Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente.
Posso essere ovunque: a casa mia, a casa di altri. A me non importa il “dove", ma il “con chi”, perché non scrivo mai da sola. Amo farlo con dei coautori. Quando ho scritto i saggi, i romanzi e la docufiction che ho firmato, sono sempre stata in compagnia. Non scriverò mai un libro tutto mio. Non mi piace, non mi va, non ne sento il desiderio né la motivazione. Amo le collaborazioni. Mi arricchiscono, mi divertono e stimolano la mia creatività.
Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?
Pianifico poco. Ragiono su una storia passo passo, finché la parte iniziale della vicenda e i suoi personaggi mi spingono a individuare chi sarà la vittima del delitto e chi il carnefice. Ma lo sviluppo, in ogni caso, è frutto di un’interazione con il coautore o i coautori, quindi ogni tanto una traccia di scaletta la facciamo, dato che dobbiamo amalgamare le idee.
Qual è il tuo modus operandi?
Dipende: se scrivo un saggio con un professionista di un certo settore (ho scritto due libri con altrettanti poliziotti), mi lascio trasportare dai loro racconti, che sono sempre esperienze reali, organizzo il materiale nella forma e nella sequenza che mi pare migliore e metto a loro disposizione la mia scrittura. Quando, invece, scrivo romanzi, per lo più cazzeggio con chi mi affianca: mi diverto a immaginare situazioni, ci scappa spesso qualche risata, il lavoro o il brainstorming magari si interrompono per una birra, una pizza o una boccata d’aria. E poi, via via, si comincia con la stesura dei vari capitoli.
Chi sono i tuoi complici?
Come detto, due sono stati poliziotti. Poi anche un ex collega giornalista (lo ero anch'io, un tempo: lavoravo come cronista di giudiziaria, ma poi ho scelto di lavorare soltanto come editor e consulente editoriale) e mio marito, Giacomo Cacciatore, che è uno scrittore professionista. E ho anche dei complici post-stesura: amiche e amici fidati ai quali sottopongo in anteprima il romanzo e che mi danno riscontri molto utili.
Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!
Non ci penso e non li immagino, mentre scrivo. Poi ricevo pareri e commenti a cose fatte, quando i libri escono. Del più recente, il romanzo “A Salina il vento cambia”, scritto con mio marito, conosco un po’ di gruppi di lettrici e lettori, perché avevano amato un precedente libro ambientato a Salina (scritto a sei mani, con Gery Palazzotto) e non vedevano l’ora che pubblicassimo una nuova storia nello stesso scenario isolano. Io e Giacomo ci abbiamo messo anni prima di decidere di farlo, noi due soli stavolta, e quando ci sono venuti i mente dei personaggi nuovi inseriti una vicenda che ci ha convinti, in breve tempo l’abbiamo messa a punto e scritta.
Che messaggio vuoi dare con le tue opere?
Che leggere è importante. Anche un libro “leggero” come il nostro “A Salina il vento cambia”.
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