Bene ha fatto Sellerio a ristampare il breve racconto diSusan Glaspell (1876-1948), giornalista, drammaturga e attivista americana purtroppo dimenticata.
In questo breve racconto del 1917, di genere poliziesco ispirato a un vero fatto criminale, l’autrice ironizza sull’incapacità maschile di cogliere nelle inezie del quotidiano l’esplosione di un dramma.
Gli ingredienti classici ci sono tutti: l'omicidio di un uomo, una molto probabile colpevole, due inquirenti ufficiali, lo sceriffo e il pubblico ministero.Fin troppo banale, verrebbe da dire. Sul luogo del delitto, una modesta casa di campagna nella profonda provincia americana, la moglie dello sceriffo, chiamata a preparare gli effetti personali di Minnie, presunta colpevole, già in carcere, chiede e ottiene la compagnia della moglie del testimone principale della vicenda.
Le due donne, chiuse in una modesta cucina in disordine, iniziano a osservare attentamente ogni particolare che stona con l’idea che si sono fatte della vita di quella coppia: i vasi rotti della marmellata, la gabbia dell’uccellino con la porta scardinata, una cucitura storta nell’esecuzione di una trapunta fatta con ritagli di stoffa cuciti insieme. Poco alla volta comprendono cosa è avvenuto, ma soprattutto perché. Fra le due inizia un dialogo muto, fatto di sguardi ma anche di frasi semplici considerazioni, che suscitano l'ilarità degli uomini, convinti come sono che le donne non possano pensare razionalmente.Del resto, sembra dire l’autrice, non sarebbero mai arrivati alla verità perchéincapaci di intuire il drammache si è svolto in quella casa attraverso impercettibili segni. Dopo aver reperito le prove, le due donne assumono la veste del giuratoed emettono il loro tacito verdetto: assoluzione. Di comune accordo occultano le prove della colpevolezza, avendo capito come sono andate "veramente" le cose attraverso un ragionamento deduttivo. Un racconto gustoso, intriso di senso di sorellanza, che anticipa tante scritture al femminile del ‘900.
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