Per tre quarti un thriller di classe che sembra fuoriuscito dalla penna e dalla cinepresa di Chabrol, per un quarto, solo per un quarto, un concentrato di "ti lascio anzi no…" che in piccola parte pregiudica il risultato finale. Ciò nonostante, Un giorno per sbaglio di Julian Fellowes, è un thriller che pur non potendo contare sull’accompagnamento al successo di cui ha goduto il mediocre Match Point, sarebbe un peccato passasse inosservato.
Un triangolo dei più tradizionali, lui, lei, l’altro, genera ben presto un orizzonte etico a geometria variabile dove ferma restando la presenza di una vittima, ciò che va fatto per non disobbedire alla legge è, a seconda delle persone coinvolte, tutt’altro che semplice da stabilire. L’empasse morale che arriva addosso è di quelle per niente facili da districare e funziona come un’esca appetitosa alla quale appendersi e penzolare a lungo, in particolare quando il fuoco si fa ad alzo zero e tutti, chi più chi meno, sono a un passo dal rimetterci qualcosa, libertà, fama, rispettabilità.
La similitudine più prossima per render conto di una trama così avvincente, è quella del congegno meccanico che progettato con amorevole cura e lasciato finalmente andare, compie per intero il movimento che deve senza bisogno di interventi aggiuntivi.
Non rimane altro da fare che stare ad assistere sino alla fine.
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