Budapest. Bulcsù è uno dei tanti controllori che divisi in squadre si muovono incessantemente lungo i marciapiedi e i vagoni della enorme metropolitana ungherese. Tra un controllo e l’altro si troverà a combattere non soltanto contro passeggeri e colleghi ostili, ma anche contro un misterioso serial killer che spinge i passeggeri sotto i convogli…

Dopo Creep - Il chirurgo, passato come un lampo nelle sale, è la volta di Kontroll di Nimrod Antal il cui anno di produzione lo retrodata al 2003 con tanto di partecipazione a Cannes 2004 nella sezione Un certain Regard e premio Prix de la jeunesse. Pellicole simili Kontroll e Creep, per via dell’ambientazione, la metropolitana di una grande città, che sembra divenuta lo spazio-luogo per eccellenza (forse complici i tragici fatti di Londra…) per far esplodere tensioni e angosce represse (senza dimenticare la cabina di un aereo, vedi il mediocre Red Eye cui seguirà a breve Flyghtplan…).

 

Stavolta il politico e il thriller si mescolano, con una leggera prevalenza del primo, perché se lo spingitore di passeggeri là dove sarebbe meglio non stare incombe, il film vero e proprio è costruito quasi per intero su una varia umanità che sotto forma di passeggeri-utenti aderisce in massa a quella che appare una lotta di classe vera e propria senza esclusioni di colpi (botte e contumelie) contro l’ordine costituito che prende i panni (anzi il bracciale…) dei kontroller del titolo, kontroller che è facile immaginare, una volta passeggeri, inclini agli stessi comportamenti tenuti dai rissosi concittadini.

Il ritratto complessivo è livido, cinico, a tratti feroce, con la metropolitana a funzionare a tutto spiano da cassa di risonanza di quanto di peggio l’essere umano abbia saputo concepire in termini di relazioni interpersonali, luogo pericoloso oltre misura dove da qualunque parte ci si trovi il minimo che può capitare è pisciarsi sotto per la strizza e il massimo finire a vedere passare i vagoni dal di sotto, una sorta di balletto alla Lock & Stock – Pazzi scatenati senza però l’alone eroico de I guerrieri della notte, un incubo popolato da fantasmi dove l’unico elemento di innocente evasione è una giovane ragazza vestita da orsetto che saltuariamente compare nel corso del film (messa là a indicare la parte buona…).

 

Però Kontroll alla fine è anche un film in larga parte telefonato, che proprio come una linea metropolitana che rispetta tutte le fermate, a maggior ragione quella finale, ti porta a destinazione senza particolare brividi, e come un viaggio senza brividi si lascia subito dimenticare…