Madeleine Bourdouxhe (1906-1996) è autrice belga riscoperta in anni recenti anche grazie al film del 2004 di Frédéric Fonteyne tratto dal suo primo romanzo: La donna di Gilles del 1937. A causa delle vicende belliche, Marie aspetta Marie esce nel 1943.
La prima cosa che mi ha colpito appena aperto il romanzo è lo stile: secco, asciutto, senza una parola di troppo e senza cedere al sentimentalismo.
Il pensiero è andato subito a Simenon, anch’egli belga, e alle sue mots-matière, le parole pesanti, materiche, con cui descrive personaggi e ambienti nella loro quotidanità.
Bourdouxhe descrive con pochi tratti la vita coniugale felice e serena di una giovane donna, Marie, sposata da sei anni e molto innamorata del marito. Durante le vacanze estive nel sud della Francia Marie conosce casualmente un giovane uomo che subito l’attrae. Da allora in poi per Marie niente sarà più come prima. La scrittrice descrive questo passaggio fondamentale nella vita dellla sua protagonista atrraverso il racconto di una gita in barca da sola, di notte, allontanandosi dalla riva all’ insaputa del marito e degli amici.
“Le sembra di vedere il colore dell’acqua nelal notte per la prima volta da anni, aspira l’odore che en emana. In questo momento è sola. E su quel fondo di colore e di odore mescolati nace e si precisa una prima realtà ritrovata. Lei en averte di nuovo tutto il significato, grave e pesante, come un segreto svelato”. (p. 19)
L’attrazione è reciproca perché il ragazzo le lascia un numero di telefono. Da lì comincerà una storia di passione erotica alla quale Marie si abbandonerà, senza sensi di colpa e senza vergogna e con la consapevolezza che un giorno finirà. Marie vive la sua passione e l’accetta come cosa naturale, assecondando i propri desideri, non per noia o senso di rivalsa verso qualcuno trasformandosi gradatamente in una donna libera e sola, alla ricerca di se stessa e della propria vita interiore.
Marie riscopre se stessa, da qui il titolo originale “À la recherche de Marie” che a mio parere descrive meglio il lavorio interiore di questa donna che scopre se stessa vivendo in pieno il presente e la propria indipendenza dalle convenzioni sociali e dai ruoli imposti dall’educazione femminile del tempo. “In Marie non c’era nè entusiasmo nè pdio nè sconforto. E nemmeno indifferenza. Piuttosto una sorte di scontrosa serenità. Se aveva un desiderio, era quello di essere un uomo che cammina su una strada, dorme e mangia dove capita, si siede su un mucchio di assi e taglio un pezzo di pane con un temperino. Se provava un piacere, era quello aspro e inusitato della disponibilità” (p. 64)
Rapportato ai tempi in cui fu scritto, quello della presa di coscienza femminile doveva essere un tema decisamente controcorrente anche in letteratura.
In questo processo di cambiamento interiore e di autodeterminazione, Parigi con i suoi grandi boulevards percorsi da Marie da sola o in compagnia silenziosa dell’amante, è lo scenario perfetto per far nascere la nuova Marie.
Marie è un personaggio modernissimo e molto realistico perché alterna momenti di assenza dal mondo circostante a tratti di grande vivacità e determinazione.
Il capitolo conclusivo è narrato direttamente da lei, vera protagonista della storia, in una sorta di colloquio con se stessa: il processo di rinascita è giunto a compimento.
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