Dopo aver letto Lockdown, scritto quindici anni fa ma attualissimo nella tematica, mi è venuta voglia di approfondirne la conoscenza di Peter May.
Ho letto quindi L'uomo degli scacchi, ultimo romanzo della trilogia dell'isola di Lewis, dopo L'isola dei cacciatori e L'uomo di Lewis.
Le isole in cui è ambientata la trilogia sono quelle dell'arcipelago delle Ebridi, situate nella parte occidentale della Scozia.
Il romanzo si apre con la descrizione di un'alba dopo una notte di tempesta in montagna. Due vecchi amici, rifugiati in una grotta in attesa che passasse una notte da tregenda, si accorgono che un lago, un loch si è prosciugato, forse defluendo in un altro più lontano. Dal fango emerge un oggetto di metallo con una scritta in bianco e rosso: è un velivolo scomparso insieme al pilota, Ronny, diciassette anni prima. A bordo il cadavere di un uomo ormai irriconoscibile. Anche Ronny faceva parte della band musicale di ragazzi amici-nemici per amore di una ragazza affascinante e al tempo stesso inquietante. Molti di quel gruppo non sono finiti bene, le vidende della vita li hanno cambiati dolorosamente.
Per ogni capitolo che racconta il presente, un altro ritrae i vari personaggi nel tempo della loro adolescenza e giovinezza.
Vengono delineati i caratteri, le storie personali e collettive di una piccola comunità di giovani degli anni Settanta, i rapporti di forza fra i vari membri del gruppo, l'erotismo, la musica, le loro aspirazioni messe in un impietoso confronto con quello che sono diventati dopo venti anni.
La scoperta del cadavere nell'aereo riapre un caso poliziesco che all'epoca richiamò sulle piccole isole la stampa nazionale ma riapre anche antiche e profonde ferite fra gli ex-amici.
Ad indagare informalmente è Fin, ex poliziotto in Scozia, tornato sull'isola dopo la fine del matrimonio e la morte dell'unico figlio.
La trama è avvincente, la psicologia dei personaggi rappresenta bene le modificazioni apportate nel trascorrere del tempo.
Un protagonista di rilievo nel romanzo è senz'altro il paesaggio di queste isole fredde e inospitali, battute dal vento dell'oceano, abitate da gente abituata da secoli ad arrangiarsi per sopravvivere,.
"Nel primo giorno della sua nuova vita, Fin rifletteva su quanto fosse cambiata in poco più di un anno e mezzo. All'epoca era sposato, aveva un figlio, una vita a Edimburgo, un lavoro nella divisione A della polizia criminale. Ora di tutte queste cose non aveva più nulla. Era ritornato nel grembo materno, l'isola della sua nascita, pur non essendo sicuro del perché lo avesse fatto. Alla ricerca di sé stesso, forse. La sola cosa che sapeva con certezza era che il cambiamento era irrevocabile ed era iniziato il girono in cui un uomo alla giuda di un'auto aveva tolto la vita a suo figlio, ancora un bambino, in una strada di Edimburgo, ed era fuggito senza fermarsi." (pp. 3,4).
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID