Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente.

Scrivo ovunque: sul treno, a casa, nelle pause di lavoro in ufficio, in macchina se sto aspettando qualcuno; nel silenzio e nel caos. Ho scritto un intero libro in palestra, mentre mia figlia frequentava il corso di pattinaggio, con la musica a tutto volume e le urla delle ragazze, i pattini che sbattevano sulla pista e le insegnanti che impartivano comandi. Riesco a uscire da me e a immergermi nella parole che sto scrivendo. Ovviamente la scrittura è dapprima il viaggio dell’autore che mentalmente fugge via dalla sua vita per l’altrove. Grazie ai saggi sono stata nell’Inghilterra Regency e in quella tra Ottocento e Novecento, nella Londra vittoriana; nella Francia e nell’Italia del dopoguerra. In questo momento sto tra la Francia e l’Inghilterra del Novecento. Con la narrativa viaggio nella provincia italiana dei giorni nostri con una puntatina negli anni Ottanta ma prevedo una trasferta oltre Manica.

Come scegli le tue vittime, i tuoi assassini?

Casualmente. A volte la vittima prescelta si tira dietro l’assassino o viceversa. Talvolta, però, costruisco una storia per uccidere un personaggio preciso: quello ispirato da qualcuno di realmente esistente. Come a dire: “Se mi hai fatto qualche sgarbo, prima o poi, in una mia storia, ti faccio fuori!”.

 
Qual è il tuo modus operandi?

Abitualmente scrivo più libri nello stesso momento, se sono diversi tra loro meglio ancora come ad esempio un giallo e un saggio di letteratura. Cerco di scrivere tutti i giorni: il mio sito, il blog sui gialli in TV, la mia fanzine sul giallo “Il Gatto Nero”, i racconti, le recensioni, i saggi ma anche la lettura, immancabile fonte di ispirazione e di esercizio.

 Chi sono i tuoi complici?

I miei gatti, la mia pigrizia, le mie abitudini, del buon tè, la musica di sottofondo, le letture e, last but not least, i miei pensieri indisciplinati, inarrestabili e incontenibili. Talvolta anche la provocazione: qualcosa che mi ha ferito può diventare la molla per scrivere.

 
Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!

Vorrei averne di più ma quei pochi che ho mi fanno sentire all’altezza della situazione e mi danno la spinta per continuare a scrivere. Mi leggono, mi gratificano e mi spronano; qualche volta con le loro domande mi hanno anche ispirato idee nuove.

 
Che messaggio vuoi dare con le tue opere?

Messaggi veri e proprio non ne ho. Tutti i miei libri sono molto personali: li ho scritti per passione di un argomento o del genere a cui appartengono. L’intenzione che ho avuto nello scriverli è stato quello di raccontare e condividere la passione per qualcosa che mi ha coinvolto.