Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente.

Posso essere ovunque. Da trent’anni scrivo come quotidianista e quindi mi sono abituato a scrivere in qualsiasi spazio. Non mi da fastidio che ci sia gente intorno a me e anche se abitualmente scrivo a computer sono uno ancora uno che si arma di matita e taccuino per prendere appunti e che fa schemi sui fogli bianchi se servono. Scrivo mentalmente anche quando cammino, soprattutto mentre vado al lavoro e devo trovare l’incipit per un articolo o un racconto che va consegnato. Per lungo tempo ho scritto anche nuotando. I miei compagni di piscina se ne accorgevano dalla frequenza con cui facevo le vasche e mi chiedevano spesso cosa mi fossi immaginato là sotto. Ovviamente quando scrivo e immagino posso trovarmi in qualsiasi luogo di realtà o fantasia io voglia andare. Non ho problemi se vengo interrotto mentre sto scrivendo e so che se perdo un file quando lo riscriverò verrà sicuramente più efficace. Per concentrami ho un solo metodo: avere una colonna sonora musicale di sottofondo. Soprattutto rock.

 

Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?

Nei miei romanzi di ambientazione storica uso sempre crimini reali, quindi scelgo fatti di cronaca che mi permettano di orientare quelli che si possono definire come non fiction novel di atmosfera noir. Invento poco dell’impianto criminale che racconto preferisco fotografarlo dal passato.

 

Qual é il tuo modus operandi?

Passo molte giornate a immergermi nelle foto, nelle cartoline, nei video, nelle canzoni, nei romanzi, nelle lettere di quel passato della mia Milano che voglio evocare.

Chi sono i tuoi complici?

Tutti quelli che condividono con me ricordi, storie e aneddoti degli Anni Venti-Trenta che racconto. Sesso mi è capitato che i lettori mi abbiano dato lettere e memoriali che poi ho usato.

 

Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!

Sono miei complici, miei compagni di viaggio. Sono loro a permettermi di costruire le mie storie e che vi aggiungono le loro emozioni. Mi diverte molto sentirli raccontare altre storie dopo aver letto le mie, perché vuol dire che quello che ho scritto ha scatenato la loro memoria e la loro curiosità.

 

Che messaggio vuoi dare nelle tue opere?

I miei sono viaggi, itinerari, passeggiate nel passato che ci permettono di guardare il presente con occhi un po’ più lucidi. L’effetto gioco e curiosità oltre che l’effetto memoria sono fondamentali per le mie narrazioni.