Non è un giallo, anche se gli assomiglia, l’ultimo romanzo del fiorentino Valerio Aiolli “Portofino blues”, edito da Voland. Ma, in realtà, il caso giudiziario che Aiolli ricostruisce mirabilmente nel suo libro è un giallo, ed è stato uno dei più grandi e seguiti gialli italiani. Parliamo della morte della contessa Francesca Vacca Agusta, avvenuta nella sua Villa di Portofino l’8 gennaio del 2001, precipitando dalla scogliera sulla quale si affacciava, mentre il suo corpo, ricercato in mare, fu ritrovato giorni dopo su una spiaggia nei pressi di Tolone, in Francia.
Ne nacquero servizi giornalistici di ogni tipo, cronachistico, politico, mondano, per non parlare di mirati talk show, che per giorni e giorni riempirono carta stampata e tv, aprendo a indiscrezioni le più varie, pettegolezzi, accuse tra i diversi protagonisti legati alla contessa e interessati alla sua ingente eredità, con rivelazioni sui diversi testamenti vergati dalla defunta. Nel circo mediatico, entrò pure la figura di Craxi, ormai in disgrazia in seguito a Mani pulite, in questo caso invece per la figura di Maurizio Raggio, presunto gestore del presunto “tesoro” del PSI, ed ex amante della contessa. Raggio, separatosi poi da Francesca, sarebbe comunque rimasto sempre, se non buon amico, amministratore di fiducia dei suoi affari, mentre lei si accompagnava sentimentalmente a un nuovo partner, Tirso Chazaro, un faccendiere messicano molto più giovane di lei. Non estranea alla vita quotidiana della contessa, e ricordata nei vari testamenti, sarà anche Susanna Torretta, eletta a sua dama di compagnia, personaggio noto anche per una sua partecipazione, anni dopo, alla prima edizione de L’isola dei famosi.
Per mesi, se non per anni, aleggiò su tutta la faccenda, vista la morte violenta di Francesca Vacca Agusta, il sospetto di un omicidio in parallelo a quello di suicidio.
La bravura di Valerio Aiolli è quella di dare all’intera ricostruzione un valore che attraverso pagine di cronaca e sapiente scrittura mettono a nudo non solo una morte che ha fatto scalpore a suo tempo, ma un mondo e un’epoca, partendo dalla personalità e trascorsi della donna e dalla famiglia a cui, sposando Corrado Agusta, si era legata. Parliamo di un impero economico che aveva nella produzione dei famosi elicotteri Agusta il fulcro di una industria che dava lavoro a migliaia di dipendenti e ricchezza e prestigio al Paese, oltre che alla famiglia stessa, a partire dall’ingegno del fondatore Giovanni Agusta, pioniere dell’aviazione italiana. Questi, messi al mondo quattro figli, l’ultimo di essi, Corrado, avrebbe sposato Francesca Vacca, arrivato a lei dopo la separazione dalla soubrette Marisa Maresca, con la quale avrebbe avuto un figlio, Riccardo, detto Rocky, che vedremo anch’egli tra i protagonisti delle inchieste giudiziarie nate dalla morte di Francesca. E sta proprio in questi intrecci, insieme al profilo dei personaggi e all’intenso spaccato di un ambiente, industriale, politico, mondano, analizzato in tutte le sue forme, perversioni comprese, alcol, droga, sesso, fughe e latitanze all’estero, che danno corpo al racconto di Aiolli, avvincente, questo sì, come se fosse – ma lo è! – uno straordinario noir. Con una marcia in più, quella dell’autore che, attraverso un caso emblematico come questo rappresentato in “Portofino blues” e una avvincente struttura narrativa, ci offre soprattutto un pezzo di storia del nostro Paese. Pratica a cui, Valerio Aiolli, è aduso: basti pensare al romanzo precedente “Nero ananas”, edito sempre da Voland nel 2019, che ha investigato nei tristi anni del terrorismo italiano e che è stato candidato allo Strega.
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