Anno nuovo, visione dal limite nuova. Non più solamente film, ma anche libri on the edge. La bordata di apertura dell’anno elettorale 2006? L’opera meta-politica più dura e micidiale della decade: NOI SAREMO TUTTO (Mondadori Strade Blu, 2005), con il quale il sempre formidabile Valerio Eymerich Evangelisti ancora una volta riesce a spiazzare tutto e tutti.
In caso qualcuno di noi non se ne fosse ancora accorto, lo Zio Sam non è manco per nulla quel simpaticone che arriva alla domenica mattina portando pollo fritto del Kentucky e apple pie. Al contrario, l’essenza profonda dello Zio Sam è un coacervo di mafia omicida, fascismo squadrista, sindacalismo da suburra e capitalismo vampiresco. That’s damn straight, people: time to wake up to the American Nightmare! E questo fatale “incubo americano”, Valerio Evangelisti lo sbatte in faccia al lettore nemmeno delle prime pagine ma addirittura dalle prime righe di NOI SAREMO TUTTO.
Porto di Seattle, Washington, 1920. Il mattatoio della Prima Guerra Mondiale sta ancora grondando, il disastro della Grande Depressione è ancora lontano e le idee marxiste scaturite dalla Rivoluzione d’Ottobre approdano fino alla remota costa americana del Pacifico. A questo sorgere del sindacalismo politicizzato si contrappone la subdola quanto brutale reazione del padronato assolutista post-Rivoluzione Industriale. Dai pestaggi sui moli, lo scontro tra Union & Counter-Union dilaga come una medusa nelle strade, nei vicoli, nei bar. E’ questo il terreno di coltura più fertile per la proliferazione di ogni sorta di feccia.
Per quanto appena adolescente, Eddie Lombardo promette già molto bene quale principe degli scarafaggi in training. Ignorante, carognesco, viscido, violento e fascista fino al midollo, Eddie ha già voltato le spalle alla sua famiglia, al suo retaggio di immigrato italiano, alla sua storia di oppresso ed è più che deciso a raggiungere le più alte cime abissali dell’infamia. Non è un caso che venga immediatamente addocchiato dai mafiosi che gesticono il crumiraggio per conto dei colletti bianchi. Né è un caso che sia tra i prescelti per il cuneo di sfondamento del fronte sindacale di San Francisco, l’altro grande porto americano dell’Ovest.
Re-inventatosi come Eddie Florio, il nostro procede nella sua crociata nel cuore tenebra della coscienza, cieco ma non per per questo meno compiacente strumento del liberismo più crudo e più spietato. Organizzatore di crumiri, sindacalista da trivio, picchiatore a tassametro, killer a cottimo e maniaco pervertito a tempo pieno, Eddie Florio sembra non conoscere limite superiore nella sua irrestibile ascesa. Adesso, siamo ormai negli Anni ‘30, Eddie tratta direttamente con i Big Boys, l’intera genia di banchieri a industriali arruffoni che strapparono gli ultimi brandelli di carne dal teschio dell’America amara post-Depressione e che ingrassarono con il New Deal di Roosevelt. E’ l’epoca dell’orgia del crimine organizzato, ed Eddie ci sguazza dentro come un ratto da cloaca in un collettore fognario. Ha potere, soldi, amanti. E’ conosciuto, temuto, odiato. Quello che non è, che non potrà mai essere, è rispettato.
Da San Francisco, lo scenario si sposta a New York, city empire, mecca dei soldi grossi fatti con le commesse della Seconda Guerra Mondiale e con il mega-trasporto marittimo verso i fronti europei. Per Eddie Florio, è l’Olimpo. Conosce Lucky Luciano, Vito Genovese, Meyer Lanski, l’intero gotha di Cosa Nostra. Diventa un fervido sostenitore della caccia alle streghe comuniste gestita dalla famigerata Commissione per le Attività Antiamericane del Senatore Eugene McCharty. Eddie Florio è certo che l’albero della cuccagna non cesserà mai di dare frutti avvelenati, giusto?
Sbagliato, maladettamente sbagliato.
La guerra finisce, McCharty tramonta, la mafia va in crisi, il governo federale comincia a ficcare il naso dovunque e comunque. Interrogato dalla Comissione Kefauver sul crimine organizzato, Eddie accetta suo malgrado un patteggiamento che lo porta, anche se per poco, nel crudo penintenziario di Rikers Island. Non è più nell’Olimpo, ormai, Eddio Florio. E’ solo un ex-qualcosa, un nessuno tornato a essere nessuno. Avrà un ultimo sussulto di demenza perversa prima della Gotterdammerung conclusiva, degenerando poi in un collasso orribilmente tormentoso ma anche beffardamente meritato.
Con NOI SAREMO TUTTO – motto tanto presentuoso quanto deviato del sindacalismo criminale – Valerio Evangelisti si riconferma (non che ce ne fosse bisogno) come una delle voci più uniche, versatili e determinate della narrativa contemporanea non solo italiana.
Basato su accurate ricerche storiche, scritto con un nerbo metallico al punto da risultare quasi entomologico, NOI SAREMO TUTTO è un’epopea nel lato oscuro dello spirito umano tra le più sinistramente inquietanti e al tempo stesso mortalmente reali degli ultimi anni. Sbeffeggiando ogni fasulla political correctness, Evangelisti impernia le sue oltre quattrocento pagine su un protagonista degenerato e repellente, figlio bastardo di un demone minore. Ma al di sopra di ogni altra cosa, la parabola al nero di Eddie Florio emerge come una acida, impietosa metafora di come l’America dei pionieri si sia disgregata nell’America della mafia e infine crollata nell’ameriKa che esporta demoKrazia a suon di bombe al napalm.
There you have it, people: un libro aspro e grandioso, assolutamente da non perdere. Truly on the EDGE!
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NOI SAREMO TUTTO, Valerio Evangelisti, Mondadori Strade Blu
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