Noto alla maggior parte del pubblico come autore di romanzi come Crash (1973) e L’impero del sole (1984), entrambi diventati due film di successo, James G. Ballard ha in realtà cominciato la sua carriera di scrittore cimentandosi nella forma del racconto, dando vita a una serie di piccoli capolavori che meritano di essere riscoperti e analizzati ancor più delle sue prove più famose. Non solo, infatti, i racconti costituiscono un banco di prova dello stile Ballard a venire, ma essi costituiscono a ben vedere l’essenza dell’arte di questo scrittore, oltre a costituire vere e proprie tracce seminali di molte delle tematiche e ossessioni che verranno poi sviluppate altrove - e spesso in altri campi - da autori oggi universalmente riconosciuti come dei maestri. Si pensi alle implicazioni politico-antropoligiche di un film come Essi vivono (1988) di John Carpenter, o all’ibrida osmosi fra uomo e macchina nel giapponese Tetsuo di Shinya Tsukamoto (curiosamente dello stesso anno 1988), o ancora alla poesia cyberpunk racchiusa nei meravigliosi racconti di La notte che bruciammo Chrome (1995) di William Gibson; oppure, perché no, alle derive techno-mistiche del primo Matrix (1999) dei fratelli Wachowski... nessuna di queste opere probabilmente sarebbe venuta alla luce senza le intuizioni lanciate da Ballard fin dagli anni ’50 nei suoi racconti provocatori e anticipatori, per molti versi devianti rispetto alla fantascienza tout court per dar vita ad uno sconfinamento tra generi e a una complessa rete di lettura multilivellare rari nella short fiction contemporanea.
Grazie al pregevole lavoro della casa editrice Fanucci e del curatore Antonio Caronia, i lettori italiani possono finalmente accedere alla raccolta completa dei racconti di Ballard, distribuiti su tre diverse raccolte - Tutti i racconti 1956-1962, in edizione tascabile; Tutti i racconti 1963-1968; Tutti i racconti 1969-1992, entrambi in edizione rilegata - dopo esser stati pubblicati nel corso dei decenni passati negli Urania ormai esauriti e recuperabili soltanto nel circuito per collezionisti.
Che cosa rende i racconti di Ballard così profondi e unici da trasformarli in vere e proprie gemme da custodire come capolavori della letteratura del ventesimo secolo? Innanzitutto, l’aver creato antelitteram uno scenario apocalittico e postmoderno dalle macerie della cultura e della storia: ispirandosi da un lato alle anomalie di H.G.Wells, autore tardo-vittoriano e dunque alle prese con un sistema di valori ormai già incrinato dalla crisi e dalla decadenza, dall’altro alle visioni oniriche e schizoidi di pittori surrealisti e folli come Max Ernst e Salvador Dalì, Ballard tesse la trama di un futuro ancora a venire nell’epoca del pieno boom economico, ossia in un’epoca apparentemente caratterizzata dall’opulenza e dall’ottimismo. Ancor più di H.G.Wells - in fondo mera spia di un cambio di prospettive storico-sociali già in atto, grazie anche all’apporto scientifico del saggio di Charles Darwin “Sull’origine della specie”, che nel 1869 infranse tutte le certezze di un’era apparentemente incrollabile e monolitica come quella vittoriana - Ballard è riuscito attraverso i suoi racconti a farsi lente di ingrandimento della società del ventesimo secolo, rilevandone tutto il potenziale marciume e le contraddizioni ancor prima che esse si facessero manifeste nella realtà di tutti i giorni.
Fra le tematiche predilette da Ballard, centrale è sicuramente quella della riflessione sulla società dei consumi, caratterizzata da un’atroce quanto inesorabile invasività. Nel racconto L’uomo subliminale(1963), ad esempio, il protagonista è preda di apparenti allucinazioni, emanate da immensi cartelloni pubblicitari che invadono l’area suburbana con i loro serpeggianti messaggi nascosti di comprare, comprare, comprare, cambiare i propri elettrodomestici in tempi sempre più accellerati, ogni sette mesi, ogni due mesi, ogni giorno, fino a cancellare il pensiero negli esseri umani, riducendoli a mere macchine circondate da altre macchine. La ribellione in Ballard, benché possibile, può condurre soltanto alla follia, o tutt’alpiù a gesti puerili che rimangono inascoltati, e non ne è infatti esente il protagonista di questo racconto, sommerso dal selvaggio consumismo a cui il capitalismo ha condannato il genere umano fin dalla sua comparsa sul pianeta.
