Scandito in cinque diverse parti, corrispondenti a diverse fasi “alchemiche” vissute dalla protagonista (evidenziate, in particolare nella prima, seconda e quarta parte, dai tre colori fondamentali dell’alchimia, nero, bianco e rosso), Lascia che guardi è il romanzo d’esordio di Manuela Maddamma, studiosa di filosofia specializzatasi in Storia delle dottrine esoteriche e mistiche alla Sorbona di Parigi. L’opera narra la progressiva rinascita interiore di Maddalena Aragona, abbandonata dal marito Silvio durante la loro permanenza a Parigi, grazie anche a una ricerca parallela che la giovane donna sta compiendo come laureanda nella Ville Lumière, incentrata sulle influenze dell’esoterismo nella letteratura del Novecento. Affiancata dalla figura quasi paterna dell’egittologo Boris, amico del defunto filosofo e pittore dadaista Julius Evola, Maddalena procede nella vita come nello studio tuffandosi nei meandri della psiche, in una Parigi nera segnata dalla morte, il lutto per il rapporto interrotto con il marito che attende di essere elaborato e trasformato in nuova linfa vitale. Alle prese con un professore reticente, che forse le nasconde qualcosa di importante su Evola e su altri fautori di un esoterismo più autentico e rivelatore, Maddalena decide di seguire il proprio istinto di trasformazione indagando su alcune carte e su dipinti misteriosi, ricollegabili a una famosa riunione esoterica che ebbe luogo a Roma nel 1921, quando lo spettro del fascismo incombeva sull’Italia e sulla libertà. La ricerca, filosofica ma insieme personale, condurrà Maddalena in nuovi territori geografici e della coscienza: Firenze, luogo dell’epistolario Papini-Reghini ma anche terra del bianco, depositaria di un’energia necessaria per allontanare lo spettro di Silvio e proseguire il cammino; Cefalù, luogo dell’apparente riposo che si tramuta in scoperta finale, rosso e duplice come l’unione degli opposti Rex e Regina, anima e spirito, Magdala santa e prostituta, vera dimora della trasformazione che è embrione, figlia ormai viva e pulsante nel ventre reso fecondo da Silvio come dalla magia. E Roma infine, luogo non solo della Fondazione Evola ma soprattutto luogo del ritorno e dell’addio, suggellato da una lettera attraverso cui traghettare se stessa e l’amore perduto nel futuro, con la consapevolezza che “La magia è vivere a tal punto secondo natura da poterla comprendere” (come detto nell’epistolario Papini­-Reghini).

Scritta con un linguaggio febbrile e insieme delirante, teso a voler ricreare la frastornata confusione della protagonista, sfinita dalle continue minacce che la vita e lo studio sembrano riservarle, Lascia che guardi è un’opera promettente, che rivela le indubbie doti di Maddamma per una scrittura in chiave intima e mistica insieme, pur nei limiti di una trama non sempre svolta in maniera convincente e compatta. La parte più riuscita del libro è sicuramente quella su Parigi, caratterizzata da una scrittura densa in cui l’autrice riesce perfettamente a dosare gli elementi sospesi e oscuri insiti nell’atmosfera e nelle persone incontrate (la memorabile Ariel; il fugace ed etereo incontro con Igor, compagno di corso all’università) con la sensualità violenta che il ricordo del marito Silvio risveglia in una Maddalena disorientata dal naufragio parallelo della sua vita e della ricerca universitaria, apparentemente entrambe senza via di uscita. Altrove, soprattutto nella parte su Cefalù, l’equilibrio fra dramma personale e trama esoterica sembra sfaldarsi in sprazzi di intensità erotica, più o meno indotta da trance improvvisa (il bagno e le conversazioni con l’amico Emanuele), e in sfuocate visioni rivelatrici (l’incontro con Ugo Bosco; l’invocazione-apparizione della Grande Bestia preconizzata da Alistair Crowley) che risultano spesso - forse volutamente? - poco chiare, compromettendo però lo svolgimento della trama, peraltro non sempre ben sviluppata sul piano dei personaggi secondari (in particolare, il professore francese e la sua perfida “aiutante” Nadja, poco credibili come persecutori di una studentessa inconsapevole delle proprie doti di catalizzatrice di energia occulta).