Se vuoi capire la mentalità siciliana sul delitto d’onore, per quanto oggi dalla legge derubricato a omicidio tout court, privato com’è stato nel 1981, a livello di pena, della tolleranza concessa dalla vecchia legge Rocco, devi leggere l’ultimo noir di Domenico Cacopardo “Sono io il tuo destino”, edito da Ianieri nella bella collana “Le dalie nere”. E parliamo di una storia ambientata oggi, negli anni Duemila, ma sembrerebbe ancora, la mentalità, non del tutto  scomparsa.

Non lo è sicuramente nell’ultimo romanzo di Cacopardo, seppur ambientato in provincia di Reggio Emilia, dove si sono trasferiti, dal loro paese, Monturi Superiore, i coniugi Temoteo Barracci e Berenice Stellanotte, il primo medico chirurgo, la seconda, detta Nice, veterinaria. Si amano, anche intensamente, con grande trasporto sensuale, ma la mancata nascita di un figlio dopo un aborto subìto in seguito a un incidente che ha privato la donna della possibilità di avere altre gravidanze, spinge Temoteo a cercare nuove avventure femminili con l’obiettivo di avere un erede. E, naturalmente, troverà la candidata, una giovane donna, Milena Dosolo, detta Molly, con la quale il medico intraprende una relazione.

Il caso però ha voluto che, nello stesso periodo, da Monturi Superiore arrivasse loro ospite in casa un cugino di Temoteo, appena ventenne, per intraprendere un corso di studi che gli aprisse una carriera in campo agricolo. Il giovane, di nome Santo, non ha molta voglia di impegnarsi, preferisce godere della libertà che ha a disposizione, finché, stuzzicato dalla presenza della  bella Nice, un po’ trascurata dal marito ormai preso da Molly, non finisce a letto della cugina acquisita. La quale, molto più esperta di lui, lo educa al sesso, sfruttando tutta la baldanza del giovane. Passerà del tempo perché Temoteo se ne renda conto, e sarà quando il suo rapporto con Molly – colei che in una notte di passione nel corso di una loro fuga a Budapest, gli dirà, appunto “Sono io il tuo destino”- arriverà a un punto cruciale: quello di una promessa, da parte dell’uomo, di divorziare dalla moglie e di sposare lei, che gli darà un figlio. E sarebbe stato così se Temoteo non fosse venuto a conoscenza della tresca di Nice con il cugino Santo.

Si apre qui una seconda, avvincente, parte del romanzo, che già magistralmente, fino a quel punto, ha accompagnato il lettore, preso com’è stato dall’intreccio delle rispettive relazioni clandestine dei due coniugi. Naturalmente, lasciamo scoprire, appunto, al lettore cosa accade, sottolineando la bravura dello scrittore che sottilmente riesce a far emergere, come anticipato, la diffusa mentalità siciliana sulle corna e quant’altro che coinvolge l’intero paese d’origine dei coniugi, non solo quella dei protagonisti, dopo che la sorella di Santo ha sparso la voce dell’impresa sessuale del fratello. In questo senso, il romanzo, un autentico noir, tra i migliori dei tanti scritti dall’autore siciliano, va inteso anche come romanzo sociale e psicologico, per altro accompagnato dalla competenza giuridica dello stesso, per essere stato a lungo magistrato.

Va poi non dimenticato, proiettandosi la storia in un prossimo futuro, il 2026, il divertissement da parte di Cacopardo di immaginarsi, per quell’anno, un colpo di stato leghista e scissionista al nord – con l’aiuto addirittura di Putin e della Brigata Wagner – che non mancherà di avere i suoi effetti nella vicenda della coppia e, costituendo il fatto un prologo del romanzo, sulla curiosità del lettore.