Un’altro nodo centrale della riflessione ballardiana, mediata attraverso la psicanalisi e la scienza, è sicuramente l’alterazione della percezione spazio-temporale, con la conseguente emersione degli strati più nascosti del subconscio. In Cubicolo 69 (1957) tre uomini, scelti per condurre un esperimento sul condizionamento del sonno sul livello della coscienza, vengono rinchiusi in una stanza priva di finestre e di chiare coordinate temporali, con l’obbligo di rimanere svegli. Esiliati dal sonno, il “tenebroso oceano dei sogni” che può per molti versi assomigliare alla morte e all’oblio, i tre finiscono per subire un cortocircuito della percezione fisica e mentale del mondo attorno e dentro di sé, finendo per lasciar emergere ostilità fino a quel momento sopite e regredendo ad uno stadio di perdita di controllo generale che rischia di far esplodere la mente in un eccesso di crudeltà e accecamento, nella disperata constatazione di non poter più contenere l’idea della propria identità in un luogo di cui non si arriva più a percepire nemmeno la porta da cui si era entrati.
Altro punto fondamentale nell’universo ballardiano è il soffermarsi sull’influsso della televisione - e dei supporti video in generale, come fonte di alienazione e di rapporti falsati fra i sessi e gli individui in generale, generando pericolose deviazioni nel corpo e nella mente. Il racconto Terapia intensiva (1977), ad esempio, ritrae un mondo fatto di piccoli microcosmi individuali, in cui il contatto fisico fra persone non è concesso e si può comunicare con gli altri soltanto attraverso uno schermo. Vedersi di persona, infatti, potrebbe essere rischioso, se non addirittura mortale, e va dunque evitato. Un uomo però, deciso a trasgredire questa regola, organizza una riunione di famiglia, che ovviamente si risolverà in un disastro, minando ogni possibile confine fra affetto e disturbo per la presenza altrui. La riunione, ripresa fedelmente da una telecamera fissata dall’uomo e accesa per immortalare l’evento, riprenderà l’esperimento con sguardo attonito e continuo, impassibile e indistruttibile come le macchine, al contrario degli esseri umani per loro natura fallaci e deboli, sanno essere.
Questi pochi esempi ci dimostrano come il mondo di Ballard sia una gabbia fatta di detriti, dove il cosiddetto sprawling del paesaggio, così tipico delle aree periferiche delle città occidentali dagli anni ’80 in poi, è già una realtà possibile più di vent’anni prima dalla sua effettiva attuazione; un mondo in cui crudeltà, ostilità e pulsioni di morte regolano i rapporti fra i sessi e fra le persone in generale; un mondo in cui la schizofrenia e l’alterazione della percezione del sé e dell’Altro, nello spazio e nel tempo, generano i mostri del subconscio, portandoli a galla in maniera eversiva ma destinata a perire, perché fuori luogo in un universo già di per sé malato ma asettico, e scevro da ogni passione. Così come apparentemente asettica e fredda appare la scrittura dell’autore, che fa della propria narrazione un cinico bisturi della realtà, sezionata in ogni sua pustola incancrenita ed esposta senza pietà ai lettori nel suo stesso pulsare ritmico e schizofrenico.
I racconti di James G. Ballard: Tutti i racconti 1956-1962 - 720 pagine; anno 2005; prezzo: 7.50 euro
Tutti i racconti 1963-1968 - 576 pagine; anno 2004; prezzo:18.50 euro
Tutti i racconti 1969-1992 - 635 pagine; anno 2005; prezzo: 18.50 euro
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