Esiste un piatto più ghiotto di un romanzo, un giallo, per giunta, che ha per protagonista la mitica poetessa Saffo scritto da un noto grecista? É il caso di Franco Montanari, ordinario di letteratura greca all’università di Genova, autore di un fondamentale vocabolario della lingua greca oltre a preziosi saggi e ricerche sull’argomento, che ha scritto “La luna di Saffo”, un noir in cui vediamo la bellissima Saffo, attorniata dalle ragazze del suo tìaso, cioè una specie di convitto teso alla loro educazione come donne, che viene accusata di un delitto, del quale proverà in tutti i modi, e con grandi difficoltà, di discolparsi. E saranno quelle difficoltà intorno al mistero dell’omicidio, a creare ovviamente quella suspense necessaria alla storia affinché il lettore ne resti avvinto. Ma sarebbe ingeneroso ridurre il tutto al plot, perché nel romanzo c’è molto altro.
C’è, innanzitutto, la vita all’epoca di Saffo. Parliamo pertanto del 600 a.C., più precisamente degli anni a cavallo tra i secoli VII e VI a.C. Anni dei quali le informazioni che si hanno derivano da vari frammenti che poi gli studiosi, nei secoli successivi, hanno messo in piedi ricostruendo quella che possiamo chiamare vita quotidiana del tempo. C’è da aggiungere a riguardo una nota dell’autore che, al termine del romanzo, precisa: “Nello scrivere un romanzo, tuttavia, credo che si debba fare come se le informazioni sui personaggi e sulle loro vicende fossero in parte vere e costruire con la fantasia su quella che sono basi storicamente esili, fragili e controverse. In una parola, dismettere i panni del filologo classico, con il suo bagaglio di dubbi e argomentazioni erudite, e indossare quelli dell’autore di fiction armato di certezze e di storie, permettendosi di cambiare anche dati storici in funzione del racconto inventato”. Ma questo non toglie che, per gli appassionati della materia, più in generale del mondo greco, anche un romanzo del genere, autentico divertissement, rappresenti una miniera di notizie che si possono utilizzare nei viaggi in Ellade.
La vicenda, oggetto del noir del professor Montanari, è ambientata nell’isola di Lesbo – dal cui nome, proprio grazie alle pratiche di Saffo è derivato il termine lesbismo – e precisamente nel capoluogo dell’isola, Mitilene, città posta dirimpetto alla costa anatolica, della quale merita anche sottolineare la capacità evocativa del paesaggio che, tra luci mattutine e chiarori lunari al calar della sera, impreziosisce il racconto.
É un noir, un giallo, e quindi non si può raccontare tutto, perciò limitiamoci all’inizio, con Saffo, figlia di una famiglia nobile e benestante di Mitilene, che conduce il suo tiaso con passione e, diremmo oggi, grande professionalità. Ciò nonostante, gli screzi, le gelosie, le invidie tra le sue allieve non mancano, così come fulgidi esempi di fedeltà, a cominciare dalla propria ancella Dafne, che avrà un non piccolo ruolo nello svolgimento dell’enigma. Il contesto è quello famigliare: Saffo è sposata con Cercila, matrimonio, come si usava un tempo, deciso dalle famiglie, e che mette in evidenza tutta la mancanza d’amore che unisce la coppia, fino al punto, per Saffo – che pure,da Cercila, ha avuto una figlia Cleide – di sfuggire alle pretese del marito che la vorrebbe quando aggrada a lui, anche più volte al giorno. Per cui Saffo benedice i momenti in cui Cercila parte per i suoi viaggi d’affari. Intanto, lei se la fa con Alceo, anche lui un grande poeta dell’isola, impegnato politicamente,contro i tiranni del tempo, partecipando al loro rovesciamento e ora sostenitore di Pittaco, un liberale, diciamo così, che poi però con l’esercizio del potere dimentica gli ideali che lo hanno condotto allo stesso (finendo col trovarsi contro lo stesso Alceo, suo compagno di lotte per la libertà). Saffo ha tre fratelli, tra questi ne ha uno, il primogenito Carasso, che è sempre irrequieto, tanto da ricevere a fatica la fiducia del padre Scamandronico. E quell’unica volta che gliela concede, infatti, conferma la sua inaffidabilità: inviato in Egitto a vendere il vino prodotto dalla famiglia, conosce una prostituta, Rodopi, della quale si innamora, al punto da riscattarla dal suo lenone, praticamente pagandolo con l’intero guadagno di quella vendita, cioè un anno di lavoro della famiglia. Non solo, ha pure l’ardire di portare con sé la donna con l’intento di sposarla, così incontrando, inevitabilmente, la piena ostilità del padre, della madre, di Saffo e degli altri fratelli. Non potendo lasciare Rodopi per strada, prega Andromeda, la storica nemica di Saffo, tenutrice di un tìaso concorrente nella stessa città, di accoglierla. E lei lo fa, anche per fare un dispetto a Saffo, solo che, al contrario di quella che è la tradizione, chiede a Carasso, che ha ormai perso tutto e indebitata la famiglia, di essere pagata. Lui, malauguratamente, accetta. Ma tutto precipita quando, qualche giorno dopo, qualcuno uccide Andromeda. E tutto porta a Saffo, della quale è stato trovato un bracciale accanto al cadavere dell’assassinata. Sta a voi, leggendo, scoprire chi è stato, immergendovi nei personaggi, ambienti e atmosfere dell’epoca, evocati da uno che se ne intende.
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