Care aspiranti spie, la prima lezione col truce Nero l'avete seguita e, spero per voi, anche acquisita.

Non rilassatevi, però, perché l'intervistato di oggi non è "un" semplice professionista.

È "il Professionista" !

Ciao Stefano. In queste interviste alla "SFL - Segretissimo Foreign Legion", parto sempre chiedendo al membro del Team "sotto interrogatorio" le circostanze del suo reclutamento. In realtà, nel caso tuo, come in quello di Signoroni, la presenza nella "Ditta" è precedente alla nascita di questo progetto di "autori sotto copertura". Stephen Gunn entra in collana infatti già nel 1995, con la prima avventura del Protagonista: RAID A KOURU. Certo, ci avevi già pubblicato SOPRAVVIVERE ALLA NOTTE come Di Marino e IL SOGNO DELLA TIGRE come Frederik Kaman. Dai, su, un minimo di anedottica a riguardo...

Stefano Di Marino
Stefano Di Marino
In verità da tantissimo tempo anelavo a entrare tra gli autori di Segretissimo. Ma forse per inesperienza, forse perché non ero nel “giro” avevo sempre trovato la porta chiusa. Poi nel 1990 pubblicai Per il sangue versato (Mondadori) e cominciai a essere preso un po’ più sul serio, magari non nella redazione di Segretissimo visto che i romanzi successivi erano sì spy story ma per una ragione o per l’altra li pubblicai altrove. Fanno parte di quel Ciclo Corso che fondamentalmente comprende Pista cieca (prima edizione Oscar 1993 ma scritto almeno tre anni prima, una vicissitudine editoriale che non vi dico… ma la soddisfazione è che l’edizione definitiva riveduta e corretta uscì su uno speciale di Segretissimo, qualche anno fa) e che segna la nascita dello pseudonimo Stephen Gunn, Giungla mortale (Metrolibri 1992), e Lacrime di drago (Mondadori in Omnibus con il mio nome nel 1994). Di fatto in quegli anni pubblico su Top Secret della Garden diversi romanzi tra i quali il serial che sarà la prova generale del Professionista, con un eroe italiano che si chiamava Julius Colleoni. Tutti erano firmati però Frederick Kaman, nom de plume che riprenderò poi per Il sogno della tigre che uscì dopo i primi due Chance nel 1996. Era un remake di Le tigri di Mompracem (e qui non si capisce perché ho dovuto firmarlo con uno pseudonimo). In ogni caso il primo Segretissimo ufficiale era proprio Sopravvivere alla notte che aveva un eroe greco-cipriota ma si svolgeva in gran parte in Italia, così come in Italia e con eroe italiano era L'ombra del corvo (Sperling 1997), il seguito di Pista cieca, e che… be’, lo vedrete in seguito… dopodiché la produzione su Segretissimo ha sempre seguito la doppia strada il Professionista (firmato Gunn) e Vlad (LeNormand). Però di Chance sono usciti due racconti Ladri di donne (La Rivista del mistero) e Il tatuaggio Khmer (Killers & Co.) firmati Stefano Di Marino. Del resto se leggete con attenzione il frontespizio di Corsican option, riedizione TEA di L’eredità cargese secondo episodio della serie Il Professionista, capirete diverse cose…

La tua impronta sulla collana Segretissimo non si limita alla massiccia presenza narrativa...

No, dal ’95 al 2000 ho curato le scelte della collana anche se l’editore mi disse che non poteva scriverlo da nessuna parte, poi ho continuato a collaborare con Sandrone Dazieri come consulente sino al 2003. In questo periodo posso vantarmi di due serie che ho contribuito a far pubblicare e di cui sono particolarmente fiero. La prima è la riedizione completa del ciclo di Largo Winch di Van Hamme lasciata incompleta da Del Buono negli anni '80 e che mi ha dato ragione visto il successo ottenuto poi dal fumetto e dalla serie televisiva. Tra l’altro ritengo Van Hamme uno dei migliori sceneggiatori di romanzi-fumetti oggi in circolazione. La serie Vlad, tra l’altro, è anche un omaggio al suo XIII. La seconda serie è quella dello Sniper di Altieri. Personalmente ho ospitato Kane come guest star in un episodio del Professionista (La vendetta del marsigliese) ma spero che presto potremo leggere una nuova avventura di questo personaggio. In seguito ho caldeggiato la nascita della Legione Straniera degli scrittori italiani, in particolare ricordo Cappi al quale proposi di presentare una scaletta con un personaggio femminile (che allora mancava) a Sandrone e che, dopo mezz’ora, mi chiamò dal cellulare con un’idea già in testa. Un mese dopo il romanzo era già scritto. E cosa abbiamo da imparare noi italiani? Queste sono professionalità e creatività unite, ovverosia fare il tutto con ciò che si ha a disposizione (inventiva e volontà di riuscire).

