L’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e il Filmstudio 80 presentano la rassegna Il lato oscuro dello schermo / Il film noir italiano.
La retrospettiva, curata da Americo Sbardella, è suddivisa in sette sezioni e prevede complessivamente la proiezione di 40 film.
Con questa rassegna il Filmstudio, navigando nell’intricato mare del noir italiano, suggerisce e propone allo spettatore sette percorsi di lettura che svelano la parte migliore del “genere”.
I film in programma sono rigorosamente su pellicola; il Filmstudio ha condotto una lunga e paziente ricerca in tutt’Italia per reperire copie di importanti film noir scomparsi da decenni e non riprodotti né in VHS né in DVD. Uno di questi, per esempio, è Monastero di Santa Chiara di Mario Sequi, del 1951, un tragico “melodramma nero” che si svolge durante l’occupazione tedesca di Napoli. Nel film esordisce Nino Manfredi e Alberto Moravia ha un ruolo non secondario. Straordinaria la fotografia astratta ed espressionista nello stesso tempo.
La proposta cinematografica sul noir italiano è un’iniziativa collaterale del progetto Roma in Nera comprendente una mostra importante e significativa, ideata dall’Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma Gianni Borgna, che ripercorre i fatti di cronaca nera che hanno segnato l’Italia dagli anni ’40 agli anni ’90. Sempre nell’ambito dello stesso progetto si sono già svolte e si svolgeranno serate dedicate ad approfondimenti di “famosi” casi di cronaca nera tenuti da grandi esperti del settore.
Programma:
L’influenza del cinema realista francese: il noir d’ambientazione "proletaria"
Sabato 25 febbraio
Filmstudio 1
ore 16.30 – 19.00 – 22.00
Ossessione di Luchino Visconti;
sogg.: liberamente ispirato a Il postino suona sempre due volte di J. Cain; scenegg.: L. Visconti, G. De Santis, M. Alicata;
con Clara Calamai, Massimo Girotti (1943, b/n, 133’)
Filmstudio 2
ore 16.00 – 18.10 – 20.20 – 22.30
Il grido di Michelangelo Antonioni;
con Steve Cohran, Alida Valli, Betsy Blair, Dorian Gray
(1957, b/n, 116’)
Domenica 26 febbraio
Filmstudio 1
ore 15.45 – 18.15
Ossessione di Luchino Visconti (repliche)
Il poliziesco Noir (Polar) secondo Pietro Germi
ore 20.45
Il testimone di Pietro Germi;
con Roldano Lupi, Maureen Melmose (Marina Berti), Sandro Ruffini, Ernesto Almirante, Arnoldo Foà (1945, b/n, 98’)
ore 22.35
Gioventù perduta di Pietro Germi; con Massimo Girotti, Jacques Sernas, Carla Del Poggio (1947, b/n, 86’)
Filmstudio 2
ore 16.10 – 18.20
Il grido di Michelangelo Antonioni (repliche)
Il poliziesco Noir (Polar) secondo Pietro Germi
ore 20.30 – 22.30
Un maledetto imbroglio di Pietro Germi,
da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di E. Gadda; scenegg.: P. Germi, Alfredo Giannetti, Ennio De Concini;
con Pietro Germi, Claudia Cardinale, Franco Fabrizi, Cristina Gajoni, Eleonora Rossi Drago, Claudio Gora, Saro Urzì, Nino Castelnuovo (1959, b/n, 110’)
Lunedì 27 febbraio
Filmstudio 1
ore 17.00 – 18.40
Gioventù perduta di Pietro Germi (repliche)
ore 20.30 – 22.30
Il testimone di Pietro Germi (repliche)
Filmstudio 2
ore 15.45 – 17.30 – 19.00
La città si difende di Pietro Germi; sogg. e scenegg.: Federico Fellini, Tullio Pinelli; con Renato Baldini, Paul Muller, Gina Lollobrigida, Cosetta Greco (1951, b/n, 83)
ore 20.35 – 22.35
Un maledetto imbroglio di Pietro Germi (repliche)
Noir e Polar all’italiana (dagli anni ’40 agli anni ’90)
Martedì 28 febbraio
Filmstudio 1
ore 17.15 – 19.00
Il bandito di Alberto Lattuada; con Amedeo Nazzari, Anna Magnani, C. Del Poggio, F. Lulli (1946, b/n, 87’)
