Nel marasma letterario che avvolge ogni nostra entrata in libreria è facile finire per osservare e valutare l’acquisto delle sole novità. Il reparto thriller è sempre ricolmo di nuove uscite e così si rischia di perdere di vista alcune chicche imperdibili che il passato e pochi attenti editori hanno saputo conservare per noi. Diciamolo subito: Raymond Chandler è un grandissimo della letteratura del ‘900. Prosa e stile elegantissimi, ancora attuali e velati da una magnificente aura vintage. Gli appassionati del noir e della bella scrittura non possono prescindere da quest’autore, pena la sopravvalutazione di autori moderni che hanno sì capacità e talento ma che spesso si limitano a ripetere (spesso con risultati inferiori) temi e stili presentati cinquant’anni prima da autentici mostri di bravura. Il Grande Sonno è la prima tappa della epica saga di Philip Marlowe, il celebre private-eye portato anche sul grande schermo da Bogart (ma non solo), ed è una storia che presenta tutte le caratteristiche tipicamente chandleriane. Assunto da un ex generale in pensione per sventare un tentativo di ricatto, Marlowe si troverà invischiato in una sordida storia di perversione sessuale, dove quasi nessuno è pulito e sincero. n romanzo segnato dall’assenza di colori forti, intriso di decadente atmosfera malinconica, ricolmo di stereotipi del genere hard boiled come le misteriose e insidiose dark ladies, gli sgherri cinici e corrotti al soldo di riccastri disonesti, una degradata piccola umanità che soccombe al potere del più forte. In questo affascinante contesto Chandler inserisce un personaggio forte e carismatico come Marlowe, agro come un vino di 38 anni ma con precisi e personali vincoli morali. Il risultato è un ensemble di raffinata letteratura noir che solo pochi Grandi possono oggi esprimere.
Chandler è il Re delle metafore e delle maniacali e pungenti descrizioni dei personaggi e delle situazioni: solo per queste due cose, entrambe ai massimi livelli, merita la lettura: “Sotto gli ultimi stracci di nebbia, la risacca si gonfiava e spumeggiava quasi senza rumore, come un pensiero che tenti di formarsi ai margini della coscienza.” Nei suoi scritti si incontrano paragoni acutissimi, sornioni, bastardi, colti, spiazzanti. “Guardava con due occhi passabilmente onesti, ma il mento gli latitava come quello di un coniglio.” “Le orchidee sono orribili. La loro carne somiglia troppo alla carne umana, il loro profumo puzza di corruzione come una puttana.” Connolly e Lansdale (per fare due nomi e seppur in ambiti letterari leggermente diversi) cinquant’anni dopo hanno raccolto a piene mani. Il Grande Sonno è un bel noir che potrebbe anche non soddisfare tutti (i lettori veloci potrebbero trovarlo un po’ barocco) ma che si porta dentro la classe e l’eleganza dell’immortalità.
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