Pur nell'evidente rispetto degli stili personali e delle preferenze in termini di espressione narrativa, inevitabilmente Segretissimo richiede ai suoi autori di conformarsi agli attuali connotati distintivi della collana. Inoltre, si nota come tutti abbiano optato per la serialità, con protagonisti ben definiti che noi lettori impariamo a conoscere nel tempo, su più episodi. Analizziamo dunque questo fattore seriale. Come affrontarlo? E ancora: opportunità e pericoli di questa scelta.

Sulla serialità potremmo scrivere per giorni. Per approfondire vi consiglio di fare un salto sul mio sito (www.sdmactionwriter.com) e scaricarvi l’articolo che accompagna la prima ristampa in TEA del primo Professionista, anzi, compratevi Commando Ombra così contribuite anche alla causa… Scherzi a parte, ho sempre ritenuto che Segretissimo esigesse un personaggio seriale, da ritrovare spesso con comprimari e situazioni fidelizzanti. Diciamo, e questo è sempre il consiglio che ho dato agli aspiranti autori, che è come girare un telefilm. Avete una gabbia costituita dal personaggio, dal suo ambiente e da certi canoni che si ripetono (non potete fare una volta un jamesbondone e una volta un le Carré) e soprattutto un numero limitato di pagine, di solito 250 cartelle. Se volete scrivere il romanzo della vostra vita, non è la collana adatta, né per voi, né per il pubblico. Ma è un’ottima palestra perché insegna a lavorare con regolarità, a sfrondare ciò che è inutile e comunque vi portate a casa sempre i vostro 8-9000 lettori il che non è affatto male, ve lo dico io…

Stephen Gunn e Xavier LeNormand sono i tuoi alias per Segretissimo (in realtà, Gunn è operativo su più fronti). Sono in qualche modo differenti questi narratori dall'autore Stefano Di Marino? O sono differenti solamente Chance, Vlad e tutti gli altri protagonisti a cui hai dato vita?

No, in realtà sono facce di una stessa personalità: la mia. Un po’ si assomigliano anche se ho cercato di diversificare un po’ il tono delle loro avventure. Vlad è più cupo, più noir, Chance, almeno all’inizio, era più Bond. Adesso… be’ dopo l’11 settembre non si possono più scrivere spy story di un certo tipo, siamo sempre più calati nella nostra realtà che non è poi così glamour. Ma certe differenze caratteriali restano. Anche perché Chance è un solitario mentre Vlad in qualche modo è una saga di gruppo, c’è la squadra fissa con delle sottotrame che ritornano (per esempio i rapporti tra Ving e Naomi).

Le strade di Chance e Vlad si incroceranno mai?

Per il momento non è previsto, però io tendo a concepire il mio universo narrativo come un unicum, per cui… Il problema sarà quando si troveranno a competere per la stessa donna… (Secondo me la sfanga il vecchio Chance)

Il professionista è arrivato, con il numero di novembre 2004 di Segretissimo, al suo diciannovesimo episodio: Vivere nel buio. I Lettori hanno però anche l'opportunità di scoprire, o rivivere, le sue avventure, andando in libreria. Nel luglio scorso, infatti, la TEA ha distribuito un'edizione riveduta e aggiornata di Raid a Kouru, con il titolo Commando Ombra. A breve la seconda puntata: Corsican Option. Una bella soddisfazione, no?!