ore 20.40 – 22.30
Il delitto di Giovanni Episcopo di Alberto Lattuada,
dal romanzo omonimo di Gabriele D’Annunzio; scenegg.: A. Lattuada, Susi Cecchi d’Amico, Federico Fellini, Aldo Fabrizi;
con A. Fabrizi, Roldano Lupi, Yvonne Sanson, Ave Ninchi, Alberto Sordi, Silvana Mangano, Gina Lollobrigida, Folco Lulli
(1947, b/n, 94’)
Filmstudio 2
ore 16.30 – 18.35
Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni;
con Lucia Bosè, Massimo Girotti, Franco Fabrizi
(1950, b/n, 110’)
ore 20.40 - 22.30
Monastero di Santa Chiara (Napoli ha fatto un sogno) di Mario Sequi; scenegg.: Michele Galdieri (a partire dalla sua canzone Munastero ‘e Santa Chiara);
con Edda Albertini, Massimo Serato, Nino Manfredi, Nyta Dover, Saro Urzì, Alberto Moravia (1951, b/n, 90)
Mercoledì 1 marzo
Filmstudio 1
ore 17.00 – 18.50
Il delitto di Giovanni Episcopo di Alberto Lattuada
(repliche)
ore 20.40 -22.30
Il bandito di Alberto Lattuada (repliche)
Filmstudio 2
ore 17.00 – 18.40
Monastero di Santa Chiara (Napoli ha fatto un sogno) di Mario Sequi (repliche)
ore 20.30 – 22.35
Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni (repliche)
Giovedì 2 marzo
Filmstudio 1
ore 17.00 – 18.50
Reazione a catena (Ecologia del delitto) di Mario Bava;
con Claudine Auger, Laura Betti, Leopoldo Trieste, Isa Miranda
(1971, col., 90’)
ore 20.40 – 22.30
Il delitto di Giovanni Episcopo di Alberto Lattuada
(repliche)
Filmstudio 2
ore 16.00 – 18.20
Svegliati e uccidi (Lutring) di Carlo Lizzani;
con Robert Hoffmann, Lisa Gastoni, Gian Maria Volonté, Claudio Camuso (Volonté) (Italia/Francia 1966, col., 126)
ore 20.40 - 22.40
Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni
(repliche)
Venerdì 3 marzo
Filmstudio 1
ore 16.45 – 18.45
In nome del popolo italiano di Dino Risi; scenegg.: Age e Scarpelli;
con Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Agostina Belli (1971, col., 105’)
ore 20.45 – 22.30
Reazione a catena (Ecologia del delitto) di Mario Bava (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.00 – 18.20
Svegliati e uccidi (Lutring) di Carlo Lizzani (repliche)
ore 20.40 – 22.30
Sbatti il mostro in prima pagina di Marco Bellocchio,
con Laura Betti, Gian Maria Volonté (1972, b/n, 93’)
Sabato 4 marzo
Filmstudio 1
ore 17.00 – 18.45
Reazione a catena (Ecologia del delitto)
di Mario Bava (repliche)
ore 20.30 – 22.30
In nome del popolo italiano di Dino Risi (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.45 – 18.40
Sbatti il mostro in prima pagina di Marco Bellocchio (repliche)
ore 20.35 – 22.30
La Mala ordina di Ferdinando di Leo; con Mario Adorf, Adolfo Celi, Franco Fabrizi, Sylva Koscina, Renato Zero (Italia/Rft 1972, col., 97’)
Domenica 5 marzo
Filmstudio 1
ore 16.45 – 18.40
Milano odia: la polizia non può sparare di Umberto Lenzi;
con Tomas Milian, Henry Silva, Laura Belli (1974, col., 96’)
ore 20.35 – 22.30
Napoli violenta di Umberto Lenzi; con Maurizio Merli, John Saxon, Barry Sullivan (1976, col., 100’)
Filmstudio 2
ore 16.30 – 18.25
La Mala ordina di Ferdinando di Leo (repliche)
ore 20.20 – 22.30
Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli, dal romanzo di Vincenzo Cerami; scenegg.: M. Monicelli, Sergio Amidei
con Alberto Sordi, Shelley Winters, Romolo Valli (1977, col, 112’)
Lunedì 6 marzo
Filmstudio 1
ore 16.30 – 18.30
Napoli violenta di Umberto Lenzi (repliche)
ore 20.30 – 22.30
Milano odia: la polizia non può sparare di Umberto Lenzi (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.00 – 18.15
Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli (repliche)
