In 136 pagine Simenon ci regala un piccolo capolavoro. Una storia semplice, insignificante, quasi ridicola che con la sua penna fa diventare la celebrazione dell'amore coniugale.
Un uomo giovane e padre di due bambini piccoli conduce una vita tranquilla, divisa fra il lavoro di impiegato, la vita familiare e qualche sporadica visita all'umile famiglia di origine
Una placida domenica mattina come tante altre, in cui si celebrano i riti sociali della provincia: la messa in cattedrale, l'acquisto del vassoio di paste sempre nella stessa pasticceria, i saluti dati e ricevuti, l'aperitivo al solito caffè sul lungomare, accade qualcosa che rivoluziona la vita del signor Cardinaud.
Al rientro trova la casa deserta, il pranzo bruciato e la bambina piccola affidata temporaneamente ai vicini: la moglie è scomparsa con una importante somma di denaro senza lasciare una riga di spiegazione.
Hubert Cardinaud non ha dubbi su cosa intende fare: rintraccerà la moglie e la riporterò a casa. Una determinazione cieca, ostinata, che genera negli altri rispetto e al tempo stesso commiserazione.
In breve tempo organizza la custodia dei bambini, chiede le ferie anticipate e si mette sulle tracce della donna di cui è innamorato fin da quando era ragazzo. Non gli importa che tutti nella cittadina sappiano della fuga della moglie con un poco di buono, un avventuriero da strapazzo. Ignorando l'umiliazione e la vergogna, inizia la sua indagine personale per individuare il nascondiglio della coppia clandestina.
Con pochi dialoghi spezzati Simenon riesce a descrivere l'incontro fra i due uomini prima e con la moglie dopo. Evidente la volontà di Cardinaud di chiudere una volta per tutte quella parentesi nella loro vita coniugale, anzi di far finta che non sia mai esistita. La donna accetta la fine dell'amore clandestino e il rientro in famiglia. Gli ultimi dialoghi li vendono parlare di quotidianità, di incombenze domestiche, di rapporti da riprendere: nessun guizzo di amore né di passione, solo tranquilla normalità.
Ci si immagina che i due coniugi abbiamo continuato il loro rapporto senza scosse ma anche senza passione.
Il romanzo è stato terminato nel 1941 ma il ritratto della provincia e dei due protagonisti continua ad essere attualissimo.
Qua l'Autore gioca ancora di più di sottrazione, i dialoghi sono spesso non finiti in modo da lasciare la conversazione all'intuizione del lettore, non c'è nessuna spiegazione più del necessario, nessuna riflessione psicologica. Tutto è nell'aria, nei paesaggi, negli sguardi: disegnato con poche e rapide pennellate alla maniera impressionista.
“Come spiegare quello che provava? Il signor Mandine gli aveva rifiutato tremila franchi perché non sapeva; poi, quando aveva saputo, glieli aveva dati con una specie di gioia segreta! Al Bar Vert, dopo tutte quelle ore da quando se n'era andato, probabilmente ridevano ancora di lui. E anche in Lucien aveva avvertito solo una distaccata curiosità” (p. 62,63).
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