"Come la conosciamo, la fiaba è l'elaborazione logica di un originario incantato. La liberazione di una bella dall'orco, l'estrazione di un'idea dal subconscio, la separazione di un metallo dalla roccia non sono opere pie né sono prive di dolore, sono una téchne che imita la creazione divina, e quindi comportano il caos originario, la cosmogonia e il soffio spirituale. Queste sono le tre fasi della via alchemica."
Così scrive Vittorio Sermonti nel suo "Alchimia della fiaba" edito da Lindau. Un interessante saggio che accosta le fiabe alla ricerca alchemica.
Cenerentola e lo zolfo, Biancaneve e l'argento, Cappuccetto rosso e il mercurio… L'autore analizza e confronta le caratteristiche dei metalli e dei processi per lavorarli e modificarli con le trame delle fiabe e le caratteristiche dei personaggi che le popolano.
Interessante anche il capitolo su Hansel e Gretel che rispolvera una storia che fece scalpore negli anni 60 sull'origine della fiaba. Hansel e Gretel erano degli assassini?
Affascinato dalla struttura simbolica della vita e dalle sue leggi eterne e ordinate, Sermonti mette in discussione il metodo scientifico quale unica via di accesso alla verità e rivitalizza il senso della fiaba, intesa come rappresentazione delle strutture profonde dell’Universo, come narrazione allegorica delle attività fondamentali dell’uomo. In questo saggio compie una sorta di «percorso a ritroso», recuperando come termini di confronto i saperi che la scienza ha messo in disparte negli ultimi secoli: la religione e la tradizione popolare, interpretazioni diverse ma coerenti della Natura e della sua sacralità. Il suo intento è quello di dare nuova vita e nuova importanza alle fiabe, rileggendole in un’ottica che, lungi dall’esaurire il loro significato, si propone come guida per quanti vogliano approfondirne lo studio.
Sermonti da molti anni si dedica a una serrata riflessione intorno alla scienza e alla sua pretesa di elaborare la sola spiegazione valida della realtà.
Denunciando la sua presenza sempre più invadente, compie una sorta di «percorso a ritroso», recuperando come termini di confronto i saperi che la scienza ha messo in disparte negli ultimi due secoli: la religione e la tradizione popolare, interpretazioni diverse ma coerenti della Natura e della sua sacralità. Affascinato dalla struttura simbolica della vita, dalle sue leggi eterne e ordinate, Sermonti mette in discussione il metodo scientifico quale unica via di accesso alla verità e rivitalizza il senso della fiaba, intesa come rappresentazione delle strutture profonde dell’Universo, come narrazione allegorica delle attività fondamentali dell’uomo, la caccia e l’agricoltura innanzitutto. In particolare, in quest’opera ormai classica – edita per la prima volta da Rusconi nel 1989 – Sermonti propone un’esegesi chimica (alchemica) di alcune delle fiabe più famose, da Biancaneve a Cappuccetto Rosso, a Cenerentola, e ne svela i significati perduti collegati all’estrazione e lavorazione dei metalli.
Come ha scritto Elémire Zolla, riunendo i fili di miti e simboli appartenenti a varie culture, Sermonti ricerca nelle fiabe «i sempre uguali archetipi della metamorfosi [che] si esprimono via via come luna nera, cava e piena; come pietra grezza, opera chimica e fulgore liberato; come seme, pianta crescente, fiore».
Genetista e scrittore italiano. Dal 1950 presso l’Istituto Superiore di Sanità in Roma, Vittorio Sermonti ha fondato la genetica dei microrganismi produttori di antibiotici e ha presieduto la International Commission for Genetics of Industrial Microorganisms. Nel 1964 vince una cattedra di Genetica e nel 1970-71 presiede l’Associazione Genetica Italiana. Nel 1980 è eletto alla vicepresidenza del XIV Congresso Internazionale di Genetica a Mosca. Lo stesso anno è chiamato alla direzione della Rivista di Biologia (fondata nel 1919). In quel periodo inizia la sua critica allo Scientismo e all’Evoluzionismo darwiniano, che lo isola dall’establishment accademico.Nel 1982 l’Accademia Pontificia lo invita a partecipare a un gruppo di lavoro sull’Evoluzione dei Primati. Nel 1986 è tra i fondatori, a Osaka, del gruppo degli Strutturalisti dinamici, di cui la Rivista di Biologia diviene l’organo. Alla ricerca dei significati non utilitaristi della scienza, indaga e scopre leggi naturali e tecniche chimiche nelle fiabe del focolare. Scrive e rappresenta drammi sui protagonisti della scienza. Nel 2004 riceve il Premio per la Cultura della Vicepresidenza del Consiglio per le sue ricerche e critiche scientifiche. Tra le sue opere ricordiamo: Il Tao della biologia. Saggio sulla comparsa dell’uomo; Le delizie della biologia. Il problema della forma e la retorica del DNA; Una scienza senz’anima; Alchimia della fiaba; La cintura di Perseo. Dal mito della Grande Madre all’alfabeto galattico, tutte edite da Lindau.
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