Ebbene sì, a volte succede, che con l'impegno e la dedizione qualcosa in questa Italietta si muove. I lettori di Thriller Magazine conoscono la Dario Flaccovio Editore soprattutto per Gialloteca, la collana dedicata al Giallo e Noir diretta da Raffaella Catalano.
Una casa editrice che nel corso dell'ultimo anno (da quando in pratica abbiamo emesso il nostro primo vagito telematico) è cresciuta esponenzialmente, mantenendo e spesso aumentando il suo standard qualitativo.
Così pian pianino è arrivato il riconoscimento ufficiale, suonato a chiare note da un comunicato stampa che recita: "Il dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha conferito a Dario Flaccovio il premio per la Cultura per l'anno 2005. Il riconoscimento è stato attribuito alla casa editrice che opera a Palermo dal 1980 ed è distribuita su tutto il territorio nazionale per la sua lunga e prestigiosa attività nel settore della letteratura tecnica e per il recente impegno, sviluppato negli ultimi anni tre, nel campo della narrativa. La casa editrice, partecipando al Premio Scerbanenco per i migliori romanzi noir dell'anno, ha piazzato un titolo in semifinale nel 2004 e ben tre titoli nel 2005."
Dario Flaccovio, è ovviamente soddisfatto del riconoscimento ottenuto: "Il Premio alla Cultura costituisce una gratificazione particolarmente significativa e stimolante al termine del primo venticinquennio di produzione della casa editrice. Venticinque anni durante i quali, al di là delle ovvie difficoltà iniziali, si è riusciti a portare avanti, con determinazione e profondo convincimento, con grinta e carattere, una nuova forma di editoria tecnica che ha mirato alla creazione di collane estremamente funzionali, che servissero ai tecnici come strumenti di lavoro in linea coi tempi sempre più accelerati, con le nuove tecnologie in continua evoluzione, con una normativa spesso ostica e di difficile interpretazione.
Tutto questo non sfruttando autori già pubblicati da altri editori, né ricorrendo a traduzioni da volumi pubblicati all'estero, bensì scoprendo nuovi autori di grande potenzialità, tutti rigorosamente italiani e questo non per spirito autarchico, ma per dar voce e spazio al genio italiano, che c'è: esiste, è una realtà. Ha solo bisogno di essere scoperto da chi ha la capacità, l'intuito, la preparazione per farlo. Da tre anni, iniziando la produzione nel campo della varia, estremamente più complesso e difficoltoso, si sta provando, con sempre maggiori consensi e attestazioni di stima e gradimento, a dar voce a nuovi autori italiani, scrittori esordienti e non, accomunati da una caratteristica - l'alta qualità stilistica e narrativa - pregio che sempre più sembra essere rimasto appannaggio dei piccoli editori indipendenti (e passionali...)."
Ma non è la sola casa editrice a crescere e a proporre materiale e iniziative di qualità. A caso, si potrebbe citare la Marsilio con la collana Marsilio Black, curata da Jacopo De Michelis e perché no, anche Delos. Senza contare poi le piccole e piccolissime case editrici che lavorano bene e nell'ombra.
Meglio stare in guardia però. Meglio non sedersi sugli allori. Il mondo là fuori non è tutto rose e fiori, anzi. Basti pensare a tutte quelle case editrici - purtroppo sono tante - che lavorano in malafede e sull'onda del business e senza un minimo di qualità e professionalità.
Abbiamo contattato Raffaella Catalano per porle qualche domanda a riguardo.
Qualcuno in alto s'è accorto di voi...
Pare di sì, ma io preferisco che ci si accorga di più di noi "in basso", tra i lettori e i librai. E' la base quella che sostiene.
Dopo il riconoscimento ufficiale cosa succederà, Nerozzi sulla luna e Cacciatore ministro della cultura?
E perché non Chiatello, con "La strada muta", come ministro dei Trasporti?
A più di un anno di distanza dalla prima intervista ti chiedo: come sta l'editoria italiana, qualcosa è cambiato?
Forse sì, se ci si accorge dei piccoli editori, come Dario Flaccovio. Adesso l'importante è la tenuta nel tempo. Noi non molliamo, ma abbiamo sempre bisogno dell'aiuto di chi i libri li vende e di chi li compra. E magari - ma la vedo più difficile - di quei critici di alcune grandi testate che, dopo tre anni, sembrano ancora ignorare la nostra esistenza.
Viene quasi da soffiare sulla punta della pistola fumante, calcarsi il cappello in testa e, con una sigaretta all'angolo della bocca, ripetere - Baby, il mondo là fuori non è tutto rose e fiori.
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