Un uomo contraddittorio, ambiguo eppure a modo suo onesto e leale, è questo Antonino Ribeira, ricercatore del centro di biologia sperimentale di Coimbra e protagonista del romanzo Il limite di Hayflick di Leonardo Tomasetta. La storia parte da un unico lungo flash-back che ricostruisce gli ultimi anni della vita del dottor Ribeira e delle rocambolesche vicende che hanno portato una normale ricerca scientifica a trasformarsi in un viaggio al di là dei limiti della natura. L’equipe guidata dal protagonista mentre lavora alla clonazione di organi umani mediante l’utilizzo delle cellule staminali, in gran segreto cerca di infrangere il limite di Hayflick e di arrestare l’invecchiamento cellulare. In un delirio di onnipotenza scientifica si insegue l’elisir di lunga vita, ma sulla strada del dottor Ribeira compariranno presto i suoi e gli altrui demoni: misteriosi morti e sparizioni dei suoi collaboratori, multinazionali del farmaco pericolosamente interessate, ma soprattutto donne… donne affascinanti come una canzone di Fado, spesso inafferrabili e misteriose, ma innegabilmente protagoniste. Sono loro che muovono il romanzo, che scatenano gli eventi e placano le tempeste, sono loro il vero cuore pulsante di tutta la storia.

Il romanzo si fa apprezzare per la scorrevolezza di molte sue parti, e l’intreccio è complesso e fantasioso, ma a volte si ha l’impressione di aver messo troppa carne al fuoco (romanzo scientifico/fantascientifico, thriller, storia d’amore, romanzo d’atmosfera), con il rischio di non curare qualche aspetto relativo all’introspezione dei personaggi, forse la complessità della vicenda avrebbe meritato un maggior numero di pagine. Agli avvenimenti e alle vicende risultano andare strette le poco più di 300 pagine della storia. Ma in ogni caso la storia si fa leggere, le pagine scorrono veloci e questo è un pregio non da poco. E poi c’è Marta Sem Luz, cantante di fado, cuore del romanzo e… anima del Portogallo.