William è appena uscito di prigione. Accusato di crimini informatici, commessi per coprire il suo migliore amico. Che andava a letto con la sua donna. Alex, che invece andava a letto con la donna del suo capo. Karl. Freddy. Angelo. Tutti criminali di bassa lega, tutti disperati.
Eppure sono stati convocati da La Gorgone, imprendibile criminale mascherato, per tentare la rapina che gli permetterà di concludere la sua carriera criminale: un attacco alla Matrioska, una banca iper-tecnologica, all’apparenza assolutamente impenetrabile.
Ma la squadra reclutata dal misterioso personaggio potrebbe avere qualche possibilità di farcela. Ma non per le loro abilità: “Vi ho riunito non perché siete i migliori, ma perché siete finiti. Non avete più niente da perdere, e la disperazione è un eccellente combustibile”.
Come spiega la Gorgonie, di fatto sono già morti. Se accettano di collaborare con lui, hanno una possibilità su due di cavarsela. E a denti stretti, questo manipolo di disperati accetta.
Questa la trama di Break Point, fumetto pubblicato in Francia da Albin Michel e scritto da Philippe Saimbert, che intesse una trama noir incentrata sul classico tema della rapina in banca, percorrendo le “tappe” tipiche della narrazione di questo tipo di evento, e che, come in molti film del (sotto)genere, da Rapina a mano armata di Kubrick a Le iene di Tarantino, utilizza una narrazione non lineare, interrotta continuamente da flashback; ma soprattutto, come avviene tipicamente nel cinema noir, la storia comincia quando i giochi sono già conclusi, con i protagonisti tutti (o quasi) morti (o quasi) e poi si riparte a narrare dal principio.
Andrea Mutti, già disegnatore di Nathan Never, adotta un tratto già usato con efficaci risultati in Arrivederci amore, ciao, scritto da Luca Crovi e tratto dall’omonimo romanzo di Carlotto, con una composizione della pagina molto classica, con una gabbia che a volte ricorda un bonelliano su quattro strisce.
La colorazione di Busacchini dà una cifra stilistica inconfondibile a questo fumetto, con un’insistenza su un monocromatismo grigio e “malato”, con il risultato di creare un’atmosfera opprimente e pesante, in cui le punteggiature e le solitarie strisce di luce aggiungono un effetto di perenne “umidità”, di corpi e oggetti costantemente bagnati dalla pioggia (in certi passaggi, paradossalmente ed espressionisticamente, anche in ambienti chiusi), come nella migliore tradizione noir.
Una lettura appassionante e intrigante, assolutamente consigliata agli amanti del buon fumetto e del noir in ogni sua forma.
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