Nuova proposta di saggistica targata Newton Compton in libreria: Dossier Afghanistan (2021) di Craig Whitlock.

La trama

Un racconto esatto e serrato su come tre presidenti degli Stati Uniti e i loro capi militari abbiano ingannato il mondo per venti lunghi anni per giustificare un conflitto infinito costato oltre 2300 miliardi di dollari e 241.000 morti. Proprio come I Pentagon Papers hanno cambiato la comprensione del pubblico del Vietnam, gli Afghanistan Papers riportati nel libro contengono rivelazioni sorprendenti di persone che hanno avuto un ruolo diretto nella guerra, dai leader della Casa Bianca e del Pentagono ai soldati e agli operatori umanitari in prima linea. Con un linguaggio schietto, gli intervistati ammettono che le strategie del governo sono state un disastro, che il progetto di ricostruzione della nazione è stato un colossale fallimento e che la corruzione ha preso il sopravvento sul governo afghano. Il resoconto si basa su interviste con più di 1000 persone che sapevano che il governo degli Stati Uniti stava presentando una versione distorta, e talvolta interamente inventata dei fatti. Craig Whitlock, reporter del «Washington Post» e tre volte finalista al Premio Pulitzer, mostra che il presidente Bush non conosceva il nome del suo comandante in Afghanistan e non aveva alcun interesse a incontrarlo. Il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ha ammesso di non avere «nessuna idea su chi fossero i cattivi». Il suo successore, Robert Gates, ha dichiarato, ancora più esplicitamente: «Non sapevamo nulla di al-Qaeda».

L'incipit

Intorno alle dieci di mattina del 17 aprile 2002, in una calda e soleggiata giornata di primavera, il Marine One, l’elicottero presidenziale metà bianco, atterrò con delicatezza sull’erba perfettamente tagliata del campo per le parate dell’Istituto militare della Virginia, nella Shenandoah Valley. Nella Cameron Hall, l’arena di basket della scuola, circa duemila cadetti stavano provando a non sudare nelle loro inamidate uniformi bianche e grigie, mentre aspettavano di accogliere il comandante in capo. Quando pochi minuti dopo il presidente George W. Bush salì sul palco, ammiccando, salutando e mostrando i pollici all’insù, il pubblico si alzò in piedi e gli applausi scrosciarono.

Bush aveva motivo di sorridere e di bearsi di tutta quell’attenzione. Sei mesi prima, aveva ordinato all’esercito americano di scendere in guerra in Afghanistan per vendicarsi degli attacchi terroristici dell’11 settembre, che avevano provocato la morte di 2977 persone a New York, nel nord della Virginia e a Shanksville, in Pennsylvania. A differenza di qualsiasi altra guerra nella storia americana, questa era stata avviata in modo improvviso e inaspettato, provocata da un nemico apolide nascosto dall’altra parte del mondo in un paese senza sbocco sul mare. Malgrado ciò, il successo iniziale della campagna militare aveva superato persino le aspettative dei più ottimisti comandanti sul campo. La vittoria sembrava a portata di mano.

L'autore

Craig Whitlock è un giornalista investigativo del «Washington Post». Si è occupato della guerra globale al terrorismo dal 2001 come corrispondente estero e specialista della sicurezza nazionale. Nel 2019 ha vinto il George Polk Award for Military Reporting, lo Scripps Howard Award for Investigative Reporting, l’Investigative Reporters and Editors Freedom of Information Award e il Robert F. Kennedy Journalism Award per la copertura giornalistica sulla guerra in Afghanistan. Tre volte finalista al Premio Pulitzer, vive a Silver Spring, nel Maryland.

Info

ISBN: 9788822761729 – Pagine: 352 + 24 t.f.t. a colori – I volti della storia n. 669