“I fumetti non li so leggere”.
È questa la dichiarazione ufficiale, la formula di scusa che gli adulti, e particolarmente i genitori, hanno usato troppo spesso per spiegare la loro difficoltà nei confronti di certe letture dei figli.
Una frase strana, insensata.
Però allo stesso tempo involontariamente, una frase che ha un suo perché.
Nessuno direbbe mai “i film non li so vedere”, “non so osservare un quadro”, “non so ascoltare la musica”, anche se non ha studiato la grammatica del cinema, la tecnica della pittura o non sa distinguere una scala diatonica da una cromatica.
Il busillis, quindi, sta proprio nel fumetto […]
Con queste parole di Max Brighel, critico e curatore di svariate testate supereroisitiche per Paninicomics, si mette in evidenza come il fumetto non sia ancora percepito da tutti come un linguaggio a se stante come lo sono la pittura, il cinema e la musica.
Così come Brighel anch’io ritengo che questa convinzione sia errata.
Nonostante infatti il fumetto sia una mescolanza di svariati linguaggi come il disegno e la scrittura, ha prerogative e metodi di rappresentazione propri.
Con questa rubrica cercherò pertanto di smentire tale convinzione illustrando con esaurienti dossier, oltre alle trame delle storie dei personaggi a fumetti legati al giallo o al noir presi in esame, anche la loro collocazione storica e il loro legame con altri media.
Vorrei infine esortare i lettori a non limitarsi a rivestire un ruolo passivo, suggerendo alcuni spunti e perché no a partecipare in prima persona alla stesura di articoli che verranno inseriti all’interno della rubrica.
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