ore 20.30 – 22.30
Porte aperte di Gianni Amelio, tratto dall’omonimo libro di Sciascia;
con Gian Maria Volonté, Ennio Fantastichini, Lydia Alfonsi (1990, col., 108’)
Martedì 7 marzo
Filmstudio 1
ore 16.30 – 18.30
In nome del popolo italiano di Dino Risi (repliche)
ore 20.30
Il delitto di Giovanni Episcopo di Alberto Lattuada (replica)
ore 22.30
Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni (replica)
Filmstudio 2
ore 16.30 – 18.30
Sbatti il mostro in prima pagina di Marco Bellocchio (repliche)
ore 20.30 – 22. 30
Porte aperte di Gianni Amelio
(repliche)
Il Polar di denuncia e d’impegno civile
Mercoledì 8 marzo
Filmstudio 1
ore 16.30 – 18.20
La sfida di Francesco Rosi; scenegg.: F. Rosi, Susi Cecco d’Amico; con José Suarez, Rosanna Schiaffino, Decimo Cristiani (Italia/Spagna 1958, b/n, 93’)
ore 20.10 – 22.30
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri;
con Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Salvo Randone Premio speciale della Giuria al Festival di Cannes e Oscar come miglior film straniero
(1970, col., 118’)
Filmstudio 2
ore 16.00 – 18.25
Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi, dal romanzo di Leonardo Sciascia Il Contesto; scenegg.: F. Rosi, Tonino Guerra;
con Lino Ventura, Fernando Rey, Max von Sydow, Tino Carraro, Renato Salvatori, Anna Proclemer (1976, col., 127’)
ore 20.45 – 22.30
A ciascuno il suo di Elio Petri, dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia; scenegg.: E. Petri, Ugo Pirro;
con Gian Maria Volonté, Irene Papas, Gabriele Ferzetti, Salvo Randone (1967, col., 92’)
Giovedì 9 marzo
Filmstudio 1
ore 16.00 – 18.30
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (repliche)
ore 20.40 – 22.30
La sfida di Francesco Rosi (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.45 – 18.30
A ciascuno il suo di Elio Petri (repliche)
ore 20.25 – 22.30
Il giorno della civetta di Damiano Damiani, dall’omonimo romanzo di L. Sciascia; scenegg.: Ugo Pirro; con Franco Nero, Claudia Cardinale, Lee J. Cobb, Serge Reggiani (1968, col., 112’)
Venerdì 10 marzo
Filmstudio 1
ore 16.15 – 18.15
L’istruttoria è chiusa: dimentichi di Damiano Damiani;
con Franco Nero, Riccardo Cucciolla, Turi Ferro, D. Damiani (1971, col., 106’)
ore 20.15 – 22.30
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.25 – 18.25
Il giorno della civetta di Damiano Damiani (repliche)
ore 20.30 – 22.30
Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore della Repubblica di Damiano Damiani;
con Martin Balsam, Franco Nero, Claudio Gora, Marilù Tolo (1971, col., 106’)
Sabato 11 marzo
Filmstudio 1
ore 16.15 – 18.25
Il giorno della civetta di Damiano Damiani (repliche)
ore 20.30 – 22.30
L’istruttoria è chiusa: dimentichi di Damiano Damiani (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.00 – 18.00
Confessione di un Commissario di Polizia al Procuratore della Repubblica di Damiano Damiani (repliche)
ore 20.00 – 22.30
Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi (repliche)
Dal Noir alla farsa: la Commedia Nera
Domenica 12 marzo
Filmstudio 1
ore 16.15 – 18.15
Il commissario di Luigi Comencini; scenegg.: Age e Scarpelli;
con Alberto Sordi, Franca Tamantini, Alessandro Tutolo (1962, b/n, 102’)
ore 20.15 – 22.30
Divorzio all’italiana di Pietro Germi; scenegg.: P. Germi, Ennio De Concini, Alfredo Giannetti; con Marcello Mastroianni, Daniela Rocca, Stefania Sandrelli, Leopoldo Trieste, Odoardo Spadaro, Lando Buzzanca
Premio per la migliore commedia a Cannes e Oscar per la migliore sceneggiatura (1961, b/n, 120’)
Filmstudio 2