Puoi dirlo forte. La ristampa delle avventure del Professionista in un’edizione che sta in libreria oltre il singolo mese di uscita è un riconoscimento, anche per il lettore che vuole recuperare le prime storie. Per questa ragione sono avventure parzialmente riscritte, totalmente riviste con una veste grafica che, pur restando nel paperback popolare trovo più che accattivante. Poi ci sono interventi in più, insomma quando viene cambiato il nuovo titolo si giustifica. Da questo secondo Corsican Option il testo è firmato ovviamente Stephen Gunn ma con un’importante parentesi (Stefano Di Marino) che chiarisce un po’ le cose e ne prepara altre…

IERI
IERI

OGGI
OGGI
Gunn e LeNormand non sono gli unici scrittori "tradotti" da Stefano Di Marino…

No, se ti riferisci agli pseudonimi per cui era stata adottata questa formula del “traduzione di” per conservare almeno qualcosa dell’autore. Etienne Valmont ha firmato una saga in tre capitoli di cappa e spada Jasmine pubblicata da Sperling tra il 2000 e il 2002. Qui però ci fu un cambio di editor e la serie partita per essere un po’ un contraltare di Chance al femminile fu virata più verso il sentimentale. Siccome in progetti simili è quasi sempre l’editore ad avere l’ultima parola (un po’ come il produttore che finanzia il film) non sono troppo contento del tono generale dei tre romanzi. È un progetto e un personaggio che mi piacerebbe riprendere con maggiore libertà… Poi ho firmato Jordan Wong Lee un romanzo che mi è particolarmente caro, L’ultima imperatrice che è un omaggio al cinema e alla tradizione wuxiapian del cinema di Hong Kong. Anche qui pseudonimo imposto ma forse giustificato visto che il volume, uscito nell’estate 2001, vendette tutte le sue 8000 copie.

Stefano Di Marino e il cinema.

Mi riallaccio proprio a L'ultima imperatrce ma il discorso vale per tutta la mia produzione. Io guardo tantissimo cinema oltre a leggere libri e fumetti e non solo del genere che scrivo. L’ho detto più volte, ogni volta che scrivo un libro è come girare un film, oltre che regista e sceneggiatore sono costumista, maestro d’armi, faccio addirittura il cast, con attori noti e facce di gente comune. Il fulcro è la visualità di ogni scena, ogni dialogo lo sento prima come se fosse recitato. Ovviamente narrativa per immagini e scrittura sono due mezzi diversi, ma sarebbe inutile negare l’influenza che ha avuto il cinema sulla mia scrittura. Cercare le fonti ci richiederebbe un’intervista a parte…

"Una sola regola, nessuna regola" è il motto che campeggia sulle copertine del Professionista. E le regole per scrivere un buon action-thriller spionistico?

Mah… fondamentalmente conoscere molto bene l’argomento e questo significa aver letto e visto un po’ tutto quello che c’è in giro, non solo di fiction. Seguire la cronaca, leggere testi specifici, insomma documentarsi e alimentare la fantasia che è un requisito fondamentale. Sapere, come faceva De Villiers, cogliere in anticipo certi segnali per imbastire delle vicende che si riallaccino alla realtà e magari ne prevedano qualche sviluppo. E poi… scrivere, un poco ma tutti i giorni. Meticolosamente ma con passione. Fatevi scalette molto precise e poi rispettatele solo se vi sembra necessario, ma sappiate sempre dove volete arrivare con la vostra storia.

La tua produzione narrativa è vasta e felicemente eclettica, per quanto sia evidente una predilezione per il gusto avventuroso, qualunque sia il genere che cavalchi. Una domanda forse imbarazzante: c'è qualcosa che ti piacerebbe scrivere, ma che - almeno un po' – "temi" di affrontare?

No, fondamentalmente no. Io volevo scrivere un po’ di tutti i generi e credo che l’unico che non ho toccato sia il mystery inglese che per me è troppo macchinoso e, di fondo non mi interessa. Ho la soddisfazione di aver scritto un po’ tutte le storie che volevo raccontare. Certo che un bel western… o un medioevale gotico…. Ma chissà…

Di Marino non si accontenta di essere un romanziere, però...

