In ascolto, di Giacomo Martelli, vale a dire il tentativo riuscito di infondere a un prodotto italiano un respiro tutt’altro che casalingo, capace insomma di collocarsi senza sfigurare in un contesto più ampio, per quanto il confronto con La conversazione appaia come azzardato.

La trama sarebbe piaciuta a Hitchcock, perlomeno gli sarebbe parsa più che famigliare: giovane donna innocente finisce suo malgrado coinvolta in un gioco più grande di lei. Colpa di una valigetta dal contenuto top secret abbandonata dopo un borseggio e rinvenuta dalla stessa giovane che pensa bene di parlarne al telefono con un’amica. Intercettata la conversazione dal sistema Echelon (programmato per reagire a frasi tipo), la vita della poveretta diventa fortemente a rischio. A salvarla ci penserà uno degli intercettatori, che disgustato dall’assistere a come in nome della sicurezza nazionale si passa sopra ai più elementari diritti umani, passa dall’altra parte della barricata (da quella degli intercettati cioè…).

La stasi che il tema del film comporta, visto che oggigiorno è possibile intercettare tutto senza alzare il culo da una sedia, fa sì che i set siano in definitiva sempre gli stessi (qualcuno in più per gli intercettati…), ma l’indispensabile montaggio parallelo tiene alto il ritmo. Da segnalare anche un’energica ripassata dei meccanismi classici della suspense che Martelli dimostra di conoscere bene (vedi le situazioni nelle quali lo spettatore, secondo la classica regola hitchcockiana, sa molto di più di quanto non sappiano i personaggi…).

Un neo? Be’, neanche a dirlo quello che nel mostrare i misfatti eseguiti per conto e in nome della sicurezza nazionale, la sceneggiatura sta bene attenta a non scontentare nessuno, né al di qua, né al di là dell’Oceano (non si sa mai…).