ore 17.00 – 18.45
La donna scimmia di Marco Ferreri;
scenegg.:M. Ferreri, Rafael Azcona;
con Annie Girardot, Ugo Tognazzi
(Italia/Francia 1963, b/n, 92’)
ore 20.30 – 22.30
Straziami ma di baci saziami di Dino Risi;
con Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Pamela Tiffin, Moira Orfei (Italia/Francia 1969, col., 100’)
Lunedì 13 marzo
Filmstudio 1
ore 16.00 – 18.15
Divorzio all’italiana di Pietro Germi (repliche)
ore 20.30 – 22.30
Il commissario di Luigi Comencini (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.45 – 18.45
Straziami ma di baci saziami di Dino Risi (repliche)
ore 20.45 – 22.30
La donna scimmia di Marco Ferreri (repliche)
Martedì 14 marzo
Filmstudio 1
ore 16.15 – 18.15
Roma bene di Carlo Lizzani; con Nino Manfredi, Senta Berger, Umberto Orsini, Vittorio Caprioli, Franco Fabrizi, Virna Lisi, Philippe Leroy, Gastone Moschin (Italia / Francia / Rft 1971, col, 100’)
ore 20.15 – 22.30
Divorzio all’italiana di Pietro Germi (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.15 – 18.20 – 20.30 – 22.30
La stanza del vescovo di Dino Risi;
con Ugo Tognazzi, Ornella Muti,
Patrick Dewaere, Gabriella Giacobbe
(Italia/Francia 1977, col., 110’)
Il film Noir – Horror (e di suspense)
Mercoledì 15 marzo
Filmstudio 1
ore 17.15 – 19.00
L’orribile segreto del dr. Hichcock di Robert Hampton (Riccardo Freda);
con Barbara Steele, Robert Flemyng, Montgomery Glenn (Silvano Tranquilli)
(1962, col., 88’)
ore 20.45 – 22.30
Sei donne per l’assassino di Mario Bava; con Eva Barton, Cameron Mitchell, Thomas Reiner (Italia/Francia/Rft 1964, col., 88’)
Filmstudio 2
ore 15.45 – 18.00 – 20.15 – 22.30
Profondo rosso di Dario Argento;
con David Hemmings, Daria Nicolodi,
Gabriele Lavia, Gianni Mauri, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni
(1975, col., 123’)
Giovedì 16 marzo
Filmstudio 1
ore 17.15 – 19.00 – 20.45 – 22.30
L’orribile segreto del dr. Hichcock di Robert Hampton (Riccardo Freda) (repliche)
Filmstudio 2
ore 16.45 – 18.30
Sei donne per l’assassino di Mario Bava (repliche)
ore 20.10 – 22.30
Profondo rosso di Dario Argento (repliche)
Noir e Polar degli anni 2000
Venerdì 17 marzo
Filmstudio 1
ore 16.30 – 18.30
L’imbalsamatore di Matteo Garrone; sogg.: lontanamente ispirato a un fatto di cronaca; scenegg.: M. Garrone, Massimo Gaudioso, Ugo Chiti; con Ernesto Mahieux, Valerio Foglia Manzillo, Elisabetta Rocchetti (2002, col., 101’)
ore 20.30 – 22.30
Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino; con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Raffaele Pisu (2004, col., 100’)
Filmstudio 2
ore 16.45 – 18.45
Il siero delle vanità di Alex Infascelli;
con Barbara Bobulova, Margherita Buy, Francesca Neri, Valerio Mastandrea (2004, col., 97’)
ore 20.35 – 22.30
Quo vadis baby? di Gabriele Salvatores;
con Angela Baraldi, Giorgio Alberti, Claudia Zanella
(2005, col., 102’)
Sabato 18 marzo
Filmstudio 1
ore 15.30 – 17.30
Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino (repliche)
ore 19.30 – 22.15
Romanzo criminale di Michele Placido, dall’omonimo romanzo di G. De Cataldo; scenegg.: M. Placido, Giancarlo De Cataldo, Stefano Rulli, Sandro Petraglia;
con Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Anna Mouglalis, Claudio Santamaria, Gianmarco Tognazzi, Franco Interlenghi, Michele Placido, Giancarlo De Cataldo
(Italia/Gran Bretagna/Francia 2005, col., 154’)
Filmstudio 2
ore 16.45 – 18.45
Quo vadis baby? di Gabriele Salvatores (repliche)
ore 20.40 – 22.30
L’imbalsamatore di Matteo Garrone (repliche)
Domenica 19 marzo
Filmstudio 1
ore 16.00 – 19.00 – 22.00
