Ci vuole uno scrittore per capire fino in fondo uno scrittore? Forse sì. C'è da dire però che, di primo acchito, due autori come H.P. Lovecraft e Michel Houellebecq sembrano essere ai poli opposti dell'arco letterario. Intanto per i numerosi decenni che li separano: (Lovecraft muore nel 1937, Houllebecq nasce vent'anni più tardi); poi per lo stile completamente diverso che li caratterizza. L'uno, Lovecraft, dimesso e sconosciuto ai limiti dell'esclusione sociale e dell'esilio volontario; l'altro, Houellebecq, osannato dalla critica di mezza Europa e al contempo oggetto di numerose polemiche per certe sue posizioni estreme - in ogni caso impossibile da ignorare. Eppure, a ben vedere, questi due autori sono accomunati da un nichilismo di fondo che rende il loro incontro (cartaceo, s'intende) pienamente ben riuscito.

Houllebecq scrive così questa agile biografia di Lovecraft, quasi un'agiografia laica ed apocalittica. L'autore di Piattaforma svela impietosamente i recessi più meschini della vita del solitario di Providence, mostrando come i suoi orrori cosmici di puro terrore trovino un riscontro nel suo razzismo strisciante e nella sua misoginia. O magari l'esatto contrario. C'è davvero differenza tra il tentacoluto Cthulhu e l'immigrato del downtown, se il sentimento di repulsione che si prova alla loro vista è lo stesso?

In ogni caso un lavoro che, pur nella sua brevità, illumina con un nitido occhio di bue la vita e la produzione di Lovecraft, dandole estrema compattezza e proponendo una linea di lettura articolata, ben documentata e molto, molto seducente. Certo, non tutti saranno d'accordo con questa visione proposta da Houllebecq; ma è lo stesso Stephen King nella postfazione (una gemma nella gemma) a riconoscere che questo non inficia minimamente il valore di quest'opera, consigliata a chiunque abbia amato gli innominabili esseri provenienti dall'oltrespazio della mente di Lovecraft e voglia capire un po' meglio questo scrittore così particolare.