto principale: pagine di una rara amarezza, tese a constatare l'inarrestabile corruzione dei tempi e il fatto che l'America non sia più, davvero, "un paese per vecchi". Proprio per la sua normalità, Bell è paradossalmente il personaggio più alienato dal contesto.
Il terzo uomo di cui McCarthy racconta la storia si chiama Llewelyn Moss, un reduce che ha avuto la sventura di incappare sulla scena di un regolamento di conti fra narcotrafficanti durante una battuta di caccia. Tra i cadaveri e le auto crivellate di colpi Moss rinviene una quantità smodata di denaro. Un'occasione da prendere al volo, letteralmente. Inizia così la sua corsa disperata per sfuggire ai boss della droga che vogliono recuperare ciò che è stato loro sottratto, ma soprattutto per scappare da Bell e Chigurh, che lo cercano per motivi opposti: l'uno per salvarlo, l'altro per ucciderlo.
Da questo asimmetrico "triello" (per recuperare l'efficace definizione della scena finale de Il buono, il brutto e il cattivo) si sviluppa tutta la tragedia successiva, che potrebbe anche essere solo letta come un eccellente thriller, ma che in realtà si svela come una cruda istantanea sulla vita tra USA e Messico e sulla varia umanità che la popola.
Raramente McCarthy descrive direttamente le psicologie dei suoi personaggi (non si capisce davvero il senso della regola per scrittori show, don't tell! se non si legge qualche opera di questo scrittore) ma è proprio dai suoi dialoghi asciutti e sferzanti che emergono con potenza i caratteri del suo memorabile cast di disperati. I protagonisti di Non è un paese per vecchi sono molto lontani dai tradizionali cowboy della "trilogia della frontiera", eppure al tempo stesso ne sono i diretti e legittimi eredi, nel bene e nel male. Ma forse non sono ancora pronti ad accettare pienamente le conseguenze del ritrovarsi a vivere in un western contemporaneo.
Un ritorno alla grande, insomma, per Cormac McCarthy, e un appuntamento imperdibile per gli amanti di questo scrittore, che mancava dalle librerie già da qualche anno.
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