Elda Lanza, scomparsa nel 2019, è stata giornalista, scrittrice ed esperta di comunicazione, testimonial per la pubblicità, ha insegnato Storia del costume.È stata la prima presentatrice della televisione negli anni Cinquanta lavorando nei primi programmi sperimentali, tipo Vetrine, rubrica di moda e altro.
Dopo un periodi di assenza dagli schermi tornò a condurre la trasmissione di consigli librari per ragazzi “Avventure in libreria”.
Ricorda in un'intervista (www.illibraio.it/news/storie/morte-elda-lanza-1252179/) che quando andava nelle redazioni dei settimanali fenminili per proporre I suoi racconti incontrò Scerbanenco che le disse: “lei signorina scrive come un uomo, non diventerà mai, per fortuna, un’altra Liala”.
Ha dato vita a una serie di romanzi gialli che hanno per protagonista l’avvocato Max Gilardi.
La terza sorella, ultimo della serie dei romanzi gialli in quanto uscito postumo anche se per pochi giorni, è caratterizzato da atmosfere e stile d'antan, fra baronesse, the delle cinque, passeggiate a cavallo, serate all'opera, arredamenti preziosi, matrimoni interclassisti molto osteggiati dalla vecchia nobiltà di provincia.
Si apre con l'assassinio cruento della baronessa Elena, appartennente a un'antica famiglia nobile della Brianza, novella sposa di un industriale nel settore della moda, figlio di un contadino. Il paese mormora che sia stato un matrimonio d'interesse ma il marito Carlo, prontamente vedovo, rinuncia all'eredità a dimostrazione della sua totale mancanza d'interessi economici nei confronti della compianta sposa. Il paese mormora anche che una delle tre sorelle non è figlia della stessa madre, anche se I documenti attestano il contrario.
Sull'omicidio indaga ufficialmente un commissario di polizia di Como e ufficiosamente, per conto del vedovo, l'avvocato Max Gilardi di Napoli, amico della coppia e testimone alle nozze. La soluzione del caso, sfumata fra responsabilità forse condivise, affonda nei segreti familiari. Fa capolino anche un vicecommissario donna con ruolo piuttosto defilato.
Se non fosse per l'utilizzo di moderni mezzi tecnologici, farebbe pensare a un'ambientazione in stile “telefoni bianchi”. Talvolta I dialoghi fra I vari personaggi sono un po' incongrui con lo svolgimento dell'azione, l'indagine poliziesca è tecnicamente poco verosimile, i personaggi in genere sono dipinti con poche sfumature: o troppo buoni o troppo cattivi. A pagina 150 c'è perfino un errore di ortografia.
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