L’ultimo romanzo di De Cataldo assomiglia molto la sceneggiatura per un film noir d’ambientazione storica nella Roma degli anni Sessanta. Siamo dalle parti di via Veneto ai tempi d’oro de La dolce vita, appunto, in mezzo a ragazze che rincorrono il sogno di diventare qualcuno nel mondo del cinema, giornalisti sempre alla ricerca di storie sensazionali e che possano eccitare l’opinione pubblica, maneggioni di ogni tipo, imprenditori dal passato non adamantino.
L’azione inizia nel 1963 e termina nel 1988. Il protagonista è un giovane giornalista di costume, Marcello, che scrive articoli “di colore” sul bel mondo romano in cui nuota come un delfino. Impossibile non immaginare il protagonista con il volto e il fascino del giovane Mastroianni nel celeberrimo film di Fellini. Fra soste nel caffè di via Veneto, inviti a feste rutilanti e trasgressive, frequentazioni di donne di varia estrazione sociale, si imbatte casualmente in una ragazza tedesca aspirante modella o almeno moglie di qualche benestante. Da lì in poi la trama si tinge di giallo: la ragazza viene trovata uccisa in malo modo. Marcello, all’inizio per conto del suo giornale, poi perché quella morte violenta lo tocca a livello personale, si ostina a ricercare il responsabile di quell’omicidio. La ricerca durerà anni, anche quando alla povera ragazza non pensa più nessuno, e Marcello ormai è in pensione e disilluso della vita.
L’Autore, pur conoscendo perfettamente le regole del giallo, fra cui offrire al lettore la soluzione del caso e la risposta a tutti gli interrogativi che via via sono stati posti, volutamente lascia il caso irrisolto.
Si è lasciato la spazio per un sequel oppure chiede la partecipazione attiva del lettore nel proporre una possibile spiegazione dei fatti?
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