Romanzo criminale di Michele Placido (repliche)
Filmstudio 2
ore 17.00 – 18.50
Il siero delle vanità di Alex Infascelli (repliche)
ore 20.40 – 22.30
Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino (repliche)
Filmstudio 1 e 2 - Via degli Orti d’Alibert 1/c - 00165 Roma (via della Lungara - Trastevere) - telefono: 06.68192987 (dalle ore 16.00)
ilfilmstudio@mclink.it / www.activitaly.it
Ingresso € 5,00 / Ridotto € 4,00 - Abbonamento a cinque ingressi € 15,00
La retrospettiva del Filmstudio inizia con Ossessione di Visconti e non prende in considerazione il periodo che va dall’inizio del sonoro al 1943. In quegli anni il fascismo, sempre orientato ad attribuire all’immaginario la responsabilità dei delitti veri e concreti, aveva rifiutato con forza sia il film noir sia qualsiasi proposta di film realistico, in grado di “mettere gli uomini - gli spettatori - al cospetto della realtà così com’è”.
Negli anni trenta e agli inizi dei quaranta furono realizzati in Italia un numero molto limitato di film polizieschi classici (non si trattava quindi di noir o di polar ma di “gialli”) tutti tratti da testi teatrali o romanzi italiani e rigorosamente ambientati in altri paesi o in altre epoche... Nel 1943 fu realizzato l’ultimo giallo dell’epoca fascista, Grattacieli di Giannini, tratto da una sua commedia omonima, interamente girato in teatro di posa e ambientato negli Stati Uniti. L’unico scopo del film era quello di mettere in ridicolo la polizia statunitense, impersonata da un commissario molto sprovveduto.
Ossessione di Luchino Visconti, il primo vero noir italiano
Finalmente, nello stesso anno, Visconti realizza Ossessione che è, senza dubbio, il primo vero noir italiano ed è anche considerato il precursore più "nobile" del Neorealismo. Il film chiude l’epoca del cinema fascista, ottimistico e calligrafico, e ne apre un’altra totalmente nuova, quella di un cinema molto più vicino alla realtà e alle sue tragedie... Un mondo, quello di Ossessione, squallido e cupo, una storia di amore e di morte (gli amanti assassini) raccontata con pessimismo e amarezza ma con grande forza espressiva. Evidente è l’influenza del realismo francese (Visconti era stato assistente di Renoir) e soprattutto quella della letteratura noir americana. Il film, infatti, s’ispira liberamente al romanzo di James Cain Il postino suona sempre due volte.
Il grido di Michelangelo Antonioni
Quattordici anni dopo, nel 1957, un altro dei nostri maestri, Antonioni, realizzerà Il grido, un’opera molto vicina a Ossessione. Il film di Visconti è espressamente citato e di continuo è interrogato come il film di riferimento. Nel Grido vi è un confronto diretto, preciso con Ossessione, anche nei dettagli. Antonioni era rimasto molto colpito, quasi folgorato, da questo film sul piano tecnico. Le tracce sono numerose a cominciare dai due protagonisti, il Gino di Ossessione e l’Aldo del Grido, che sembrano quasi due fratelli gemelli. Anche alcuni passaggi fondamentali del plot sono simili: ambedue i protagonisti sono meccanici disoccupati “on the road” e arrivano in autostop a una pompa di benzina, gestita da una donna sensuale e insoddisfatta, sullo sfondo di un paesaggio nebbioso. Molto simili anche l’ambientazione padana e le atmosfere noir mutuate dal cinema francese…
Le dark ladies del cinema italiano
Una figura centrale in numerosi film noir americani e francesi è quella della dark lady, la donna ragno, la malvagia seduttrice che attira l’uomo nella sua torbida rete e ne provoca alla fine la distruzione...
