“L’Iliade cantata dalle dee” è un retelling dell’Iliade di Omero, che racconta dei 51 giorni dell'ultimo anno della guerra di Troia, e completa un progetto epico portato avanti da Marilù Oliva, autrice bolognese, che già si era occupata dell’Odissea prima e dell’Eneide poi (tutti e tre pubblicati da Solferino Libri).
Lo sappiamo: tutto parte dall’ira di Achille. Attorno a questa ira si snodano le narrazioni di eroi, eroine, dei e dee. Agamennone pensa di saccheggiare Troia velocemente ma ci impiega dieci anni. Ai vincitori spetta il premio, ai vinti nessuna pietà. Troia brucia. Sotto le sue mura gli uomini combattono e le donne si disperano. Subiscono la guerra degli uomini e le loro decisioni ma, in questo libro, Marilù, pur attenendosi al testo originale, ne ricrea sogni e pensieri. Un ottimo escamotage per raccontarci la storia. Se la contesa si è scatenata dopo che Paride ha scelto Elena, l’obiettivo finale è espugnare Troia. L’esercito greco è sfiancato e il morale dei soldati a terra. Se Paride se la fosse vista direttamente con Menelao si sarebbero risparmiati 10 anni di guerra. A quel punto il grande amore per Elena si è trasformato in stanchezza o forse non c’è mai stato.
Marilù Oliva ha scelto di far parlare le donne e non le donne comuni, perché quelle erano relegate a ruoli marginali e spesso venivano zittite, come avvenne a Briseide, la concubina contesa tra Achille e Agamennone, il cui nome si confonde con Criseide, l’altra schiava sessuale, più fortunata, però, perché suo padre la reclama con un ricco bottino e l’esercito acheo è costretto a restituirla. La vicenda la conosciamo: è una storia di guerra, sangue e vendette, assassinii, tradimenti, rabbia, tantissima rabbia. Però queste donne hanno molto da raccontare e lo fanno una dopo l’altra, come in un canto antico. C’è la dea dell’amore e della bellezza, l’ammaliante Afrodite, incapace di stare sul campo di battaglia (a un certo punto viene ferita, ma lo stesso episodio si ritrova anche in Omero!), c’è l’implacabile Atena, c’è Eris che semina discordia, c’è la madre di Achille: la marina Teti, c’è la gelosa Era e poi ci sono le due umane toccate dal divino: la meravigliosa Elena figlia di Zeus e Cassandra, condannata a conoscere il futuro ma a restare inascoltata.
Ricordo che a scuola ci fecero applicare solo sull’Odissea a discapito di Eneide ed Iliade, che studiammo pochino, ed è stato bello riscoprirle attraverso le donne di Marilù Oliva, che ha il dono di raccontare benissimo sia a voce che per iscritto. Con questo libro ho ritrovato molte cose che non ricordavo. Il solo fatto che la scuola ci obbligasse, e che i nostri prof non fossero particolarmente coinvolgenti, aveva la capacità di renderci tediosi molti testi e, a quei tempi, imparavamo giusto il minimo sindacale per risolvere i Bartezzaghi de La settimana enigmistica. L’Iliade cantata dalle dee di Marilù sarebbe stato bello leggerlo anche allora.
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