Con il commissario Stefania Valenti…
Como e d’intorni a febbraio. Due omicidi nel giro di poco tempo. Un anziano clochard nella vecchia zona industriale con la testa fracassata che sembra essere stato trascinato lì. Un clochard particolare, chiamato il “Professore” dal portamento e dai modi eleganti. E una bella ragazza, Ginevra Bassi, studentessa di diciannove anni, ritrovata senza vita (si scoprirà essere stata soffocata) sul ramo orientale del lago di Como, da un monaco al quale sembra una vera e propria “sposa”.
Due vicende che si intrecceranno inevitabilmente fra di loro (un classico) sulle quali deve indagare la commissaria Stefania Valenti. Una poliziotta vera, dura, ferrea, energica e nello stesso tempo gentile, divorziata dal marito vive con la figlia Camilla e il nuovo compagno Luca. Aiutata dai fedeli Piras e Lucchesi che presentano una loro ben costruita fisionomia. Collaborativa ma anche in contrasto con le alte gerarchie (altro classico).
Andando avanti con energica volontà si scoprono diverse “cosette”. La ragazza era fidanzata ma aveva anche una relazione poco chiara con un uomo molto più anziano. Al dunque viene fermato il fidanzato praticamente senza un alibi, ma non sembra la soluzione giusta, perché la vicenda è davvero complicata: “Si trattava di una partita a scacchi, in cui la mossa vincente poteva risultare, a seconda dei punti di vista, lontanissima o a portata di mano.” Pesano diversi elementi: i rapporti difficili nelle relazioni familiari e amorose, un misterioso testamento con una somma ingente “quantificabile in almeno un milione e mezzo di euro” completamente sparita, i problemi del figlio e del figliastro, quelli inerenti alla ludopatia, certe foto che possono offrire nuovi spunti…
La nostra Stefania Valenti ce la mette tutta alle prese con la figlia Camilla che cresce “ad una velocità impressionante” e con Luca, il compagno, che teme di perdere, sia per il suo notevole impegno di lavoro sia per la differenza di età (fino a quando sarebbe rimasto al suo fianco?). Una storia basata soprattutto sui mille risvolti di una tosta indagine (c’è anche l’amico giornalista a dare una mano) inframezzata da sprazzi di paesaggio (spazi aperti, il lago…) e brevi momenti di relax. Per risolvere il problema bisogna alzare lo sguardo. In alto. Come sempre. In una società dove le differenze ci sono, si vedono e contano.
Alla fine del precedente libro Ombre sul lago, Guanda 2013, avevo scritto “Buona lettura senza urletti di gioia.” Confermo. Un giallo ben confezionato lungo linee, purtroppo, risapute.
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