Bruno Davert è un chimico specializzato nel settore del riciclo della carta. Dopo quindici anni di lavoro viene improvvisamente licenziato. La ricerca di un nuovo impiego all’altezza del precedente si rivela impresa tutt’altro che semplice. Apertasi una possibilità di lavoro nell’’Arcadia Corporation, una multinazionale cartiera, Bruno decide che l’unica soluzione per ottenere il posto è di eliminare tutti i possibili concorrenti…

Efficacissimo in larga parte. Efficacissimo ma leggermente prolisso. Leggermente prolisso ma anche capace, quando serve (cioè spesso…), d’essere duro e freddo come un diamante, ma soprattutto capace di abbracciare più piani: quello singolo rappresentato da Bruno, vera e propria mente pericolosa che un giorno inizia ad ammazzare e la cosa finisce col sembrargli come fare zapping davanti alla TV (parole sue…), quello famigliare, moglie e due figli, infine quello economico che prende il nome di delocalizzazione (anziché continuare a produrre qua a costo 100, d’ora in avanti lo produco là a costo 30…), elemento quest’ultimo che da l’abbrivio all’intera vicenda.

Disturbante a tratti, più quieto, quasi innocuo, in altri, Cacciatore di teste è tutto questo.

Quando si tratta di disturbare vi riesce benissimo perché utilizza con abilità sia l’espediente che consiste nell’adozione di un unico punto di vista (quello della mente pericolosa per intenderci…) così da precipitare chi guarda in una sola logica, logica che se da un lato si vorrebbe rigettare in virtù di un sentimento di pietà per le povere vittime, dall’altro rimane cosa tutt’altro che semplice da realizzare pena l’uscita dell’attenzione dal film stesso, sia l’inizio in media res che ci scaraventa di colpo dentro la storia.

 

Chi si salva alla fine in questa storia palesemente impazzita in un contesto altrettanto impazzito (ma che non sembra…)? Forse nessuno. Né chi sta in alto, né chi sta in basso. Non i vertici aziendali, ma nemmeno i lavoratori, non gli adulti, tanto meno i giovani (notare come la famiglia si compatti quando si tratta di difendere l’adolescente deviante…).

 

Con Cacciatore di teste Constantin Costa-Gavras realizza un ritratto caustico e spietato dell’oggi e in parte del domani, con una spietatezza inarrestabile che chi coltiva ancora un briciolo di fiducia nel genere umano troverà aberrante, mentre al contrario chi ha perso anche quel briciolo troverà giusta in modo accattivante.

Chiude il film con un’immagine a due (Bruno e una giovane donna seduti in un bar), molto enigmatica al contrario della storia che è stata lineare al massimo, chiusura sulla quale le scommesse sono aperte, anzi apertissime (forse "chi di Luger ferisce di Luger perisce"?).