Anche se in Italia, in campo letterario, la figura della malvagia seduttrice non è affatto sconosciuta, il cinema noir italiano, invece, ha raramente creato vere dark ladies... Due dark ladies del cinema italiano, costruite secondo il modello classico, sono senza dubbio la torbida Giovanna (Clara Calamai) di Ossessione e la splendida e inquieta Paola (una giovanissima Lucia Bosé) di Cronaca di un amore di Antonioni.
La femme fatale
Non mancano invece nel noir italiano le femmes fatales. La dark lady, è anche, sempre, una femme fatale, ma la femme fatale non è necessariamente una dark lady; è piuttosto una seduttrice, spesso inconsapevole, che talvolta con la sua sola presenza, è in grado di modificare profondamente il destino di chi cade sotto la sua influenza, con risultati drammatici o tragici…
Un dark gentleman al posto della dark lady
Nel Delitto di Giovanni Episcopo di Lattuada, uno dei primi noir italiani, tratto dal romanzo di D’Annunzio, invece della dark lady ritroviamo un dark gentleman, un affascinante avventuriero la cui nefasta influenza conduce alla rovina il protagonista.
Germi. Il poliziesco noir, il noir realistico, la black comedies
Tra i nostri grandi autori, Germi è stato quello che, a partire dalla fine della guerra e durante tutta la sua attività registica, ha frequentato il noir con più coerenza e con più successo. Il suo esordio, Il testimone, del 1945, è già un noir che ha ben poco di neorealista e, cosa insolita per quel periodo, nel film tutto sembra essere immerso in un’atmosfera metafisica che può ricordare alcuni noir di Lang sulla colpa e sul destino fatale dei colpevoli. Gioventù perduta, del 1947, è un poliziesco noir d’ispirazione americana, mentre La città si difende, del 1951, rispetto ai precedenti, è un noir realistico alla Dassin. Tra i suoi polar, La città si difende, è il film che più si avvicina ai modelli francesi e americani. Germi scopre per la prima volta la città e la notte, due elementi portanti del “genere”. Il suo capolavoro noir resta tuttavia Un maledetto imbroglio, del 1958, ispirato liberamente a Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda e definito da Germi stesso il primo poliziesco italiano. Il film è dichiaratamente infedele nei confronti di Gadda, ma vi si può riconoscere lo stesso “senso lirico della vanità e del nulla”che, secondo Pasolini caratterizza il romanzo, la stessa “angoscia senza rimedio” di “chi, accettando le istituzioni che crede buone, è costretto ad infuriarsi senza requie contro gli istituti effettivamente cattivi”, forse anche per questo Un maledetto imbroglio piacque molto a Gadda.
Germi vi interpreta, in modo magistrale, il commissario Ingravallo, un uomo d’ordine stanco e scostante, sempre con occhiali da sole e sigaretta, che certamente ha visto e amato molto i noir con Humphrey Bogart e soprattutto quelli con Jean Gabin. Nel film è già evidente un intreccio stilistico fra tragedia criminale e humour da commedia nera di costume che preannuncia le sue straordinarie black comedies degli anni sessanta.
Il poliziottesco degli anni settanta
Il western all’italiana agli inizi degli anni di settanta entra in crisi. Il pubblico rifiuta ormai un genere che, con la produzione di un gran numero di pellicole mediocri, si è andato imbastardendo sempre più. L’elemento comico è penetrato in profondità e lo “spaghetti-western” è diventato la parodia di se stesso. Produttori e registi del western all’italiana, accorti artigiani del cinema popolare italiano, trasformano allora sceriffi e pistoleros in poliziotti, commissari e banditi, tutti dai modi molto, molto spicci; nasce così un nuovo filone, o meglio un nuovo genere, che la critica, un po’ troppo frettolosamente, liquiderà con una definizione piuttosto dispregiativa: il poliziottesco degli anni settanta.
