“- Ho sempre adorato i racconti…. Il cannibale di Cappuccetto Rosso, l’infanticida di Biancaneve, l’orco di Pollicino…. Omicidi ovunque.. E Barbablù, un bel serial killer.. La cosa che più mi piaceva in Barbablù era quella stramaledetta macchia di sangue sulla chiave, che non se ne andava mai. Sfregavano, la lavavano ma quella tornava come un segno di colpevolezza… La storia che porto ha qualcosa di Barbablù. Ci sono 3 macchie di sangue che si cancellano e tornano sempre. Ma solo per chi vuole vederle, come nelle favole.

 

Sotto i venti di Nettuno è il secondo romanzo della serie dedicata a Jean-Baptiste Adamsberg, commissario di polizia della divisione Anticrimine del XIII arrondissement di Parigi. Un capo strampalato e visionario; che aspetta e trova la soluzione senza cercarla. Perché da spalatore di nuvole è capace di “spremere la vita di tutti i giorni per ricavarne piccole follie e rapidi scorci di bellezza stralunata. Adamsberg è uno che legge negli occhi, nelle voci, nei gesti. E per questo suscita invidia e ammirazione nei colleghi. Il suo vice, capitano Danglard, come il barone nel conte di Montecristo, è colto, rigoroso e metodico: perché legge nella logica delle parole. E puntella il capo, come il contrappunto di una melodia.

Questa volta, però, i fatti precipitano. Una ragazza uccisa con 3 ferite di arma da taglio. Tre fori sul ventre. I 3 segni di un tridente. E una storia che ossessione Adamsberg fin da ragazzo: il giudice Fulgence, massiccio corvo solitario, perfido e glaciale come una murena; e 8 omicidi consumati in un arco di quarant’anni; 8 cadaveri con 3 fori allineati; 8 casi chiusi, con colpevoli accertati e incarcerati. Tutti, tranne uno: il fratello di Adamsberg, all’epoca adolescente, scomparso subito dopo l’incriminazione.

Il segno del tridente, emblema e scettro del potere del giudice Fulgence, diventa

un fantasma dalla consistenza reale. Una prova che pone Adamsberg di fronte all’unico avversario di cui temere: se stesso e il proprio passato.

 

Gusto per la narrazione, suspense e curiosità per i personaggi (oltre 30 comparse) si amalgamano sul palcoscenico. Un’attenzione particolare, poi, per l’universo femminile: da poliziotte con il telaio soffice, capaci di trasformare in energia quello che vogliono, a vecchie hacker con orecchini di perle a giovani donne avvenenti, in fuga da chi non ha il coraggio di amarle. In fondo, come afferma Fred Vargas, “un poliziesco è un romanzo di conoscenza. Lo scopo non è punire, ma identificare… Il poliziesco è una favola, nella quale facciamo finta di farci paura”. E con questa favola ambientata fra Parigi e il Québec ammantato di neve, Fred Vargas ci stupisce e cattura in un vortice di emozioni e colpi di scena. La scrittura sapiente, equilibrata e il piacere per i dettagli  hanno fatto di questa archeozoologa schiva e sfuggente, che si firma con pseudonimo, un’autrice da bestseller in Francia e Germania.