Narcos è una serie televisiva statunitense-colombiana creata da Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro per Netflix trasmessa dal 2015,
Le prime due serie raccontano dell’ascesa e della caduta di Pablo Escobar e del cartello di Medellín. La terza del subentrato cartello di Cali della famiglia Orejuela e la quarta incentrata sull'origine del cartello messicano di Guadalajara di Miguel Angel Felix Gallardo.
La trama è raccontata principalmente da due punti di vista, quello del boss e quello degli agenti DEA, la Drug Enforcement Administration – agenzia federale antidroga statunitense facente capo al Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti volta a combattere il traffico di sostanze stupefacenti e far rispettare la legge sulle sostanze controllate.
Innanzitutto un' annotazione. Per gli sceneggiatori costruire la serie è stato come si suol dire “vincere facile”.
La vera storia di Pablo Escobar è talmente assurda e bizzarra nello stesso tempo che avranno fatto fatica a scartare del materiale da impiegare negli episodi piuttosto che il contrario.
Escobar è stato un personaggio talmente controverso da catturare subito l’attenzione dello spettatore al primo fotogramma.
Pablo Escobar è interpretato in Narcos da un eccelso Wagner Moura. L’attore brasiliano si cala nel personaggio del boss sia fisicamente che attorialmente e dei recenti interpreti di Escobar, ossia Javier Bardem e Benicio del Toro, senza dimenticare Andrés Parra, è secondo solo a Bardem.
Alcune vicende sono rimaste nella legenda del signore del male, come quando Escobar accettò di costituirsi alla giustizia colombiana, ma di scontare la pena in un carcere da lui stesso costruito o quando invece durante la fuga, per scaldare la figlia che aveva freddo, diede fuoco nel caminetto a due milioni di dollari.
La serie è contraddistinta anche dal fatto che è in buona parte recitata in spagnolo, sottotitolato durante la trasmissione, per mantenere la veridicità dell'ambientazione. Questo se da una parte ne fa apprezzare le capacità degli interpreti, dall’altra richiede molta attenzione allo spettatore.
Altra caratteristica delle 4 stagioni la voce narrante che offre un altro punto di vista allo spettatore. Di Steve Murphy (Boyd Holbrook) nelle prime 2 stagioni e Javier Peña (Pedro Pascal) nella terza. L'ultima rimane invece oscura fino all’ultima puntata di Narcos 4, lasciando presagire possibili scenari di sviluppo di una seconda stagione Messico.
In Narcos 4, ossia Narcos Messico 1, il protagonista è il boss Miguel Ángel Félix Gallardo (Diego Luna) che si è conquistato il campo come il tipico “self made man” partito dal basso da Sinaloa per costruire il più grande impero di droga – prima marijuana, poi cocaina – che il Messico e gli Stati Uniti abbiano mai visto, con base a Guadalajara. Ad ostacolarlo c’è stato l’agente Kiki Camarena (Michael Pena).
Narco 5, o meglio Narcos Messico 2, è “on its way”. La legittima domanda è se ci saranno sviluppi sul boss Miguel Ángel Félix Gallardo e al suo destino. Probabili sviluppi riguarderanno sicuramente Joaquín "El Chapo" Guzmán, interpretato da Alejandro Edda che nella vita reale è stato uno dei maggior narcotrafficanti del Messico.
Concludiamo dicendo che se una critica si può rivolgere in generale a Narcos, è il fatto di aver voluto utilizzare personaggi veri insieme a personaggi verosimili, spesso con un nome di fantasia. Stessa cosa per le vicende narrate, vere e verosimili mischiate insieme in un melting pot che a volte ha rischiato di stridere non poco. Probabilmente sarebbe stato preferibile per non attenersi ai rigidi paletti della realtà, cambiare tutti i nomi e creare una trama verosimile, abbandonandosi completamente tra le braccia confortanti della fiction, che consente qualsiasi tipo di volo pindarico e soluzione narrativa senza obblighi verso la verità delle cose. Il compromesso che è stato scelto di sceneggiare la realtà ha prodotto comunque una serie TV molto interessante, che però lascia una nota di amaro in bocca ai critici più puristi.
Altra notazione riguarda in genere tutte le serie TV incentrate su personaggi controversi come Escobar, ossia il rischio di eternarli oltre quello che già non è accaduto nella vita reale e farli assurgere da efferati criminali a eroi. In effetti Escobar viene ancora visto in Colombia come una sorta di Robin Hood a difesa del ceto povero di Medellin, ma essere stato responsabile della morte di migliaia di persone deve metterlo sotto la giusta luce, cioè quella di uno spietato criminale e terrorista senza alcun scrupolo.
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