E il noir si fece architettura.
Pare che ogni città italiana abbia i suoi scrittori: Bologna, forse col maggior numero, poi Milano, Roma, Firenze, Napoli, Palermo...
E ora anche Torino.
Ci dobbiamo aspettare anche un San Vito Noir (con tutto il rispetto per San Vito dei Normanni, provincia di Brindisi)?
È una moda, un trend editoriale o un fenomeno letterario che sarà ricordato negli anni futuri?
Chi può dirlo?
Intanto non ci resta che leggere Torinoir, otto racconti di altrettanti autori che raccontano la città della Mole.
Dardano Sacchetti, forse con una nota polemica, scrive: "Racconti che non si potevano concepire in altre città. Racconti apparentemente innocui, riservati, discreti, intimi, che non cercano l'effetto per prendere alla gola il lettore, che non vogliono essere trendy, né imitare gli americani come i falsi "cannibali romani". Racconti scritti con semplicità calviniana, che celano un disagio che è il disagio di questa città, apparentemente per bene ma in realtà madre di raffinate follie. Racconti che bisognerebbe assaporare lentamente, magari a Torino, magari nel cuore della notte, seduti su una panchina al Valentino, dopo aver percorso via Roma inseguito dall'eco lontana dei propri passi. O forse erano quelli di altri."
Degustazione breve dei racconti:
Chi siamo e dove andiamo noi di Fabio Beccacini
"Che tristezza però adesso davanti al fiume, davanti a questo triste fiume fermo al semaforo di ponte Vittorio Emanuele. La tua sigaretta. Che tristezza questo cielo e vederti così. Cenere che si spande come nevicasse. E nevica anche di fuori Santa Madonna. E' una notte torinese di febbraio, è grigio il cielo dietro il parabrezza, sopra gli isolati e dentro i palazzi. Grigia la notte, di vapore acqueo nei lampi del tram di piazza Vittorio, nelle foto che scatta in bianco e nero nei chiaroscuri dei portici. E guarda. Lo strillone della Stampa è solo Buster Keaton all'incrocio di via Po. Sventola i quotidiani nella notte. Sembra un pesce nell'acquario, dondola la coda di giornali e si perde nel lunotto con la Gran Madre di Dio in fondo alla nebbia. Non sa niente del mondo. Niente di noi due, puoi starne certa."
L'iceberg di Alberto Castellaro
"Luigi Minetti è solo ma non troppo, il suo lavoro di professore di matematica lo costringe a tenere rapporti sociali, anche contro la sua volontà. Quello con i genitori dei suoi allievi del biennio superiore è un confronto che regge a stento in quanto costantemente di cattivo umore (...). A 55 anni sente lo sgradevole olezzo di una vita che non ha preso la piega giusta, quella che lui voleva, e prova a puntare tutte le sue carte in quella che per lui è ormai più di una passione: il Sacro Lino, la Santa Sindone, un tarlo che lo divora, lui che sui libri ci ha passato una vita per carpire i segreti di questo lenzuolo, la sua storia"
Nessuno al mondo di Massimo Di Francesco
"Ci sono notti in cui ti sembra che la luce di un nuovo giorno non arrivi più e ce ne sono altre in cui speri che il buio duri per sempre. Prima di chiudere gli occhi quella volta, speravo che la notte durasse in eterno, speravo che qualcuno avesse cancellato l'alba. Senza l'alba sarei riuscito a stare con lei, per sempre. Mi trovavo con gli occhi chiusi e l'anima graffiata, completamente fradicio, in ginocchio su di una piazzola alle quattro della notte più incredibile della mia vita. Ma perchè ero lì?"
Mezzasega di Corrado Farina
"Le cose non erano migliorate negli anni seguenti, e il destino era stato così beffardo da farmi innamorare costantemente di ragazze più alte di me. Myriam Veronesi, conosciuta in via Po, al palazzo dell' Università, non faceva purtroppo eccezione alla regola: forse non bella nel senso più tradizionale del termine, era comunque ricca di fascino, grazie soprattutto a due grandi occhi scuri illuminati internamente dalla gioia di vivere, che facevano passare in secondo piano un naso un po' lungo. Quanto al corpo, era armonioso e slanciato, ma aveva l'immenso difetto di sopravanzare il mio di circa una spanna: cosa che - non appena mi ero reso conto che mi stavo innamorando di lei - mi aveva indotto a tentare di archiviarla nel triste museo delle occasioni mancate"
Banana meccanica di Andrea Malabaila
"Il Lingotto quest'anno è stato preso d'assalto. Si registrerà sicuramente il record di presenze. Cerco di farmi largo tra la folla, stropicciando un po' il biglietto da visita di Prandelli - forse è meglio mettermelo in tasca altrimenti lo ridurrò in coriandoli. C'è tanta di quella gente che sembrerebbe che in Italia leggano tutti, e invece non legge quasi nessuno, e quei pochi che lo fanno leggono Alex Malvezzi perchè è di moda. Molti lo comprano e non lo leggono neanche, perchè è di moda avere un Malvezzi in casa. E' come un bel soprammobile da esibire agli amici, "vedi, io ho un Malvezzi fresco di stampa". "
L'annegata del Po di Fabio Marangoni
"- Lei sostiene di aver visto morire due volte la stessa persona in due differenti luoghi e ore della giornata e nel medesimo modo, si rende conto?
- L'ho vista cadere in acqua. Non morire.
- Perchè non è la stessa cosa? - la pazienza ha di nuovo bucato il sedere del vecchio poliziotto che alza il tono."
Come rugiada - Monologo a due voci di Luca Pizzolitto
"Ho la piazza io, qui. Sono un uomo, uno di quelli veri, quelli che sotto l'ombellico c'hanno due palle così. E' fico essere uomo a quindici anni. Comandare, in questo quartiere di merda, un sacco d'italiani. Avere il saluto, il rispetto. E' fico essere stimato in un paese che non è manco il tuo, mentre vedi che l'altra gente come te ha fatto una brutta fine: è lì, tutto il giorno, a dannarsi l'anima per il bel voto a scuola, trovare il mezzo per imbucare la lingua nella bocca di una qualche ragazza, lottare coi genitori per tirare fino a mezzanotte il sabato sera, pensare al futuro, il futuro, fregare qualche carta dal mazzo."
Come vanno le cose di Diego Serra
"Se avevo bisogno di soldi mi fidanzavo, e quando la corda la sentivo tesa o un po' sfilacciata, partivo per un altro paese. Il più delle donne non si ribellava, e neanche mi portava rancore, lasciavo in loro in fondo una sensazione che era più forte del brutto colpo di essere state fregate: per un momento era stato concesso loro di capire cos'era vivere con grandi ali, volare sopra la testa della mediocrità. Le portavo così in alto, facendole trasognare in una girandola incantata, che la mia dipartita conservava ancora qualcosa del volo. Il libero, inafferrabile avventuriero, di cui vi sto parlando, che saltava da un ramo d'oro all'altro, cadde in una trappola, una trappola d'amore umano, quando una sera incontrai Ginevra al Teatro Alfieri di Torino."
Torinoir, Edizioni il Foglio, Pag. 162 – Euro 12
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