Una volta vivevo per realizzare il sogno di diventare uno scrittore… adesso… Be’ il mio obiettivo principale è costruirmi la mia vita, le mie esperienze, viaggiare, conoscere posti e persone che valga la pena di vedere. E consiglio di farlo anche a tutti i lettori e aspiranti scrittori. La narrativa non è una fuga dalla realtà, anche quella d’evasione è una riflessione sulle proprie esperienze e se uno non fa esperienze ha poco da scrivere. Anche se nel nostro campo trasfiguri tutto, ogni evento si trasforma in un fatto più drammatico, spettacolare. Anche i sentimenti. D’altro canto la mia attività professionale ruota intorno ai libri visto che per anni sono stato traduttore, curatore, redattore e oggi svolgo quasi a tempo pieno l’attività di consulente editoriale.

I tuoi titoli preferiti nel thriller e affini?

Difficile fare una lista così. Ti dico le cose lette negli ultimi mesi. L’impero dei lupi di Grangè, L’uomo di Siviglia di Wilson, A pale horse coming di Hunter (lo leggerete in italiano), Pioggia nera su Tokyo di Barry Eisler, Le notti di Tokyo di Mo Hyder, Digital fortress di Dan Brown (sì, quello del Codice Da Vinci), Complotto di Ludlum (non lui ma il pool di scrittori che continuano a sfornare ottimi titoli a quattro anni dalla sua morte) e Un altro giro di giostra di Terzani del quale raccomando l’opera omnia, soprattutto Un indovino mi disse. Se proprio vogliamo tuffarci un po’ nel passato ripescatevi La sirena rossa di Dantec, ci sono un sacco di cose da imparare. Poi uno dei miei preferiti è un romanzo inedito in Italia di Marc Olden, Giri. Sull’Oriente c’è la bella serie di Anne Ranbach di cui ho tradotto Tokyo atomica, ma il migliore è Tokyo caos inedito da noi. E poi, se volete spaventarvi, tutto il Brussolo medioevale. Vedi che non finiamo più? Ultimo consiglio la serie di Kurtz di Dan Simmons, non è fantascienza, sono dei noir di cui il primo Hard case (gli altri sono Hard freeze e Hard nails) è stato pubblicato nei Gialli Mondadori.

Ritorniamo alla spy story. Come vedi la situazione dello spionaggio (canonico, contaminato o contaminante) di produzione italiana? Uno sguardo al presente, una previsione per il futuro. Possibilità di esportare qualche titolo?

Mah… qui ho qualche dubbio. La scuola italiana è nata forzatamente come imitazione di prodotti già esistenti e stranieri. La situazione è un po’ quella dei poliziotteschi anni ’70 al cinema, si scimmiottavano i thriller americani a volte con ottimi risultati. All’estero i lettori dagli italiani si aspettano De Carlo… Bisognerebbe scrivere una spy-story realmente europea, con un taglio nuovo…

Concisamente: cosa stai leggendo e, soprattutto, cosa stai scrivendo?

… che è esattamente quello che sto facendo (vedi risposta precedente). Ma non penso al mercato estero che, se ci sarà, sarà il benvenuto. È una storia molto impegnativa come intrigo e numero di pagine, mi piace molto scriverla quindi spero che piacerà a voi leggerla. Uscirà nel 2005. Di più, per il momento non dico. Leggere… per lavoro e piacere leggo circa 20 romanzi al mese, ti puoi immaginare… le cose che mi sono più piaciute negli ultimissimi tempi sono la serie di Anita Blake di Laurell K. Hamilton, un horror d’azione veramente originale, Amazzonia di Rollings e a fumetti ho scoperto la serie Niklos Koda, una spy-story con risvolti magici. L’avevo snobbata poi l’ho letta tutta di fila e mi è piaciuta moltissimo.

Ti saluto e ti ringrazio. Lascio a te l'onere e l'opportunità di chiudere l'intervista. Questa missione è sostanzialmente conclusa. Hai l'ultima cartuccia prima di ripiegare. Usala, se lo ritieni opportuno.

L’ultimo colpo non si spreca mai. Un invito ai lettori. Fate bene a comprare i best seller ma quando entrate in libreria prima passate un po’ di tempo tra gli scaffali, magari scoprite qualcosa di altrettanto buono…

In libreria a febbraio 2005
In libreria a febbraio 2005