Di questo “genere” sono stati inseriti nella retrospettiva solo alcuni film, considerati i più rappresentativi: La Mala ordina di Di Leo (1973) che s’ispira a un racconto di Scerbanenco, definito oggi uno dei migliori polar italiani del decennio; Milano odia: la polizia non può sparare di Lenzi (1974), interpretato da uno scatenato Tomas Milian, un film crudele, di una violenza cupa e disturbante, che è stato oggi ampiamente rivalutato ed è considerato uno dei più riusciti del poliziottesco; Napoli violenta, sempre di Lenzi (1976 ) per i cultori il capolavoro del regista, il “poliziottesco nella sua forma più compiuta”; la violenza spettacolare è la vera protagonista del film e Lenzi si afferma come il principale autore del genere…
Il noir di denuncia e d’impegno civile
Quando, a proposito del noir italiano, si parla di realismo e d’impegno, è forse utile tener presente che, in generale, dal film noir - quello italiano non fa eccezione - non ci si può attendere un rispecchiamento della realtà “così come essa è” e un discorso “politicamente corretto”. Il noir, per sua natura, tende a estremizzare la realtà in cui viviamo ed è in questo modo che diventa portatore di una sua particolare forma di critica sociale. Fanno eccezione i film noir di denuncia e d’impegno civile, soprattutto quelli di Rosi, Petri e Damiani degli anni sessanta-settanta, opere dallo stile potente, spettacolare e di forte evidenza realistica. Alcuni di questi film sono stati tratti da romanzi di Sciascia, altri s’ispirano alla cronaca di quel periodo (attentati, strategie terroristiche, depistaggi) rielaborata in trame ricche di suspense, di forte impatto emotivo. L’esordio di Rosi, per esempio La sfida, fa propria la lezione del neorealismo e la fonde con quella di Kazan di Fronte del porto e del noir americano. I film di questo filone, tipicamente italiano, al contrario di quanto avviene nel noir tradizionale, francese o americano, sono molto più attenti alla dimensione politica e sociale piuttosto che a quella individuale, come ha ricordato De Cataldo, l’autore di Romanzo criminale. E hanno saputo presentare, con le loro denunce appassionate, un ritratto spietato ma veritiero della società italiana di quel periodo. Tuttavia anche in questi film come avviene di solito nel noir, non esistono personaggi “buoni”, totalmente “positivi”, e persino nei migliori rappresentanti dello Stato, in lotta con la criminalità (commissari, poliziotti, procuratori) vi è sempre ambiguità morale.
La commedia nera
All’interno del vasto panorama del cinema noir italiano la commedia nera rappresenta un filone scintillante, frequentato anche da grandi autori come Germi e Ferreri. Lo sceneggiatore Rodolfo Sonego ha definito la commedia all’italiana una “tragicommedia” in cui “il comico diviene come catalizzatore di molti mali che sono all’interno del tessuto narrativo”. Se si esclude il “neorealismo rosa”, il filone dei Poveri ma belli, la commedia all’italiana già possiede, spontaneamente, elementi noir. In alcuni casi, tuttavia, il noir, come un potente veleno, è penetrato così a fondo da mutarne la natura, da trasformarla in “commedia della cattiveria”.
Divorzio all’italiana, per esempio, il capolavoro di Germi, formalmente conserva lo stile e il ritmo della commedia all’italiana; in realtà ci troviamo di fronte a un acuto violento, sarcastico “pamphlet noir” contro un certo concetto di “onore” e, al contrario delle commedie di Risi e di Monicelli, è impossibile ritrovarvi un solo personaggio positivo.
Nella Donna scimmia, una delle opere più importanti di Ferreri, lo humour nero dell’autore raggiunge punte estreme di cattiveria ma un personaggio positivo tuttavia esiste: l’animalità esteriore della donna scimmia nasconde vera umanità.
Il neo-noir italiano
Gli anni duemila non sono stati teneri con il cinema italiano e la grave crisi produttiva del decennio precedente si è ulteriormente aggravata. Eppure, in questo deserto di sabbia o di ghiaccio, il noir, il neo-noir italiano, è forse l’unico “genere” o “supergenere” che è riuscito non solo a sopravvivere ma anche a dare alla luce film, molto diversi tra loro, di buono o di ottimo livello. Come sempre con il noir, in Italia, in Francia e negli Stati Uniti, si è rivelato determinante il rapporto con la letteratura poliziesco-noir.
Quo vadis baby? di Salvatores, girato in digitale, è tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Verasani. È stato definito “un finto noir dai molti strati”, ma è, in realtà, un noir atipico in cui la ricerca della verità da parte di una detective privata si trasforma in un percorso doloroso di autocoscienza: nella filmografia dell’autore, uno degli esiti più convincenti.
