In L’altra metà dell’amore. Dieci anni di cinema omosessuale, Vincenzo Patané raccoglie le recensioni da lui scritte per due diverse testate - il celebre e cartaceo Babilonia e il telematico Terence - cercando di fare il punto della situazione riguardo la visibilità e la rappresentazione delle lesbiche e dei gay nel cinema mainstream (ma non solo) dell’ultima decade. Il libro, che presenta i film in ordine cronologico più che alfabetico, risente di una generale disparità a favore dell’universo maschile rispetto a quello femminile, e di schede forse troppo sintetiche e scarne che avrebbero potuto essere rimaneggiate in vista della pubblicazione su volume. Resta il fatto che l’operazione è molto apprezzabile, soprattutto per dare un’infarinatura generale sullo stato di latente apertura dell’universo cinematografico mondiale rispetto a una tematica solitamente considerata tabù. Dal celebre musical di drag queen Priscilla di Stephen Elliott (dove si può ammirare un grandissimo Hugo Weaving, futuro Agent Smith nella trilogia di Matrix) alla scoppiettante commedia lesbica Go Fish di Rose Troche (divenuta celebre come regista del serial televisivo lesbico The L Word, da poco sbarcato anche in Italia), molti sono i film che meritano interesse da parte del pubblico. Non pochi sono i thriller e i noir presenti, spesso di provenienza extraeuropea, dall’ottimo Sei gradi di separazione dell’australiano Fred Schepisi al torbido Soho di Jez Butterworth, e ancora il notevole e sgradevolissimo L’imbalsamatore di Matteo Garrone, il gelido American Psycho di Mary Hatton, il sensuale Tabù di Nagisa Oshima o l’inquietante Un affare di gusto di Bernard Rapp.
Ma il libro è soprattutto un’occasione per scoprire o riscoprire alcune pellicole sommerse, poco o non affatto distribuite nelle sale italiane e attualmente recuperabili grazie al prezioso lavoro di case di produzione lungimiranti, e.mik in testa. Fra i film “rari” o poco noti al grosso pubblico analizzati da Patané, segnaliamo per esempio Bu San del taiwanese Tsai Ming-Liang, che è un aperto omaggio al mondo del cinema in generale e a quello di Hong Kong in particolare; Plata Quemada di Marcelo Piñeyro, storia di due rapinatori legati da una forte passione; East Palace, West Palace del cinese Zhang Yuan (già autore del sopravvalutato Bastardi a Pechino), che mette a confronto un poliziotto con un ragazzo gay dedito al battuage, in un crescendo di tensione erotica; e soprattutto Paragraph 175 di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, documentario sulla persecuzione nazista degli omosessuali.
Bella e insolita, infine, la lettura in chiave “theory of the look” (presa in prestito da Vito Russo) dell’inno all’amore troubadorico In the mood for love di Wong Kar-Wai, il cui film a sfondo gay Happy Together decora la copertina del libro con un intenso fotogramma.
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