La Longanesi porta in libreria un thriller di Bo SvernströmGames. Piccoli giochi innocenti (Lekarna, 2020).

La trama

Robert Lindström ha un segreto: in un impeto di rabbia, ha ucciso un suo amico. Però non se lo ricorda.

All’epoca aveva solo undici anni e sebbene fosse stato ritenuto colpevole non fu condannato perché minorenne. Ma dovette fare i conti con il peso del giudizio sociale e dell’isolamento.

Due decenni dopo, la nebbia continua a invadere la sua mente quando prova a ricostruire cosa accadde quel giorno. Per avere una vita normale, Robert si è trasferito a Stoccolma ed è lì che lo trova Lexa, una giornalista convinta dell’innocenza di Robert e impegnata in un’inchiesta su quella brutta storia.

Insieme, iniziano a scandagliare il passato nel sobborgo in cui lui è cresciuto. Come era prevedibile, il clima che li accoglie è ostile e presto cominciano a ricevere lettere minatorie. Inoltre, viene ritrovato il cadavere di una ragazzina e Robert diventa il principale sospettato.Eppure qualcosa non torna. Può essere una coincidenza? O c’è un killer in libertà da più di vent’anni?

Mentre Robert cerca di evitare la prigione e Lexa rischia la vita, il commissario Carl Edson conduce le indagini. Strani incidenti lo avvicineranno progressivamente a una verità molto più torbida del previsto…

L'incipit

In seguito, alla vista dell’esile corpo di Olinda nel crepaccio, Sixten avrebbe ripensato all’auto che quel pomeriggio si era fermata davanti alla scuola. Era bianca, ed era rimasta lì a lungo, per diverse ore, o così gli era sembrato; poi, quando si era voltato per tornare a casa, d’un tratto era scomparsa.

E anche Olinda era scomparsa.

Questo gli sarebbe tornato in mente, e si sarebbe sforzato di trattenere quelle immagini, di modo che nessuna incertezza si infiltrasse tra lui e il ricordo.

Pioveva, quel giorno. Una pioggia autunnale fitta e sottile. Quand’era suonata la campanella, tutti i bambini erano corsi fuori, incamminandosi verso casa con i cappucci alzati sulla testa, le mani ficcate in fondo alle tasche e gli stivali di gomma rossi e neri che pestavano le pozzanghere. Sixten invece si era trattenuto al margine del cortile, cercando di scorgere Olinda, la sua mantella rossa, esageratamente grande, tanto da arrivarle fino al bordo degli stivali. Sperava che l’avrebbe raggiunto, che si sarebbero tenuti compagnia fino a casa. A volte dopo scuola giocavano insieme. Ma senza farsi mai vedere da nessuno, e senza raccontarlo ad anima viva. Erano giochi speciali, segreti, noti solo a loro due.

La pioggia gli colava lungo il collo, giù per la frangia, sugli occhi, il naso, le labbra. Aveva leccato via le gocce, trovandovi un sapore diverso rispetto a quello dell’estate, come se l’autunno avesse un gusto tutto suo, che sapeva di freddo e di qualcosa cui non riusciva a dare un nome.

Aveva atteso a lungo, finché anche gli ultimi bambini non furono andati a casa, lasciandolo completamente solo.

Olinda non era mai arrivata. Eppure era uscita dal portone subito dopo di lui…

Aveva lanciato un’ultima occhiata alla lunga fila di altalene e aveva attraversato il cortile deserto. Poi si era voltato ed era corso via, facendo schizzare la pioggia oltre gli stivali, fin sui jeans.

L'autore

Bo Svernström (1964) dopo gli studi all’università d Göteborg ha lavorato a lungo come giornalista di cronaca nera per Aftonbladet, una delle maggiori testate svedesi. Victims è il suo primo romanzo, che in Svezia è stato in testa alla classifica dei libri più venduti. Vive a Stoccolma.

Info

ISBN 9788830453272 – "Maestri del thriller" – 480 pagine – Traduzione di Andrea Berardini