Romanzo criminale - che ricostruisce l’ascesa e la caduta della banda della Magliana - è tratto dal bel romanzo omonimo di De Cataldo. Placido rende omaggio al cinema italiano degli anni sessanta- settanta. Sono ben riconoscibili echi dell’epopea del fuorilegge, alla Leone di C’era una volta il west, del cinema di denuncia e d’impegno civile alla Damiani e alla Petri, e del polar italiano, alla Lenzi e alla Di Leo. La vitalità del noir, in Italia o altrove, è indiscutibile. La realtà ci offre orrori e incubi sempre nuovi: noir e neo-noir sono prodighi nell’assimilarli e nel riproporceli. La condizione umana che viene rispecchiata dal noir, l’"inferno laico" delle sue storie, fortunatamente non sono l’unica realtà possibile per l’uomo contemporaneo. Il noir cerca sempre di convincere lettori e spettatori del contrario e lo fa con strumenti molto efficaci: spesso vi riesce.
Per definire il noir
È stata la critica francese a “inventare” il film noir, definendo con questo termine un fenomeno artistico e produttivo sviluppatosi con grande forza creativa negli Stati Uniti a partire dal 1941, l’anno in cui fu realizzato da Huston The Maltese Falcon, il "mitico" capostipite, tratto dall’omonimo romanzo di Dashiell Hammet. “Anche gli americani fanno film noir”, con quest’articolo di Jean-Pierre Charter, pubblicato nel 1946 sulla Revue de Cinéma, inizia la “vicenda critica” non solo del noir americano, ma anche quella del noir francese e del film noir tout court. Alcuni scrittori francesi avevano però usato il termine “film noir” già alla fine degli anni trenta, riferendosi ai film realizzati durante il Fronte Popolare e ambientati nel milieu criminale urbano. Alla critica francese dobbiamo anche il termine polar (dalla fusione di policier e noir ) una parola vibrante e misteriosa che definisce il poliziesco tinto di nero. Il film poliziesco non s’identifica dunque con il noir e il film noir con il poliziesco. La loro fusione, il polar, conserva diversi tratti in comune con il poliziesco classico ma se ne distingue soprattutto per il modo in cui si pone di fronte al delitto e al delinquente. Nel poliziesco gli uomini della legge sono generalmente presentati come onesti, coraggiosi e insensibili ai tentativi di corruzione, nel polar, invece, sono tutti sullo stesso piano dei criminali. Nel poliziesco il delitto è visto dal di fuori, dal punto di vista della polizia e degli investigatori, quindi in modo razionale, nel noir e nel polar viene indagato dal di dentro, dal punto di vista criminale. E alle motivazioni e alla psicologia di chi ha commesso delitti o si è comportato in modo perverso e distruttivo, viene riservata una notevole attenzione. A differenza del western e del war movie, generi basati sull’azione, o del melodramma, che si occupa di sentimenti, il noir dà grande importanza a ciò che l’uomo sogna, ai suoi pensieri e alla sua immaginazione "desiderante".
Se un poliziesco classico e un polar sono messi a confronto, si vedrà che ambedue partono dagli stessi presupposti (un delitto, un detective, un colpevole) per arrivare però a risultati molto diversi: nel primo caso al trionfo della razionalità, della logica, della scientificità dell’indagine, nell’altro al riconoscimento della debolezza dell’intelletto e della volontà e delle loro incertezze, con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
L’affermarsi del noir - romanzo e film - ha messo in crisi il poliziesco classico con la sua razionale ricerca del colpevole di stampo positivista e lo ha radicalmente trasformato: non più gioco per menti sopraffine, destinato a rassicurare alla fine lettore e spettatore con il ripristino della legalità e dell’ordine; decisa immersione invece nella mente criminale e descrizione sempre più spietata, fino al sadismo, dei meccanismi psichici che annientano l’uomo e lo spingono all’atto delittuoso, imprigionandolo in una rete vischiosa e assurda, senza nemmeno, dietro, sopra o sotto, la presenza "rassicurante" di un demiurgo negativo preposto a tirare le fila (se Dio è morto, anche Satana è deceduto).
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