Li ricordo bene i ragazzi di Bloodbuster, arroccati in un negozietto di via Panfilo Castaldi a Milano, sommersi da decine di video horror, di Hong Kong, dei più svariati generi del cinema anni 70 di produzione nostrana. Era prima che Venezia sdoganasse il genere e che tutti si mettessero a editare in DVD tutto il possibile senza discernimento. Eravamo giovani… oggi Bloodbuster ha cambiato sede ma non strada, si è allargato ed è diventato un punto di riferimento per chi ama veramente il cinema di genere, non solo italiano, e cerca film rari al di là delle mode. Sarebbe facile dire exploitation ma loro - i ragazzi di Bloodbuster che oggi, come me, sono ragazzi con qualche anno in più - hanno creduto al genere prima delle mode. E adesso ci provano anche autoproducendo un dizionario su un genere - il poliziesco  e non solo il “poliziottesco” - che ha creato molte incomprensioni ed è stato troppo in fretta catalogato come trash. Io avevo visto i classici ma come genere in sé mi sono appassionato di recente e, preso dalla mia ben nota mania d’acquisto, sto cercando di recuperare il tempo perduto. Utilissimo quindi è questo dizionario dal prezzo contenuto ma dalla veste grafica professionale benché realizzata - in linea con il cinema italiano d’epoca - con i mezzi a disposizione. Buone le scansioni delle fascette di video e DVD, buona l’impaginazione, chiara la stampa, insomma un prodotto che un altro editore avrebbe fatto pagare almeno il doppio… ma non è solo questa la ragione per fare lo sforzo di procurarsi questa guida. Il metro di giudizio rivela che gli autori i film li hanno visti veramente e, pur amando il genere, sanno scegliere tra il buon prodotto e quello da evitare, vizio purtroppo da cui non sono esenti altri libri del genere sui filoni italiani. È importante perché di fronte a una messe di titoli è importante non solo avere idee chiare sulla trama ma anche una scala di valori. Certo, non sempre si può essere tutti d’accordo (es  per me La polizia ha le mani legate è davvero un buon film e Luciano Ercoli avrebbe potuto perseverare benissimo nel genere) ma è logico perché ognuno di noi ha opinioni e metri di valutazione differenti. L’importante è non trovarsi di fronte a un’opera dove tutto è bellissimo perché appartiene a quel determinato periodo o filone. A me capitò quando cominciai a interessarmi del cinema di Hong Kong (inizio anni ‘90) e  finii per acquistare di tutto dovunque per poi ammettere di ritrovarmi con un sacco di ciofeche. Errore che spero di non commettere questa volta proprio grazie a Cinici infami e violenti.