Questa volta al centro i poliziotti Ghezzi e Carella…
Milano, settembre 2020. “IL sovrintendente Ghezzi è già una sagoma che si allontana, il passo svelto, imbocca il vialone che va verso Porta Garibaldi, una figurina in marcia verso i grattacieli, illuminata da lampioni e fari in movimento, da luci bianche che tagliano tutto con righe dritte, spigoli nella notte.” E’ appena uscito dalla casa del bellimbusto, ricco e viziato autore televisivo Carlo Monterossi, personaggio principale di diverse inchieste dell’autore, a cui ha raccontato un paio di storie che hanno coinvolto lui stesso e l’amico poliziotto Carella.
Che cosa era successo? Qualche settimana prima una visita inaspettata della prostituta Franca ( fossette, fossette…) dopo addirittura trent’anni, la donna di un certo Salina Pietro, ladro di professione, praticamente il suo primo arresto. Ora è sparito da più di una settimana e la “vecchia amica” chiede il suo aiuto per ritrovarlo. Allo stesso tempo il vicequestore Gregori vuole capire che cosa frulla nella testa di Pasquale Carella che gli ha chiesto, cosa mai avvenuta prima, un bel po’ di giorni di vacanza. E non è tutto. Sta frequentando locali notturni poco raccomandabili, gioca grosse somme ai tavoli del Giambellino e gira su auto lussuose. Qualcosa non quadra…Carella è coinvolto dentro un fatto personale, un vecchio conto da regolare con un energumeno magnaccia che diversi anni prima ha mandato all’ospedale una ragazza diventata sua amica. A ciò si aggiunga il clamoroso fatto del giorno, ovvero l’inspiegabile delitto dell’antiquario incensurato Amedeo Crodi, trovato morto a furor di botte nel suo magazzino-laboratorio senza che siano stati portati via denaro e ricchi oggetti.
I due si ritroveranno insieme. Diversi. Tarcisio Ghezzi “poco meno di sessant’anni, poco più di ottantaquattro chili”, prende i malviventi e li porta dal magistrato. Fine. Pasquale Carella, invece, completamente acceso da un sacro furore, è disposto a tutto. Proprio a tutto. “Carella cerca ogni balordo come se gli avesse scopato la fidanzata.” Due casi paralleli che finiranno per convogliare in un’unica indagine.
Praticamente un intreccio di giallo classico, di investigazione con i soliti dubbi e tormenti personali e di giallo d’azione alla hard boiled americana dove non mancano minacce, violenza, scontri, sparatorie in una Milano feroce “tra bar, la mala, strozzinaggio, i gironi infernali di spacciatori, trafficanti, truffatori, uomini di fiducia, boss, galoppini.”
“I cerchi nell’acqua” del titolo rappresentano “una scia di dolore che non è possibile calcolare. Il sassolino nell’acqua ferma produce un cerchio, poi un altro, poi un altro, i cerchi si allargano. Il morto è morto, cazzi suoi, ma il dolore per la sua morte si contagia come una brutta scabbia.” Tra una pausa e l’altra, come sottofondo in casa di Carlo Monterossi, la canzone Memphis in June di Nina Simone.
La scrittura fila via liscia che è un piacere attraverso il volteggiare sinuoso delle parole che si muovono quasi motu proprio intorno ai tratti somatici, agli umori, ai sentimenti dell’animo, ai ricordi, ai momenti di brutale ferocia. Leggerezza, ritmo, che non vuol dire faciloneria espressiva. E’ la forza di una concatenazione verbale in continuo movimento senza perdere in profondità.
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